foto di Andrea Vagnoni
Sventola la bandiera palestinese sul Comune di Offida (AP). Un gesto fortemente voluto dall’Amministrazione cittadina. “Anche per questo non potevo declinare l’invito che mi avete fatto. E poi mia figlia Miral (che vive in Italia), con me che ancora dovevo capire meglio dove fosse il posto, mi ha detto: ‘Devi andare’”. Rula Jebreal è una giornalista esperta di politica internazionale. Cresciuta a Gerusalemme, la sua vita personale e professionale è stata segnata dall’occupazione militare israeliana. Vive negli Stati Uniti da anni, dove collabora con reti televisive americane, quali CNN e MSNBC, ha scritto (e scrive) per il Washington Post e il New York Times, e ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro. La presentazione del suo libro “Genocidio. Quello che rimane di noi nell’era neo-imperiale” l’ha portata fin da noi a parlare, nonostante piccoli iniziali malfunzionamenti del microfono: “Ah, ma è Italo Bocchino a sabotare!” commenta scherzando subito.

L’occasione è la rassegna Offida CINEMAPERTO, giunta alla sua ventunesima edizione, e dedicata quest’anno alla situazione palestinese, con il titolo ”Palestina mon amour”. L’associazione Blow Up, con il sostegno del Comune, ha voluto coinvolgere realtà attive e interessanti del territorio: il gruppo Piceno per la Palestina, la sezione locale dell’ANPI e noi di Ithaca per la realizzazione di un evento eccezionale. E infatti il territorio ha risposto: già dalle 20 le persone cominciano ad assieparsi, il passaparola è stato travolgente, con 3/400 persone sedute su sedie (qualcuna portata proprio da casa), muretti, per terra e tanti anche in piedi. Ogni età è rappresentata, ma sono i giovani a farla da padroni. Incontro ex studenti a cui ho insegnato in scuole della costa, a Fermo, colleghe di Teramo… Il tema meriterebbe forse ulteriore spazio nella nostra zona, più di quanto si poteva immaginare!

Prima di iniziare la conversazione, moderata dal giornalista di Fanpage Davide Falcioni, ho rivolto il saluto al pubblico, da parte della comunità di ithacaeditoriale.it, e ho voluto sottolineare il ruolo fondamentale del giornalismo a Gaza, dove più di un cronista muore ogni tre giorni in media. Perché raccontare significa opporsi al silenzio. Ed è l’unico modo che noi in questo settore abbiamo per difendere dignità e giustizia. E noi proviamo a farlo, nel nostro piccolo.
Genocidio? – “Insegno alla University of Miami un corso intitolato Persuasion, Propaganda and Genocide. Ho studiato i genocidi: l’Olocausto, la Bosnia, il Ruanda, il Myanmar. Ho imparato a riconoscerne i segni. E i segni sono chiarissimi. E Il genocidio non è iniziato il 7 ottobre 2023. È un processo iniziato nel 1948” parte subito Rula Jebreal.
Infatti, “basta ascoltare la retorica dei politici israeliani. Da anni invocano come soluzione finale della questione palestinese lo sterminio. Nel 2018 è stata approvata la legge sulla cittadinanza, la ‘Nation-State Law’. Stabilisce che in tutto il territorio controllato da Israele, dal Giordano al Mediterraneo, l’unico popolo con diritti di libertà, dignità e autodeterminazione è quello ebraico. È la legge della supremazia etnico-razziale, la stessa ideologia che ha devastato l’Europa nel Novecento”.
Per di più, “quando un parlamentare palestinese contestò questa legge, Smotrich – oggi ministro delle finanze – gli disse: ‘Non abbiamo finito il lavoro nel 1948’. Qual era quel lavoro? Nel 1948 Israele ha cacciato via 750.000 palestinesi, distrutto 500 villaggi, usato fame e bombardamenti per radere al suolo città intere. Questo è un genocidio coloniale. Identico ai modelli australiano e americano, solo che questa volta avviene in mondovisione”.


La (non)reazione occidentale – “Se fosse un altro Stato a bombardare ospedali, scuole, bambini, a bloccare acqua, farmaci, a lasciare neonati marcire nelle incubatrici, o a costringere donne a farsi sterilizzare per non avere più le mestruazioni (in assenza di assorbenti), ci sarebbe qualche dubbio sul definirlo genocidio? Se un altro governo trasmettesse in tv, in prima serata, ministri che dicono ‘uccideremo tutti i bambini di Gaza perché sono i futuri terroristi’, avremmo dubbi? La Convenzione sul genocidio dice che basta il rischio per obbligare gli Stati a intervenire. Nessuno l’ha fatto. Stiamo uccidendo il diritto internazionale. La Germania dice ‘Israele fa il lavoro sporco per noi’. Ma noi chi? I Paesi occidentali hanno creato il diritto internazionale dopo l’Olocausto e ora lo stanno uccidendo. Il genocidio si diffonderà, verrà esportato, perché il metodo funziona”.

La propaganda – “È la copia di quella coloniale: ‘Una terra senza popolo per un popolo senza terra.’ Bugia. Lo dissero gli inglesi in Australia, gli americani contro i nativi. E funziona perché mostrifica un intero popolo, lo disumanizza. Ho letto studi sui testi scolastici israeliani: i palestinesi sono descritti solo come terroristi, nazisti, minacce. Dieci anni fa uscì un documentario con bambini israeliani intervistati: l’insegnante chiede ‘Che faresti se vedessi un arabo?’ e i bambini rispondono ‘Lo picchio, gli sputo, lo ammazzo’. L’insegnante applaudiva”.
E poi “il 9 ottobre sull’emittente pubblica israeliana Kan hanno trasmesso venti bambini che cantavano: ‘Annienteremo tutti a Gaza, non rimarrà più niente.’ Ho mandato il video a miei amici israeliani: erano scioccati. Immaginate se su Rai 1 bambini cantassero ‘Stermineremo tutti’. Questo è il linguaggio quotidiano in Israele”. E poi le balle ripetute dai media occidentali, come la storia dei 40 bambini decapitati – smontata dagli stessi giornalisti israeliani, ma ormai utile alla propaganda.

Immunità – “I soldati IDF si fanno selfie mentre fanno azioni terribili. Non l’ho visto nemmeno in Afghanistan, Iraq, Siria, Ucraina. Perché lo fanno? Perché hanno impunità totale. L’esercito ha lanciato volantini su Gaza: ‘Anche se Gaza sparisce domani, al mondo non importerà nulla.
Il primo ministro israeliano Rabin, l’unico che firmò un accordo di pace, fu assassinato nel 1995 da un estremista israeliano. Oggi il suo assassino è considerato un eroe nazionale, non lui... L’82% degli israeliani, secondo un sondaggio, sostiene l’operazione su Gaza. E i leader sono gli stessi che nel 1994 mostravano manifesti di Rabin vestito da SS, solo perché aveva tentato la via della pace.
Israele è l’unico Stato che processa bambini nei tribunali militari. Bambini di 9, 12, 14 anni. E in Italia acquistiamo tecnologie di sorveglianza da chi compie tutto questo, addestriamo i loro piloti degli F35. Ci sono italiani che combattono ora nell’IDF, la mia proposta è: processiamoli quando torneranno.
Ci vorrebbe una Norimberga qui, proprio qui. Per processare chi commette i crimini e chi li sostiene a tutti i livelli”.

Che fare? – “La soluzione è uno Stato binazionale, come previsto dalla Dichiarazione d’indipendenza israeliana, con uguali diritti, dignità e giustizia sociale. L’apartheid sudafricano è caduto grazie alle sanzioni e alla mobilitazione mondiale. Israele dipende dall’Occidente, come il Sudafrica. Funzionerebbe. Sembra impossibile, ma come diceva Mandela: tutto sembra impossibile finché non accade.
Dobbiamo difendere il diritto internazionale a prescindere da chi siano le vittime e chi siano i carnefici”.

L’attenzione è stata massima, salvo per le interruzioni di chi con forza voleva a tutti i costi applaudire o chi a volte commentava la gravità della situazione più o meno sottovoce. Un boato quando: “Per la seconda volta l’Italia è dalla parte sbagliata della storia, ma non noi!”. Poi, mentre lasciava il palco, ha voluto riprendere il microfono per dire: “Mi date voi l’energia. Qui. Questa comunità. Palestina libera!” per un ultimo commento, fra commozione e rabbia. Intanto la folla si muoveva per avere una dedica sulla propria copia del libro, le 80 presenti al banchetto sono finite in pochi minuti.

Nel buio della serata incombente partiva il film, Miral (2010) diretto da Julian Schnabel, tratto dal romanzo autobiografico “La strada dei fiori di Miral” della stessa Rula Jebreal, che ne ha anche scritto la sceneggiatura. Quasi due ore dopo molti si sono alzati tutti in silenzio, chi con gli occhi lucidi per la vicenda umana della persona sul palco fino a poco tempo prima.

Appuntamento ogni lunedì fino al 28 luglio prossimo con il resto della rassegna!
