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Appalti, affidamento diretto o gare? Ecco i dati

Tra affidamento diretto e gara d’appalto corre una bella differenza. Nel primo caso c’è una ben maggiore discrezionalità nella scelta da parte della Pubblica Amministrazione. Proprio in questo aspetto si possono annidare i problemi fra sprechi, favoritismi o anche vera e propria corruzione. “Questo non vuol dire, naturalmente, che i Comuni che ricorrono maggiormente agli affidamenti diretti siano più corrotti degli altri, ma che un ricorso eccessivo ad essi da parte di un Comune rispetto agli altri può costituire un alert di cui tenere conto e monitorare nel tempo”. Questo viene riportato in un estratto del Rapporto Rating Pubblico dei Comuni capoluogo di provincia.

Sono la metà del campione i Comuni che ricorrono all’affidamento diretto per percentuali comprese tra il 71 e il 96% degli appalti totali. Per 14 di essi la percentuale supera il 90, e comprende Comuni delle diverse aree geografiche e per tutti la valutazione assegnata è quella minimo. Ascoli Piceno e Fermo rientrano entrambi in questa categoria, rispettivamente con il 93% e il 94% di affidamenti diretti sul totale degli appalti. La percentuale media del campione rispetto agli affidamenti diretti è del 78%, comunque elevata.

Questi risultati vanno poi con un secondo indicatore, che verifica gli importi totali degli affidamenti assegnati. Un Comune, infatti, può ricorrere alla procedura di affidamento diretto in percentuale elevata sul totale degli appalti, e comunque restare su un importo complessivo modesto rispetto a quello del totale delle forniture assegnate con gara d’appalto. E viceversa. In questo caso Ascoli Piceno e Fermo sono in buona posizione, rispettivamente con il 24% e il 22% (comunque lontano dallo 0% di Cagliari o il 3% di Bologna). Forse legato all’elevato importo (con relativo obbligo di gara) dei finanziamenti per la ricostruzione dal sisma.

Si analizza poi la ricorrenza degli aggiudicatari, ovvero quante sono le imprese che risultano aggiudicatarie di appalti in affidamento diretto più di una volta nell’anno, contando solo gli affidamenti diretti di importo uguale o superiore a cinquemila euro. In questo caso Ascoli Piceno e Fermo non compaiono né nella parte alta, né nella parte bassa della classifica e quindi probabilmente si trovano entrambi compresi fra il 30 e il 40%.

L’indicatore analizza infine gli affidamenti diretti con importi prossimi alla soglia di 40mila euro, il cui eccesso potrebbe indicare la tendenza di un ente a tenere fittiziamente gli importi sotto quella soglia oltre la quale è necessario ricorrere ad altra procedura. Anche in questo caso per Ascoli Piceno e Fermo siamo nella fascia media, fra il 16,4 e lo 0,8 %, invero abbastanza ampia.

Tutti questi dati sono stati elaborati da Fondazione Etica, che ha misurato la capacità amministrativa dei Comuni capoluogo, analizzando il livello di accountability e di performance di aree come il bilancio, la governance, il personale, i servizi, gli appalti, l’ambiente. L’analisi si è basata sui dati che i Comuni hanno l’obbligo di pubblicare nella sezione Amministrazione Trasparente dei propri siti e si è avvalsa della metodologia del Rating Pubblico, oggi applicabile anche ad altri Paesi europei, grazie al progetto pilota condotto dalla fondazione stessa per la Commissione Europea.

Giorgio Tabani

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