Opinioni

Alla ricerca di un’identità perduta

Il risultato elettorale, abbastanza prevedibile nell’esito finale e meno nelle percentuali delle varie liste, obbliga a delle riflessioni che vanno oltre il mondo della politica tout court.

La profonda crisi della sinistra non può essere riconducibile solo ad un segretario senza carisma che, come il coraggio di Don Abbondio, “se non c’è uno non se lo può dare”. Un segretario peraltro dotato di tante qualità ineccepibili. Nemmeno può dipendere da una campagna elettorale condotta esclusivamente in difesa. Il problema è molto più ampio, complesso e riguarda l’intera sinistra, un termine che ha ancora un senso ma non quello originario. Lasciando da parte l’endemica e autolesionistica vocazione alla divisione, soffermiamoci su cose altrettanto essenziali. Nel 1948 Pietro Nenni commentò la sconfitta della sinistra con la inflazionata frase: “Piazze piene, urne vuote” criticando il movimentismo che sottovalutava la scadenza elettorale. Dopo oltre 70 anni è vero esattamente il contrario: piazze vuote, urne vuote. Per piazze intendiamo il contatto stretto, fisico con la gente, le persone, gli elettori. C’è anche un recente esempio virtuoso: alle regionali del 2019 le Sardine riempirono le piazze e anche le urne furono piene. Ma se non si ha voglia, o capacità, di capire diventa tutto inutile. Fu un miracolo, nella sua etimologia compare stranezza, non destinato a ripetersi.

La sinistra dovrebbe essere consapevole che il mondo è cambiato; dalla conquista delle 40 ore settimanali siamo passati a confrontarci con i robot e l’intelligenza artificiale; con l’analfabetismo di ritorno e l’era del digitale. Al tempo stesso tempo morti sul lavoro e clandestini sfruttati. Se non si ha la capacità di fare questa sintesi non ci sarà futuro.

Venerdì 23 c’è stato Fridays For Future; decine di piazze in Italia erano colme di giovani che manifestavano per il clima. In teoria, insieme a tanti altri diritti lesi, una bandiera di quella che dovrebbe essere la sinistra del terzo millennio. Ma il corto circuito non c’è stato. Troppo lontano il mondo della politica. In esponenziale crescita l’astensione. E allora sì che torna in mente Pietro Nenni quando oggi le piazze e le urne vivono su pianeti diversi.

Maurizio Capponi

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