Culture

Quintana, un corteo fra tradizione e innovazione nell’anno della pandemia

Un corteo della Quintana differente da tutti quelli viste negli ultimi decenni. Costituita da soli 400 figuranti, rispetto agli oltre 1500 partecipanti dell’ultima realizzata, risalente all’agosto 2019, la solenne parata quattrocentesca ammirata nell’edizione in notturna non si può dire che sia apparsa priva del consueto fascino che l’ha sempre caratterizzata. Il rigore, l’attenzione, le suggestioni che i figuranti della rievocazione storica hanno sempre portato con sé nella sfilata c’è stato anche stavolta, solo che è accaduto in un contesto più contenuto, discreto, meno caotico. Anche di spettatori, probabilmente a causa dei nuovi timori di assembramenti successivamente ai contagi successivi alla variante Delta.

Insomma, una passerella in abiti medievali comunque diversa dalle affollatissime rappresentazioni a cui eravamo abituati, di non di certo priva di novità e sorprese, a partire dalla presenza iniziale di due poliziotti della Polizia di Stato e di 18 soldati dell’Esercito Italiano, a cavallo e in alta uniforme, che si aggiungono ai quattro carabinieri già presenti nella precedente edizione. E i sestieri partecipanti, dotati di soli 60 personaggi e preceduti dal popolarissimo Massimiliano Ossini, dal gruppo comunale e dal passaggio dei ridimensionati Castelli, hanno voluto per l’occasione rivedere personalmente la formazione dei propri colori.

Alcuni hanno scelto addirittura di rinunciare alla figura della dama, da sempre simbolo di bellezza e autorevolezza, a favore della partecipazione di personaggi ispirati ad aristocratici ascolani del passato. Come è accaduto per Porta Maggiore e Porta Solestà, sestieri che hanno optato per delle coppie nobili nella sfilata dei loro colori: i neroverdi hanno scelto due figuranti interpretati da due veri coniugi nella vita, Valentino Carosi e Ines Giganti, mirabilmente abbigliati dalla costumista Anna Marini. In particolare, molto apprezzata dal pubblico è stata la presenza della bionda figurante nei panni di nobildonna, bellissima nel suo abito verde e pesca con ricami dorati. Un’altra coppia di personaggi che ha molto colpito il pubblico è stata quella interpretata per Porta Solestà da Marco Moreschini e Cinzia Fabiani. I due figuranti, anche loro marito e moglie nella vita, sono apparsi raggianti nel loro incedere, con l’avvenenza della signora, debuttante di lusso alla Quintana e abbigliata con un accattivante costume dai colori blu e oro che non ha fatto rimpiangere quello delle dame del passato.

Tuttavia, gli altri 4 sestieri, per questa “insolita” edizione in notturna della Quintana, non hanno voluto rinunciare alla bellezza delle singole dame, impreziosendole con albiti sfavillanti. Come nel caso di Porta Romana, che si è affidata a Luigina Bachetti, primadonna austera ma gentile, che si fatta notare per via un costume blu ricchissimo, caratterizzato da ricami un oro, un lungo strascico e un copricapo imponente intarsiato di perle. Porta Tufilla ha puntato invece su una sestierante appassionata, Ilenia Ferri, che per l’occasione ha sfilato con un magnifico abito in doppia tinta rosa e verde acqua, da lei stessa adattato in sartoria. Molto bene anche il passaggio della dama di Sant’Emidio, Chiara Rossi, il cui portamento regale ha potuto giovare dello splendido costume indossato, dai colori rosso, bianco e blu.

E ancora, particolarmente disinvolta la partecipazione di Silvia Cuculli per Piazzarola, estremamente curata e densa di sorrisi, attraverso un costume magenta, oro e verde chiaro, che in quanto a gradimento ha fatto il paio con quello dell’altra apprezzata presenza femminile del sestiere, la giovane Beatrice Fattori, per l’occasione abbigliata in oro e in sella al suo bizzoso cavallo per interpretare Elisabetta Trebbiani, altra figura nobile della storia ascolana. Da notare, infine, le due giovani amazzoni proposte da Solestà, allo scopo di poter proseguire, anche in questa versione “ridotta” e austera, la tradizione che vuole i giovani alla Quintana in sella ad un cavallo, pensando alla storia del capoluogo piceno.

Filippo Ferretti

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