Culture

Libri clandestini – I dodici orologi che raccontano il mondo

Il libro di oggi è uno dei più curiosi che mi sia capitato. Si tratta de “ I dodici orologi che raccontano il mondo”. A scriverlo è un super esperto della materia. L’autore, David Rooney, è uno storico, già responsabile della misurazione del tempo presso l’Osservatorio reale di Greenwich, è membro dell’Antiquarium horogical society e del comitato del Clockmakers’ museum di Londra, il più antico museo al mondo dedicato agli orologi. Insomma uno studioso che unisce un grande competenza in materia doti notevoli di divulgatore. La dote migliore di questo interessante volume è di saper unire una parte scientifica molto avanzata con la capacità di darci una lettura interessante di aneddoti e notizie che possono accontentare chi non abbia un’approfondita conoscenza di linguaggi e conoscenze scientifiche.

Ma quella che mi è sembrata la parte migliore è la profonda riflessione di come la misura del tempo sia uno degli strumenti più importanti che adopera il potere. Questo rapporto inizia dal 263 quando il console Manlio Valerio Massimo mostrò alla folla, fra gli oggetti che facevano parte del bottino della conquista di Catania, il primo strumento per misurare anche a Roma il tempo: un blocco di marmo in cui era stata cesellata una cavità semisferica. Sopra a questa c’era un puntatore o gnomone e le linee scavate nel marmo sulle quali cadeva l’ombra dello gnomone indicavano il tempo. A questa prima meridiana nel giro di qualche anno ne seguirono altre attraverso le quali il potere regolava il tempo del popolo. E da qui, via via con il passare dei secoli, attraverso l’opera dei scienziati e semplici artigiani, si arriva agli orologi atomici di oggi che a bordo di centinaia di satelliti ci danno l’ora esatta fino all’estremo e contemporaneamente attraverso il sistema Gps e simili ci dicono il punto esatto in cui ci troviamo sulla terra. 

Nel corso del libro c’è spazio anche per le opere d’arte come ad esempio il dispiacere per il bombardamento che distrusse nel 1942 lo splendido orologio meccanico di Lubecca, una vera propria meraviglia che era stato realizzato nel 1561 nella grande chiesa di Santa Maria e che oltre l’ora dava anche tutta una serie di informazioni fra cui addirittura il numero dei giorni che in quell’anno intercorrevano fra Natale e martedì grasso. Molto forte anche l’emozione dell’autore nell’osservare, a Siena, la prima raffigurazione, in mano alla Temperanza dipinta da Ambrogio Lorenzetti nel palazzo comunale, di una clessidra. Un piccolo strumento che contrariamente a quanto si crede, è arrivata molto dopo gli orologi ad acqua o pietra.

Fra le curiosità come non inserire il racconto della palla del tempo che si rivelò indispensabile per la navigazione negli oceani in quanto era in grado di fornire l’ora esatta alle navi che stavano per salpare. Un dato questo che era indispensabile per stabilire la latitudine dei vascelli.

Ma la notizia che più mi ha colpito è quella che esiste anche un orologio che abbiamo lasciato ai posteri. Si trova in Giappone ad Osaka: si tratta di un orologio al plutonio che è realizzato per segnare il tempo per i prossimi 5 mila anni. Si tratta di un piccolo oggetto che nel 1970 è stato sepolto, all’interno di una capsula di acciaio inossidabile forma sferica. Potrà essere riportato alla luce solo nel 6970 e i nostri discendenti (sempre che ci siano) troveranno nella sfera anche altri duemila oggetti che daranno, si spera, precise informazioni sulla nostra società.

Giovanni Giacomini

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