Culture

Quando Checchì Fabiani insegnava l’ascolanità

Desiderio di creare un legame forte con la propria famiglia, volontà di conoscere la storia di determinati termini ed espressioni, possibilità di arricchire il proprio linguaggio con espressioni colloquiali. Sono queste alcune delle ragioni per le quali 6 giovani su 10 utilizzano il dialetto e sono incuriositi dalla possibilità di impararlo. Si tratta di un fenomeno ritornato in auge da pochi anni, infatti, solo un decennio fa i dialetti sembravano sull’orlo del tramonto. 

Per questo l’iniziativa di Pietro Pietrzela (QUI l’articolo che Ithaca vi ha dedicato), che la scorsa settimana ha organizzato presso il Giardino Comunale ex Fama di San Giacomo uno spettacolo dal titolo “L’eco del Tronto”, con la rappresentazione di canzoni, filastrocche e poesie recitate in dialetto ascolano, ci è sembrata particolarmente interessante e opportuna.

Feste d’altri tempi

Una quarantina di anni fa, per iniziativa di un gruppo di appassionati, presso lo studio del notaio Caserta, venne registrata “l’Associazione fra gli ascolani”. Lo scopo era di riunirsi ogni sabato pomeriggio presso la sede del Palazzetto Longobardo per dare vita agli episodi dell’ascolanità parlando, strettamente, in dialetto. Chi scrive faceva parte del gruppo.Relatore Checchì Fabiani, profondo conoscitore di tutto ciò riguardava Ascoli. 

Un pomeriggio ci rivolse una domanda: “Conoscete le quattro meraviglie della nostra città?” Nessuno seppe dare una risposta. E allora attaccò: “Li muorte sopra li vive”. Nell’antichità alcuni defunti venivano inumati nelle chiese. A Porta Romana la bara veniva portata a spalla salendo una scala che conduceva su un ballatoio alla fine del quale si scendeva  all’interno della chiesa. Quando avveniva questo rito nella strada sotto il ballatoio transitava la gente perciò i morti si venivano a trovare sopra i vivi.

“Li Ciucce brave”. Universalmente si diceva che chi andava male a scuola era ritenuto un ciuccio. Ebbene, ad Ascoli c’era una famiglia, i Ciucci, i cui cinque figli erano i più bravi delle rispettive scuole. Regolarmente prendevano 10!

La tradizione in maschera

“Lu Chiare truvede”. Normalmente le acque del torrente Chiaro erano limpide ma nella stagione invernale, quando abbondavano piogge e neve, le piene trasformavano l’acqua chiara in colore grigio – terra.
“Li mierghie bianchi”. Nessuno di noi ha mai visto un merlo che non abbia il piumaggio nero. In Ascoli, però, se si va “dietro li mierghie”, sopra al ponte di Porta Cappuccina, trova la sorpresa di mura tutte bianche realizzate con la meravigliosa pietra di travertino rigorosamente bianco.

Poi, accadde l’imprevisto. Dopo una decina d’anni nell’associazione s’infiltrò la politica che decretò, inevitabilmente, la sua morte. Sarebbe bello che qualcuno si facesse carico di riportare a vita l’Associazione per non perdere il valore dell’ascolanità.
Noi ci siamo, chi vuole può contattarci.  

Sandro Conti

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