No, non è un mondo di giovani: perché?

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L’Italia è uno dei Paesi al mondo in cui nascono meno bambini per donna. E, quindi, già non partiamo bene. Ma le province di Ascoli Piceno e Fermo sono messe peggio della media del nostro Paese, del centro Italia e della nostra regione.

E infatti guardiamo anche la distribuzione per fasce d’età della popolazione nei tre centri maggiori della zona. Sempre meno giovani, sempre più vecchi.

La tendenza è generale per il nostro Paese e più accentuata per le nostre zone. Se ne può fare un derby sul chi vince o chi perde di pochi decimali a livello locale oppure si può iniziare ad analizzare le ragioni che ci sono dietro quelle cifre e quelle tendenze.

Tra queste, un ruolo sicuramente rilevante è dato dall’incertezza del mercato del lavoro, in particolare per le fasce giovanili. Il rapporto diretto tra partecipazione femminile al mercato del lavoro e tassi di fecondità è noto: il nostro Paese è tra quelli europei in cui le donne sono meno presenti nel mondo del lavoro retribuito. La precarietà investe la vita di potenziali genitori e li accompagna per un lungo periodo. Gli stipendi spesso non sono sufficienti a garantire una serenità economica.

Tra le cause di tipo strutturale, c’è ovviamente la carenza di servizi per la prima infanzia. Secondo l’Istat solo un quarto dei bambini italiani nella fascia d’età 0-3 ha un luogo di cura alternativo alla famiglia. Ma le inefficienze del sistema proseguono anche dopo i tre anni, fra orari scolastici, distribuzione delle vacanze ad esempio.

Ci sono poi ragioni di tipo culturale: la cura in Italia è ancora una questione femminile. Sono le donne a prendersi cura di casa e famiglia molto più degli uomini e questo avviene in modo ancor più marcato nelle famiglie con figli. Se guardiamo al tempo dedicato alla cura l’Italia è il Paese in Europa in cui lo squilibrio nel tempo a essa dedicato tra uomini e donne, secondo i dati Eurostat, è il più alto.

Spesso si ricorda: in un Paese senza giovani chi pagherà le pensioni? La ragione può anche risultare valida, ma non sarà certo questo a convincere una coppia a mettere al mondo figli. Anche perché, se è vero che cresce la quota di coloro che si definiscono childfree – ovvero che non hanno tra i loro obiettivi di vita la genitorialità – ci sono molte altre coppie che invece la vorrebbero ma non riescono a realizzarla. Il nostro Paese, infatti, più di altri soffre del cosiddetto fertility gap, la differenza tra il numero di figli desiderati e la fecondità realizzata.

Sarà forse venuto il momento di affrontare il problema, a tutti i livelli (e nella sua multidimensionalità).

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