Cambiamento climatico, la riserva naturale Sentina scomparirà?

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Negli ultimi 20 anni l’erosione marina ha ‘cancellato’ circa nove ettari di superficie della Riserva della Sentina, nell’estremità sud-orientale delle Marche; inoltre, fra il 1985 e il 2012 la superficie coperta da dune si è ridotta di oltre l’80%, pari ad una perdita di 40.000 metri quadrati di habitat naturale. I dati derivati dalle foto aeree mostrano un arretramento della linea di costa di oltre 150 metri dagli anni ’60 con un trend di erosione che in alcuni periodi ha toccato la velocità media di 3,3 metri all’anno. Negli ultimi anni, la frequenza e l’intensità delle mareggiate straordinarie sono aumentate a causa del cambiamento climatico.

Queste e altre informazioni nello studio “Metrics for short-term coastal characterization, protection and planning decisions of Sentina Natural Reserve, Italy”, pubblicato su Ocean & Coastal Management da Alessio Acciarri, Carlo Bisci, Gino Cantalamessa, Giorgio Di Pancrazio dell’università di Camerino, Sergio Capucci dell’Enea, Matteo Conti dell’Ispra, Federico Spagnoli ed Emiliana Valentini del Cnr.

Nata il 14 dicembre 2004, la Riserva Naturale Regionale Sentina è la più piccola area protetta marchigiana, ma con una grande valenza ambientale: è un paesaggio di acqua e sabbia che si sviluppa per circa 180 ettari all’interno del Comune di San Benedetto del Tronto, tra l’abitato di Porto d’Ascoli a Nord e il fiume Tronto a Sud. La Sentina è costituita da ambienti unici come cordoni sabbiosi, zone umide retrodunali, e praterie salmastre che ospitano una ricca e peculiare flora ormai scomparsa in quasi tutto il litorale adriatico devastato dall’antropizzazione. Notevole è l’importanza dell’area per l’avifauna migratoria, che trova nella Riserva l’unica possibilità di sosta costiera tra le aree umide del delta del Po e del Gargano.

Secondo i ricercatori, “Al fenomeno dell’erosione costiera si aggiunge anche l’evidenza che il fiume Tronto – che scorre nell’area e segna il confine tra Marche e Abruzzo – non è più in grado di trasportare i quantitativi di sabbia necessari a mantenere in equilibrio il litorale marchigiano, a causa del depauperamento del proprio letto provocato anche delle attività estrattive , con danni all’ecosistema ed arretramento dell’ambiente balneare”.

Al Cnr hanno sottolineato che “partendo dalle evidenze dello studio, le autorità locali hanno iniziato a mettere in campo azioni per mitigare gli effetti dell’erosione nei tratti della costa maggiormente esposti al fenomeno, attraverso il cosiddetto ‘ripascimento morbido’, ovvero dragando i sedimenti dal vicino porto di San Benedetto del Tronto, che è soggetto a periodici processi di insabbiamento”.

Cappucci spiega che “Questo tipo di intervento consente da una parte di garantire la sicurezza della navigazione nel porto e dall’altra di salvaguardare l’habitat della riserva naturale ed è fondamentale per la gestione e lo sviluppo di strategie di protezione della costa. Tuttavia, nel lungo periodo, saranno necessari interventi mirati alla riduzione della pressione antropica sull’area e all’incremento della disponibilità di sabbia”.

A un recente convegno globale focalizzato sulle aree costiere esposte ai cambiamenti globali i ricercatori nel campo botanico-ecologico Luca Bracchetti, Stefano Chelli, Massimiliano Fazzini e Fabio Conti, hanno presentato alcuni dati preoccupanti. Si è osservato che, delle 18 specie vegetali rare oggetto di reintroduzione negli ultimi 10 anni, ben 8 sono a rischio concreto di scomparsa entro pochissimi anni, mentre per 3 specie la reintroduzione è di fatto fallita a causa del repentino arretramento della linea di costa. Persino le zone umide recentemente ripristinate grazie ad un progetto LIFE finanziato dall’Unione Europea potrebbero avere vita breve, così come l’edificio storico “Torre sul Porto” ormai a pochi metri dalla battigia.

La Sentina figura tra le 40 aree costiere italiane a rischio inondazione individuate dall’ENEA nel 2019. Gli esperti prevedono che entro il 2100 gli oceani subiranno un innalzamento compreso tra i 30 cm e il metro mettendo a rischio metropoli e litorali in tutto il mondo, ovvero aree in cui vivono circa centoquindici milioni di persone. Secondo le proiezioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, entro quella data città come Venezia Giacarta rischiano seriamente di finire sott’acqua. Ma già entro il 2050, senza provvedimenti drastici contro il pericolo di inondazioni, l’IPCC segnala danni tra 1.600 e 3.200 miliardi di dollari per 136 grandi città costiere. Tra le più colpite ci sono anche New YorkMumbaiTokyo, Shanghai, Miami, Rotterdam, Città del Capo.

Lo stesso ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, tutto fuorché un ambientalista radicale ha dichiarato: “I mari si innalzano di 20 centimetri rispetto al secolo scorso e si tratta di innalzamento medio. Di questo passo fra 60 anni non avremo più città costiere in Italia, saranno tutte sott’acqua, fra 60-70 anni i bambini che oggi sono a scuola e fanno la prima elementare probabilmente non potranno vivere a Genova, Napoli, Pisa, Livorno, Palermo e dovranno ritirarsi sull’appennino e andare in vacanza sul Baltico”.

Le zone umide della riserva Sentina

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