Siamo sicuri che il Natale sia questo?

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Soli e dispersi in un mondo globalizzato aspettiamo il Natale. Non s’invecchia invano, sono testimone di atmosfere diverse, di Natali scaldati col cuore e senza follia, di gioie autentiche e non di facciata come oggi. Non siamo diversi dal resto dell’anno, siamo gli stessi, senza alcuna consapevolezza della contraddizione che viviamo. Non è supposizione, visione pessimistica o la solita solfa sul Natale consumistico, è la palpabile consistenza del messaggio che portiamo nel cuore, immutato dall’inizio dell’anno, spesso carico di risentimento, rabbie recondite, indifferenza, orgoglio, egoismo, il sentirsi offesi sentendosi sempre in credito. Apparentemente felici, immersi nelle luci e nell’affanno ma obbligati alla felicità. L’ipocrisia di riapparire solo a Natale per gli auguri, indifferenti e non motivati per stare insieme durante tutto l’anno, ma i formali auguri e un regalo sono d’obbligo, perché si sa “a Natale siamo tutti più buoni”.

Questa usanza ipocrita di dover fare per forza i regali è costume di una società decadente al quale abbiamo obbedito quasi tutti, e al sentimento, alla spiritualità e al significato abbiamo sostituito il formale e l’apparenza. Dover fare regali oggi non è tradizione, né gesto d’affetto quando non se ne avrebbe assolutamente alcuna voglia o semplicemente non si hanno soldi da buttar via. Magari con quei soldi preferiremmo semplicemente fare altro piuttosto che ipocriti regali a destra e a manca. Regali inutili.

Siamo in piena pandemia e le povertà sono aumentate, lo sa bene chi opera nella solidarietà e contribuisce a sollevare di un poco le tristi condizioni umane, invece di sostare sui social a dispensare saggezze non vissute e insignificanti. Le solitudini sono tante e di varia natura, si è soli anche in famiglia. Il Natale, festa dell’amore familiare, di coppia e festa degli affetti conviviali per molti si tramuta in un autentico incubo. C’è molto dolore in giro, emarginati ovunque, vittime della cultura dello scarto. Luci, canti, acquisti, sorrisi, formali auguri forzati e obbligati, buonismo, cene e panettoni, soldi sperperati e…la depressione è diventata il male del secolo, da quando Dio è morto ed il cielo è vuoto. Il più bel regalo a Natale è la solidarietà. Fosse anche solo per il vicino di casa, per chi è solo, per chi ha perso la speranza, nella malattia e nella solitudine. Non ci sono gesti eclatanti da fare.

Il mondo ci presenta il Natale della stupidità e del consumo, le uniche parole sensate e universali che io riconosca nella babele dei potenti della Terra sono quelle del Papa Francesco che non è il Papa dei bigotti ma il papa di tutti. Uomo della coerenza, del significato, degli ultimi, dell’Amore vero.

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