Come era facile prevedere, l’imperversare nel mondo del pallone del Covid ha costretto i “soloni” del calcio nazionale a fare retromarcia sulla folle decisione, presa a suo tempo, di non bloccare i campionati, come invece sarebbe stato opportuno. Addirittura, cedendo alle forti pressioni dei vari club, è stata concessa la presenza del pubblico sugli spalti degli stadi per una capienza pari al 75% dell’impianto. Adesso siamo arrivati alla resa dei conti.
Il torneo cadetto si fermerà per quasi venti giorni, per poi programmare l’ultima partita del girone d’andata e la prima di quello di ritorno per il 15 gennaio (Ternana – Ascoli) ed il 22, sempre dello stesso mese, quando al “Marulla” si giocherà Cosenza – Ascoli. La situazione del bollettino medico delle varie società si presenta drammatica. Basti soltanto citare quelle della Spal dove sono venti, fra giocatori ed addetti ai lavori, i componenti alle prese con il Covid. Per altre società il numero dei giocatori infettati è meno preoccupante ma pur sempre a rischio.
Meno preoccupante, invece, la situazione in casa Ascoli, dove si conta un solo giocatore colpito dal virus, per fortuna non in maniera significativa. Resta il fatto che, in ossequio al “Dio danaro”, la salute dei giocatori ed ancor più quella delle persone che si recano allo stadio, ammassati l’uno vicino all’altro, viene messa in forte pericolo. Confermando così che non sia assolutamente vero affermare che prima viene la salute, poi tutto il resto. Il circo non si può fermare ma deve proseguire a qualsiasi costo anche mettendo a rischio la vita delle persone.