prof. Pitoni

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C’è un verbo un po’ strano nel dialetto ascolano, direi anche evocativo nella sua evidente onomatopea, ed è la parola ZURRIARE. Cioè, che cosa fa esattamente quille che va zurrienne?

Zurrià, o anche zerrià, significa dedicarsi ad una attività deambulatoria apparentemente slegata da scopi pratici. Il verbo è destinato principalmente a una certa gioventù che gira senza apparente scopo, vive la notte, affronta la giornata con sana fisicità non necessariamente legata a una finalizzazione pratica.

Zurria il ragazzotto intorno a coetanee dai femori polputi, zurriano – per inevitabile contrappasso – le ragazzine nei dintorni del palestrato piuttosto iposenziente. E se non fosse così, ovvero se l’interesse verso l’altra persona fosse maggiormente fondato su valori mediamente condivisi, non si parlerebbe di zurriare ma di dedicarsi, che è attività ben diversa.

Pare elemento fondante della zurriata la fatuità del motivo, ma anche la dinamicità del movimento: lo zurriatore ha infatti una movenza piuttosto veloce, dovendo rattorniare (altro verbo ascolano molto significativo, significa circoscrivere con la sua presenza) il suo punto di interesse, sia esso una persona o una situazione o un evento.

Zurria quindi la gioventù dalle parti del locale alla moda, zurriano gli adolescenti intorno alla ragazzotta evidentemente esperenziata, zurria il buongustaio intorno agli stand estivi del Fritto Misto assaggiando questo e quello, zurriano, infine, i motorini nella canicola estiva ascolana.

Zurriano anche i bambini, sapete quelli ipercinetici che li dive ttaccà a ‘nu pié de tavelì pe’ falli sta firme: e zurriano per strada, in giardino, intorno al cestino delle caramelle, intorno al postino per vedere se c’è qualcosa per la propria famiglia.

Dal punto di vista etimologico come non citare – dicevamo –  l’onomatopea, che deriva direttamente dal verso di taluni insetti (tipicamente le api  ma anche i mosconi) che ronzano intorno alla nostra testa, o alla nostra tavola: zzzzz…. zurriano. 

E come tante vespe, o come mosconi, i ragazzi zurriano senza apparente costrutto intorno a calamitanti interessi comuni. Ma potremmo sbagliare, magari uno scopo c’è. Ed è quello che con lo zurriare si conosce il mondo, e con esso la vastità della sua bellezza. 

Poi, quando incontri la cosa giusta, magari, non zurrii più. 

Ci vediamo al prossimo articolo e mi raccomando: nne iete troppe zerrienne, che la benzina costa e gli sceicchi nen po’ sta p’u ride.

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