Eutanasia, vicino il traguardo delle 500mila firme

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Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole ‘la reclusione da sei a quindici anni.’; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole ‘Si applicano’?

Questo il quesito ufficiale del referendum per l’eutanasia legale promosso dall’Associazione Luca Coscioni. La campagna è partita a inizio giugno e ha già raccolto quasi 400mila firme: ne mancano 100mila per l’obiettivo da raggiungere entro fine settembre. Tante le difficoltà che sono state incontrate, ma il successo è il risultato dell’impegno di tantissimi volontari e volontarie, circa 12mila in tutta Italia. Grande affollamento ai banchetti, con centinaia e centinaia di firme ognuno, anche nella nostra zona: sia nel fermano sia nel piceno.

La raccolta firme ad Ascoli Piceno, un banchetto durante la Notte Bianca del 10 agosto

Il termine “eutanasia” non compare nelle leggi italiane e attualmente la realizzazione di ciò che comunemente si intende per eutanasia attiva è vietata dal nostro ordinamento. Sia nella versione diretta, in cui è il medico a somministrare il farmaco che procura la morte alla persona che ne faccia richiesta (art. 579 c.p. omicidio del consenziente), sia nella versione indiretta, in cui il soggetto agente prepara il farmaco che viene assunto in modo autonomo dalla persona (art. 580 c.p. istigazione e aiuto al suicidio).

La Corte costituzionale recentemente ha stabilito che l’aiuto al suicidio (art. 580 del Codice penale) non è punibile nel caso in cui la persona che lo richiede sia affetta da patologia irreversibile, capace di autodeterminarsi e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Tutte le altre persone con patologie irreversibili che comportano dolori intollerabili, ma che non dipendono da trattamenti sanitari vitali, e i pazienti impossibilitati ad assumere autonomamente un farmaco non hanno la possibilità di scegliere, e di chiedere aiuto medico attivo per la morte volontaria.

Per tanti cittadini e cittadine si tratta di una battaglia di civiltà, che dia finalmente la libertà di decidere a tutti, non solo a coloro che, sostenuti da famiglie e amici, possono impegnare decine di migliaia di euro per andare a praticare l’eutanasia all’estero, quando invece potrebbero (e dovrebbero) restare in Italia. Questo tema, nonostante le tante promesse e le tante proposte, non è stato mai risolto dal Parlamento. E questo nonostante sempre la Corte Costituzionale abbia chiesto una legge ai legislatori italiani, entro settembre 2019, in grado di colmare il vuoto di tutele costituzionali che attualmente normano il diritto al suicidio assistito.

Nessuno dei grandi partiti italiani ha aderito ufficialmente a livello nazionale, ma molti esponenti politici e della società civile hanno già firmato. Anche dal punto di vista mediatico, la copertura della raccolta firme è molto deficitaria. Eppure questa campagna è già storica, perché dopo una lunghissima e dura battaglia sarà anche la prima volta in cui si potranno raccogliere firme online.

La novità è arrivata con l’emendamento approvato nei giorni scorsi all’unanimità dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera per la raccolta firme del referendum online tramite identità digitale (Spid) e carta d’identità elettronica. Con i due sistemi identificativi ogni cittadino da ora in poi potrà aderire ai referendum senza doversi necessariamente recare di persona presso ai banchetti.

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