La Libreria Prosperi è ad Ascoli Piceno da quasi settant’anni. Dal 2010 la nuova gestione ne ha rinnovato i locali e la fisionomia. Ad accoglierci in un soleggiato pomeriggio primaverile c’è Daniele, il titolare, che dopo aver lasciato come sempre la sua bicicletta a destra dell’ingresso, ci ha spalancato le porte di questo piccolo paradiso per i bibliofili. Saliamo sul soppalco, fra pareti foderate di libri, poster che penzolano dall’alto e poi ancora quadri, stampe, fotografie. Ci accomodiamo su un divanetto.
Partiamo dall’inizio, come sei diventato libraio?
“Il mio interesse per questo mondo nasce nel 2009. Avevo appena terminato un’esperienza lavorativa nei musei civici di Ascoli e per un anno ho cercato altri lavori, nel frattempo ho iniziato a leggere alcuni libri di grandi librai italiani su come aprire una libreria. In quel periodo un’amica che lavorava da anni per questa libreria mi informò che la proprietaria, l’ultima Prosperi, era decisa a vendere o a chiudere l’attività. Insieme valutammo la possibilità di acquistarla e… l’abbiamo fatto. Io e Valentina, questa mia amica, l’abbiamo gestita insieme fino al 2013-14, poi lei è tornata a Roma. Prima la libreria era diversa da come appare oggi, perché era indirizzata all’editoria tecnica e professionale (avvocati, commercialisti, settore concorsi ecc.). Quando l’abbiamo rilevata abbiamo deciso di tenere quel settore, per il quale era un riferimento in zona, potenziando al contempo quello che era il settore generalista, la cosiddetta editoria varia. Suddividemmo gli spazi a metà fra i due settori e così rimase tutto fino al 2014. Rimasto solo, infatti, decisi di dividere gli spazi con la Bottega di Commercio Equo, che aveva un piccolo spazio vendita qui ad Ascoli”.
Oggi però sei di nuovo da solo.
“L’obiettivo era dividere le spese vive, con la prospettiva di unire le due clientele… Ma quel periodo è stato duro: la crisi del 2008 arriva ad Ascoli con qualche anno di ritardo, ma si fa sentire. Nel 2016 arriva il terremoto, infine la pandemia. Nel 2020 loro decidono di chiudere e da quel giugno resto di nuovo da solo. La collaborazione aveva funzionato, in ogni caso, e oggi alcuni clienti dell’equo e solidale sono rimasti anche dopo la chiusura della Bottega. Però oltre ai momenti finali (speriamo) della pandemia oggi ci troviamo a vivere gli effetti della guerra in Ucraina. Sembra quasi che ogni volta che inizia una ripartenza per l’attività, ma anche per la città, arriva qualcosa di devastante (a livello locale o nazionale). Però noi teniamo botta, nonostante tutto”.
L’offerta di libri nel frattempo è cambiata?
“Sì, dal 2015 ho cominciato a dare sempre più spazio alla piccola e media editoria indipendente. Era un interesse che avevo già, quello era poi un periodo particolarmente fecondo in cui molte di queste realtà nascevano. Questo settore mi ha aperto un mondo di rapporti professionali e umani sia con gli editori stessi che con gli autori. La caratteristica di questa editoria è che fa scouting letterario: scopre e investe nei talenti, seppur sconosciuti. Perché i grandi non lo fanno? Perché è comodo far rischiare i fragili editori più piccoli e poi quando un autore funziona fargli offerte economiche impossibili da rifiutare. Una stortura del mercato, quindi, ma anche il motivo della vitalità dell’editoria indipendente. Avevo osservato poi, peraltro, che l’editoria tecnica e professionale stava vivendo una battuta d’arresto, legata a vari fattori: un po’ la crisi che si rifletteva anche sui professionisti e poi l’aspetto tecnologico, con l’editoria online che pesava molto di più su questo settore. Ed oggi, come vedi, ci sono ancora alcuni volumi tecnici, ma relegati qui al piano di sopra, e per il resto regnano i testi della piccola e media editoria, da me scelti, con molta narrativa e saggistica varia (con un ampio settore dedicato all’arte); poi ovviamente su ordinazione lavoriamo su tutto”.
Come scegli i libri da proporre?
“Io nasco amante della lettura ma… al 90% leggevo di poesia, un genere che non ha molta fortuna. Poi quando ho aperto l’attività ho iniziato a leggere molta più narrativa. Tendenzialmente cerco di coprire tutte le aree geografiche (dall’Africa alle Americhe, dall’Europa all’Asia), anche perché il nostro Paese ha storicamente grandi scuole di traduzione da valorizzare. Oltre che approcciare realtà geografiche varie, mi piace privilegiare editori che riscoprono autori dimenticati o che in Italia proprio non sono mai arrivati. La nicchia suscita curiosità non perché si tratti sempre di capolavori, ma perché ti dà un punto di vista diverso. Non dimentico poi i più piccoli, dai libri illustrati fino ai primi libri di lettura. Dati gli spazi ridotti, c’è meno spazio per la narrativa di genere, anche se ad esempio sto potenziando lo spazio fantascienza. In generale però la suddivisione per generi è abbastanza in crisi, i generi ormai si mescolano e restano più per far muovere il lettore fra gli scaffali che altro. Una distribuzione forse più adatta è proprio per editore, in quanto la tipologia che ciascuno tratta tende a specializzarsi. C’è chi fa narrativa più sperimentale, un altra che riscopre la narrativa di inizio ‘900, un altro che si concentra sulla narrativa sudamericana e così via. La fisionomia è molto chiara e riconoscibile, cosa che si perde nella grande editoria che ha ottimi cataloghi ma troppo vasti ed eterogenei”.
Vedo anche alcune riviste.
“Ultimamente mi sono aperto molto alle riviste indipendenti, di ambiti molto vari: dalla politica alla filosofia, dall’arte all’attualità, fino alla grafica. Per fare qualche nome: Menelique, L’asino, La chiave di Sofia, Linkiesta (nei numeri cartacei anche in collaborazione con il New York Times) ecc. Mi fa piacere poi che alcune siano riviste online che ora sono diventate anche cartacee. Si tratta di un settore dove escono cose molto interessanti”.
L’editoria locale invece?
“Chi si occupa del territorio ha tendenzialmente (purtroppo) un’età molto alta e quindi questa libreria non la tiene in considerazione. Poi nell’editoria locale se non è l’autore a portare libri diventa tutto molto complesso. Però bisogna dire che stanno nascendo o si stanno rafforzando degli editori. Io al momento ho qualche libro di storia locale e di narrativa locale, inoltre bisogna dire che Rinascita, l’altra libreria presente in centro, ha ad esempio una propria casa editrice, quindi i legami sono forzatamente diversi”.
Cosa mi dici della tua clientela?
“La sua tipologia è cambiata nel tempo, evolvendo in base all’offerta di libri. L’età media era dai 40 in su con l’editoria tecnica e professionale; poi è scesa sui 30. E di recente ho visto molti giovanissimi, complice anche la 18App (ma bisogna dire che sono molto di più i professori a spendere). Bisogna sottolineare che Ascoli è molto lenta nel percepire i cambiamenti, però il fatto di proporre libri pubblicati da piccoli e medi editori ha incuriosito. Non è che questi editori siano assenti altrove, ma sono relegati in posti talmente nascosti da risultare invisibili. Certo, presentare questi ha anche la conseguenza di lasciare un po’ spiazzato il cliente, che non trova pubblicazioni Feltrinelli, Mondadori ecc. Però tutti percepiscono immediatamente la differenza con una libreria mainstream: qui si viene a scoprire, con la guida del libraio. Domande, consigli e interazioni sono essenziali, almeno all’inizio, in quanto si tratta di editori e autori poco o per niente noti. Si tratta di un rapporto lettore-libraio basato sulla fiducia. Pian piano quindi mi sono creato la mia clientela e poi bisogna dire che sono anni che la piccola e media editoria tra fiere, festival e iniziative varie si sta costruendo un suo pubblico che punta alla qualità e non alla quantità, che cerca pubblicazioni più curate, anche dal punto di vista grafico, e che vuole essere più attivamente coinvolta”.
Per la pandemia hai messo in campo iniziative particolari?
“Sì, ho attivato praticamente da subito la consegna a domicilio. Ho lavorato quindi anche durante il momento più duro del lockdown, in cui accumulavo ordini per garantire una consegna a settimana circa. Come librerie abbiamo avuto la fortuna di riaprire già ad aprile 2020 e lì avevamo una certa affluenza, anche perché poteva essere una scusa per uscire di casa. La grande paura, per me, è sempre stata di sparire per la mia clientela, perdere completamente l’abitudine di passare in libreria”.
E prima della pandemia che iniziative realizzavi?
“Oltre alla lettura, l’arte è da sempre la mia passione e d’altronde sono laureato in Conservazione dei beni culturali, indirizzo arte contemporanea. Una delle ragioni che ci convinsero all’epoca dell’acquisto dell’attività fu la presenza di uno spazio seminterrato, un’ampia sala per presentazioni di libri e mostre d’arte (performance, fotografia, pittura ecc.). Ti dirò che in passato erano più le mostre che le presentazioni. C’era un ottimo riscontro, si alternavano artisti locali e nazionali. Collaboravo con Casa Sponge, di Giovanni Gaggia a Mezzanotte di Pergola proprio per la valorizzazione dell’arte contemporanea al di fuori dei circuiti tradizionali. Bisogna dire, anche qui, che ad Ascoli non ci sono gallerie d’arte, manca un pubblico…”.
E in questo periodo hai ripreso a organizzare eventi?
“Già dallo scorso anno abbiamo ricominciato, ma li abbiamo spostati all’esterno nella piazzetta. Quest’anno continuiamo all’esterno, non solo per il Covid ma proprio perché si riescono a coinvolgere più persone. Lo spazio seminterrato diventa quindi il piano B in caso di pioggia. Attualmente collaboriamo con La Birretta per far rivivere la piazzetta [largo Crivelli, ndr] con le famiglie la domenica mattina, l’altra domenica è venuta la nota illustratrice Giulia Pintus: ha presentato i suoi libri, ha parlato del suo lavoro e si è fermata per il firmacopie; poi per i bimbi c’era l’animatrice e infine il brunch. Nonostante il tempo incerto c’è stata una buona affluenza e replicheremo il 24 con un altro libro per bimbi e un laboratorio di disegno sempre per loro. Gli incontri che riguardano i libri per adulti sono previsti tutti i fine settimana di maggio: spazieranno dalla narrativa alla filosofia fino alla poesia e penso di farli anche durante l’estate, magari per tutto giugno. Una novità è il gruppo di lettura, ogni terzo giovedì del mese. I partecipanti sono 10 e dopo i primi incontri online ci siamo visti in presenza, ma l’online ci è comunque stato utile per collegarci ora con il traduttore, ora con l’autrice. Infine vorrei riprendere i corsi di scrittura, credo siano molto utili anche soltanto per poter entrare a fondo all’interno della scrittura di un autore”.
Ho notato che sei molto presente sui social.
“Vero, nel mio pubblico c’è chi conosce il catalogo, gli autori, gli eventi proprio grazie ai canali social degli editori, degli scrittori e delle librerie oltre che degli influencer specializzati. Ero scettico su Instagram, per dire, ma poi su suggerimento di amici sono entrato e ho trovato tutta una nicchia dedicata ai libri: si tratta di un mezzo eccezionale. Non ho chissà quanti follower, però ho visto la differenza: ad esempio durante l’estate o i periodi di festa vengono persone da fuori che mi conoscono già grazie ai social. E poi è un circolo virtuoso con il singolo editore e il singolo autore che ti ripostano tu riposti loro e così via”.
Ti occupi di tutto tu?
“Sì, non ho seguito corsi particolari. Dai social all’amministrazione, dalla contabilità agli ordini, dagli eventi alla gestione della clientela. La mia è una piccola realtà e devi davvero saper fare di tutto. Ho fatto anch’io i miei errori e da lì ho imparato. Magari se avessi fatto una buona formazione settoriale li avrei evitati, chissà. Comunque capisco chi li frequenta, il nostro è un micromondo complesso. Da soli è difficile anche perché non sai con chi confrontarti. Comunque, in prospettiva, mi piacerebbe essere affiancato, anche solo per la gestione degli eventi. Finché non potrò permettermelo, però, mi toccherà fare per conto mio (non concepisco il lavoro gratuito, essendoci passato in passate esperienze)”.
Le librerie fisiche sono in crisi dal tuo osservatorio?
“Nell’editoria professionale e tecnica il libro cartaceo sì, soppiantato dall’online anche grazie a politiche aggressive di sconto oggi finalmente vietate. Nella varia invece l’online colpisce le librerie tradizionali in quanto i grandi editori e i grandi autori le bypassano,: il pubblico non ha bisogno di loro per conoscerli. Se sei un lettore forte poi acquisti da tutti i canali fisici e online. Io poi faccio parte di un ecommerce di librerie indipendenti, Bookdealer, in cui ordini normalmente ma facendo riferimento a una libreria e poi ritiri lì o a casa (anche tramite corriere se non sei in zona). Certo poi il cartaceo vive le difficoltà dovute ai costi energetici, ai costi della carta… che già si sono notati nel periodo natalizio. Però l’oggetto libro non morirà, anzi vive nuova vita con i piccoli e medi editori che mettono un surplus di cura nella grafica, nella personalizzazione”.
Come la vedi la situazione culturale della nostra città?
“Il terremoto ha dato il là a una certa desertificazione con lo spopolamento temporaneo, che in molti casi è diventato definitivo. Poi il covid ora la guerra. La cultura però ad Ascoli stenta da sempre… Faccio un esempio personale, che fa capire molto bene la situazione. Qualche anno fa avevamo un’associazione e provammo a organizzare un festival di poesia e arti visive. L’assessore alla Cultura dell’epoca ci gelò: ‘Agli ascolani non interessa’. Ecco, magari sarà pure vero ma se non provi mai come fai a saperlo? Quello che manca è una progettazione attenta e poi la sua realizzazione, che deve essere necessariamente nel tempo. Se propongo qualcosa di nuovo non posso pretendere che abbia successo subito, devo crederci, devo sostenerlo uno, due, tre anni. Però certo, ci vuole alla base un progetto organico e valido. La Quintana non è l’unica giostra cavalleresca in Italia. Però le Istituzioni ci investono da sempre, ci credono, ci puntano e i risultati ci sono. Perché non adottare lo stesso modello anche altrove?”.