PACS, scopri i dettagli del nuovo polo e parco culturale di Ascoli Piceno

Negli spazi dell’ex Caserma Umberto I in corso Mazzini nasce il PACS – Parco dell’Arte, della Cultura e delle attività Sociali: un progetto affidato a Frida Art Academy che trasforma 4000 mq abbandonati in spazi di insegnamento, produzione, esposizione artistica e poi palchi, orti, aree picnic, aree eventi. Un luogo aperto alla città. “Qui costruiamo bellezza, serenità e futuro”, dice il direttore Zeno Rossi

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Viviamo tempi difficili, a livello mondiale. PACS, pax, pace: questo vuol intendere l’acronimo che abbiamo scelto. Il messaggio che voglio lanciare è: ‘L’odio si combatte solo con la cultura”. Zeno Rossi, il poliedrico e instancabile (“ho dormito un’oretta su quell’amaca, ne metteremo altre presto!”) direttore di Frida Art Academy, ha esordito così, con queste parole che hanno il sapore di un manifesto, all’inaugurazione del PACS – Parco dell’Arte, della Cultura e delle attività Sociali di Ascoli Piceno.

Zeno Rossi

Era tarda mattina, il sole già scaldava le pietre dell’ex Caserma Umberto I (prima ancora convento di Santa Maria delle vergini) e ovunque la presenza delle istituzioni, sorrisi ampi e strette di mano: assessori, sottosegretari, ufficiali, tecnici, volontari.  C’erano davvero tutti: Alessandra dal Verme, direttore dell’Agenzia del Demanio, che ha parlato di spazi in disuso restituiti alla comunità come centri di cultura e relazioni; Lucia Albano, sottosegretario al MEF (in collegamento), che ha definito l’affidamento dell’ex caserma un fulcro di impegno sociale; il senatore Guido Castelli, commissario straordinario alla Ricostruzione, che ha ribadito la necessità di pianificare la rinascita dei territori con collaborazione istituzionale; Marco Fioravanti, il sindaco, che ha parlato di Ascoli come di una città che riparte anche grazie all’arte. Accanto a loro il Prof. Emanuele Tondi dell’Università di Camerino e il Prof. Gianluigi Mondaini dell’Università Politecnica delle Marche.

Il taglio del nastro con le autorià presenti

E il gran finale con il protagonista, Zeno Rossi appunto. “Dopo anni di abbandono torna alla vita uno dei punti cospicui, uno dei punti identitari del centro storico della città. Finché era chiuso, finché non tornava alla comunità, aveva perso la sua identità. E anche noi avevamo perso una parte della nostra identità, che è intimamente legata anche agli spazi che viviamo”. L’Agenzia del Demanio ha affidato a Frida in uso temporaneo (in attesa della sua completa riqualificazione) il grande giardino e alcune stanze di pregio dello storico edificio per farne un polo e parco culturale.

(foto Agenzia del Demanio)

E, mentre la mattina era riservata alle autorità, è nel pomeriggio che il PACS ha mostrato la sua vera anima. Ho passeggiato con Zeno come guida tra i 4000 mq di spazi trasformati: famiglie, bambini che giocavano, anziani seduti all’ombra, giovani coppie, un sottofondo musicale lieve e le olive fritte all’ascolana che arrivavano per un aperitivo, prima della pizzata serale (e da bere per tutti!). In molti si fermavano per ringraziarlo. “Sono estasiato, ha un potenziale enorme… non me l’aspettavo”, ha detto uno. E quando, uscendo, due famiglie in bici mi hanno chiesto se fosse aperto e io ho risposto che da domani lo sarà tutti i giorni (tranne domenica e lunedì), stentavano a crederci.

La piantina degli spazi

Qui si trasferiranno le attività di Frida Art Academy e del Frida Museum. “Noi copriamo tutte le fasi – sottolinea Zeno – didattica, realizzazione ed esposizione dell’arte, di tutte le arti. Ed è proprio questa la visione che portiamo anche nei tavoli di co-progettazione per l’ex area Carbon a cui partecipiamo: l’arte come strumento di crescita culturale e sociale”.

Questo è il mio ufficio”, aggiunge entrando negli spazi interni. Ovunque appese o appoggiate le opere del Frida Museum, firmate quasi esclusivamente da artisti ascolani o legati al territorio. Poi, in un’altra sala, mi indica un divano con tastiere senza fili davanti a un grande schermo per le ricerche online dei ragazzi dell’accademia, con fibra gratuita. Più in là una postazione certificata Meet permette di fare videoconferenze o lezioni da remoto. “Così le nostre lezioni umanistiche possono essere seguite in tutto il mondo”. Mi mostra un altro angolo, la biblioteca del libro d’arte, con divano per sedersi e leggere. “Tutte le stanze sono sia espositive che didattiche – spiega – l’idea è far lavorare i ragazzi nella prossimità dell’arte. È fondamentale”.

(foto Agenzia del Demanio)

In un’altra spazio c’è l’angolo di posa, con la modella e il cerchio di cavalletti pronti.
Poi due grandi tavoli corali: “Si lavora in piedi e insieme. Qui faremo illustrazione botanica e implementazione arte infantile”.
In un’altra stanza nascerà la scuola di ceramica contemporanea, con forno che verrà installato per cuocere l’argilla dopo averla modellata e avere la terracotta da decorare in seguito.
L’ultima sezione è dedicata a Frigidaire, omaggio alla storica rivista con cui Frida collabora.
Infine mi mostra una parete attrezzata: illuminazione, mixer audio, casse, attrezzi di ogni tipo. “Sembra stupido, ma è importante. I ragazzi prendono e riportano liberamente tutto quello che gli occorre”.

Qui al PACS vogliamo sviluppare la frequentazione delle persone”, mi spiega Zeno mentre usciamo. E mi indica due palchi: uno grande per arti teatrali e concerti jazz, uno ridotto per stand up comedy, presentazioni di libri e piccoli eventi. Tutt’intorno ci saranno sculture. Ci sono panchine ovunque, una vasca coi pesci rossi e due gattini che girano curiosi. “Vorrei sviluppare il concetto di avere animali presenti. Probabilmente metteremo delle specie avicole ornamentali.”, mi confida. 
Mi porta nell’area picnic, ombreggiata, fresca, con poco distanti anche panchine-contenitore che custodiscono giochi per bambini, al momento palloni. Nel prato centrale degli alberi: “È un grande atto di fiducia piantare qualcosa che non vedrai compiuto – riflette Zeno – qui abbiamo piantato un Ginkgo e due gelsi, tutti alberi con una storia legata alla nostra città”.

Mi mostra il giardino d’inverno, ora con peonie, piante officinali e agrumi. Poi in un altro spazio coperto basilici: da Cuba, alla liquirizia, al limone, ornamentali, invernali. Accanto, l’area dove sorgerà un orto botanico e, subito dopo, l’orto sociale: “L’anziano coltiva, a fianco i giovani sperimentano arte iper contemporanea. Perché la bellezza nasce dall’intreccio, dalla contaminazione, dalla relazione”. Nella struttura retrostante, ancora da recuperare, un interessante spazio per una galleria espositiva stile post-industrial.

Arriviamo agli Art Hangar Hub: spazi a disposizione per chi ha una grande opera da realizzare, ma uno studio piccolo (o non ce l’ha proprio). Negli ultimi due garage verranno dedicati: uno per la verniciatura, uno per falegnameria e carpenteria meccanica. “Forniamo anche maestranze a un artista che voglia produrre qui”. Nell’area di fronte si potranno organizzare festival, foodtruck, eventi.
Infine il grande rettangolo: “Qui concerti da 4-500 persone li facciamo tranquillamente”.

Cosa accadrà al PACS nei prossimi mesi? Tantissimo.
Tra le iniziative già in programma, l’area ospiterà una delle sedi del Premio Sparti, premio internazionale d’arte contemporanea (le opere d’arte per l’esterno), che ogni anno si allarga a nuovi settori e spazi, e prima ancora, già a settembre, il festival MYMA – Myths and Masks of the future dedicato al teatro di strada, in collaborazione con la Compagnia dei Folli. Ma ci sarà spazio anche per la musica, con grandi eventi insieme all’associazione Arteo, e per le presentazioni di libri con “Frida legge” in collaborazione con la libreria Rinascita. Si sta pensando alla Biennale del travertino. Poi il sindaco Marco Fioravanti vorrebbe realizzarci il cinema all’aperto e forse lo spettacolo finale per la tradizionale Notte bianca.

Zeno Rossi

Il primo evento in calendario? Il 25 luglio, con un incontro firmato ithacaeditoriale.it alla presenza di Benedetta Sabene (@nonmipiaci), scrittrice e giornalista seguitissima che ogni giorno racconta scenari internazionali e geopolitica a migliaia di utenti, spesso giovani.

Questo sarà un luogo per fare comunità – conclude Zeno – per costruire reti, creare relazioni, ospitare attività sociali, culturali e artistiche. Aperto a tutti liberamente. È una best practice che nasce grazie a una rete vera: istituzioni come Demanio e Comune, ma anche i nostri volontari. Sono stati 18, hanno donato tempo, competenze, energie, per restituire questi spazi alla collettività. E poi tutte le realtà che collaboreranno d’ora in poi con noi per far pulsare di vita questi luoghi”.

Zeno Rossi

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