Voto ai sedicenni, i giovani dicono la loro

“Non basta confidare nella nostra maturità - per Sara - ma bisogna che siamo formati umanamente e civicamente dall’istruzione affinché possiamo avere gli strumenti necessari per comprendere la realtà”

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Meglio depressi che stronzi del tipo ‘me ne fotto’ // Perché non dicono ‘io mi interesso’?”. Così cantava Caparezza in “La mia parte intollerante”, proprio parlando dei sedicenni. In un altro contesto sono parole utili per introdurre alcune questioni del complesso dibattito sull’estensione del diritto di voto a questa fascia d’età. Il tema ha ripreso ad agitare la politica dopo la proposta del segretario del Partito Democratico Enrico Letta, fatta nel corso dell’Assemblea che ha segnato l’inizio del suo mandato poco tempo fa.

L’idea non è nuova – Letta stesso ne aveva parlato già nel 2019, rinnovando la proposta fatta da Walter Veltroni nel 2007, quando divenne a sua volta segretario del Partito Democratico. Nel 2015 la Lega Nord aveva presentato una legge costituzionale sul tema, così come anche i Socialisti. La questione è poi, fin dalla fondazione, molto cara al Movimento 5 Stelle, a cui si deve la legge costituzionale per consentire di eleggere senatori e senatrici anche ai diciottenni (si doveva attendere addirittura i 25 anni): è stata approvata a inizio luglio in via definitiva; per la promulgazione e l’entrata in vigore, però, bisognerà attendere tre mesi per un eventuale referendum confermativo (il testo non ha ottenuto in tutte le votazioni il quorum dei due terzi). Da anni imperversa un dibattito sulla questione, con posizioni e argomenti pro e contro. Abbiamo allora voluto chiedere (con risposte a volte sorprendenti) ad alcuni ragazzi e ragazze delle province di Ascoli e Fermo di dire la loro.

Enrico Letta

CONTRO

Marco sottolinea che i sedicenni: “voteranno le stesse figure politiche che votano i genitori o le persone di cui si fidano perché non hanno delle fondamenta politiche solide per votare con la propria testa”. Senza contare che, specifica Gianfilippo: “con il passare degli anni i giovani tendono sempre più ad essere influenzati da persone che si possono definire ‘ridicole’ (in modo crescente) come ad esempio gli influencer”. E Sara: “è facile capire che un ragazzo sia maggiormente influenzabile e il suo voto potrebbe essere quindi facilmente strumentalizzato, sia dai genitori che dai social media o dai personaggi carismatici della televisione”. Infatti, “un ragazzo – dice Andreadi quest’età potrebbe avere ancora delle indecisioni riguardo alla scelta fatta della scuola superiore e anche su una scelta futura per l’università, figuriamoci decidere a chi dare il proprio voto in una questione importante e delicata come quella della politica”.

Paradossalmente, secondo Sara, è “quasi presto già come è adesso. Difatti, per prima cosa, ritengo che non siamo abbastanza maturi per votare e forse (dico forse perché non so se è sempre stato così) anche più ignoranti delle generazioni precedenti, soprattutto quando si parla di politica”. E infatti, aggiunge Matteo: “raramente puoi sentire un ragazzo di questa età parlare coi propri amici di politica” e “l’unico rapporto con la politica – specifica Ilaria – è quello con video ironici di politici che parlano inglese o fanno figuracce in pubblico”. Matteo racconta che “la maggior parte dei miei amici non conosce neppure il nome dei partiti, e non capisce la differenza tra sinistra e destra: sarebbe come fare un compito senza studio, in poche parole il risultato sarebbe disastroso; inoltre non c’è la maturità necessaria per identificare i difetti di una politica a lui indirizzata; un politico che volesse cercare consenso facilmente, anche non avendo un programma politico dettagliato o conveniente per la nazione, punterebbe sicuramente ai più giovani, promettendo loro un programma apparentemente conveniente di divertimenti. Un giovane annoiato ha molta più considerazione di un soggetto politico che ad esempio utilizza dei fondi o dei prestiti stranieri per costruire strutture che consentono la musica di notte nei locali rispetto ad uno che utilizza quegli stessi fondi per risolvere i reali problemi della nazione”.

Riccardo ribadisce di non sentirsi “per niente in grado al giorno d’oggi di saper esprimere una preferenza politica: è bene estendere i diritti, ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità [cit. L’Uomo Ragno, ndr]”. Responsabilità che forse non è il caso si abbiano, secondo Aurora: “I ragazzi hanno mille pensieri per la testa, la scuola, gli amici e tutto ciò che comprende l’età adolescenziale, che si sa è il periodo più duro e critico in cui si forma la propria persona e i propri valori di vita, è una fase di sviluppo, non è maturità: a volte la maturità non si raggiunge nemmeno a 18 anni. Proprio per questo, secondo me, questa idea di provare a coinvolgere nel mondo degli adulti i ragazzi di 16 anni è sbagliata. Negli anni più belli della loro vita, negli anni di completa spensieratezza non è necessario fargli sentire il peso del governo, tenersi informati su ciò che accade nel mondo è più che corretto ma il diritto di votare non dovrebbe riguardare questa fascia di età”.

Francesco conclude: “È naturale, anche noi giovani vorremmo entrare a far parte della categoria degli ‘adulti’…molti di noi però, vedrebbero l’opportunità di votare quasi come un gioco, una semplice croce da porre sullo stemma più colorato”.

PRO

Ivan ricorda come “Gustavo Zagrebelsky nel paragrafo conclusivo de ‘L’esercizio della democrazia’ spiega come la democrazia di un paese non è una struttura immobile, ma deve essere ‘animata dall’energia che è compito dei cittadini trasmettere’, e quindi la democrazia è in continuo mutamento in base all’opinione e all’interesse popolare nei confronti della politica. Prendendo spunto da queste parole, credo che i giovani possano rinnovare questa energia politica e dare un contributo per lo sviluppo del nostro paese”.

Alberto proclama: “Alla nostra generazione viene inoltre criticato il fatto che non ci informiamo sulla politica e su ciò che avviene attorno a noi. Questo è dovuto al fatto che siamo cresciuti probabilmente con la peggiore classe politica che l’Italia abbia mai visto, inoltre tutto ciò è aggravato dalla situazione del Covid per un anno siamo stati trattati come dei pupazzi da girare e rigirare come loro volevano in un conflitto continuo tra destra e sinistra, tra opposizione e non, con un’ennesima crisi di governo, non capisco come in più di un anno di covid, con dei politici così, la nostra considerazione sulla politica possa migliorare. Estendere il voto porterebbe molti più votanti, ma una cosa probabilmente la cambierebbe, ovvero che forse ritorneremmo a volere il bene del nostro paese”.

Gli adolescenti hanno bisogno di qualcuno che li rappresenti”, sottolinea Luca. Anche se per Michelangelo, citando la cantante Ariete: “Prima di dare ai ragazzi la possibilità di votare bisognerebbe dare loro la possibilità di formarsi”. Per Vittorio: Noi ragazzi abbiamo idee buone, sane e profonde emozioni che potrebbero anche stupire gli adulti. I sedicenni di oggi sono ragazzi precoci pieni di vitalità e pronti a dir la propria; si tratterebbe dunque di farli esprimere anche politicamente, con l’intento di svecchiare ciò che ci circonda e ci governa. Perché se vogliamo un futuro promettente per il nostro pianeta, dovremmo anche avere leggi che rispondano alle esigenze dei meno adulti”. Per Carlotta, “la nostra è una generazione informata, desiderosa di conoscere ma ancora una volta resa afona dagli adulti. L’idea si potrà attuare quando si avrà una scuola e una società che torneranno a parlare ai ragazzi; che daranno davvero loro spazio; che riaccenderanno le luci delle loro sedi; che apriranno le porte a questi giovani”.

“I giovani – osserva Giulia stanno iniziando a farsi sentire e questa esigenza è nata sicuramente dall’evoluzione del mondo in cui stiamo vivendo: l’impatto delle scelte presenti sul futuro è maggiore oggi che in passato. Basti pensare all’enorme debito pubblico accumulato sulle nostre spalle, che saremo noi giovani a dover pagare in futuro, ai disastri ambientali, all’innovazione tecnologia sempre in aumento… Guardando i telegiornali e ascoltando i discorsi dei politici, spesso penso che la situazione politica attuale sia molto distante da me e vorrei iniziare a cambiarla fin da subito”. Rincara la dose Sara: “Non credo sia giusto che noi adolescenti, solo perché giudicati immaturi dalla società, non veniamo inclusi in un diritto che spetterebbe a tutte le persone in grado di intendere e di volere e penso che i sedicenni di oggi siano più maturi rispetto a quelli di una volta, anche per il peso delle vicende che stanno accadendo attorno a noi e che ogni giorno sopportiamo come meglio possiamo (come la pandemia o i problemi ambientali)”.

Su questo punto però Matteo ha una visione diversa: “i giovani in realtà stanno divenendo sempre più infantili; una volta i ragazzi cominciavano a lavorare a quattordici anni ed anche frequentando l’università, lo sbocco sul lavoro era immediato; la gioventù moderna invece è costretta a fare master su master per sperare di avere una qualunque possibilità lavorativa, e il fatto che l’autonomia arrivi in un’età sempre più distante fa sì che anche la maturità venga meno”.

Sara evidenzia come l’estensione del voto “spingerebbe i partiti politici a occuparsi maggiormente dei giovani e quindi a prendere decisioni includendo anche le nuove generazioni, spesso lasciate fuori perché non considerate importanti (ad oggi, tutti i sedicenni e i diciassettenni insieme, costituiscono circa 1 milione di individui, molto poco per riuscire ad invertire le sorti delle elezioni ma fondamentali per riuscire a stabilire una maggioranza); inoltre, questo meccanismo consentirebbe di responsabilizzare i ragazzi che, posti di fronte ad una scelta così importante, potrebbero dimostrare la loro maturità appieno. Proprio grazie al progresso tecnologico e alle informazioni in tempo reale che ci giungono da tutto il mondo, siamo stati abituati fin da piccoli ad ascoltare le notizie di tragedie e di politica, che ci hanno reso più consapevoli del mondo presente fuori casa, a differenza delle vecchie generazioni che, a causa del minore progresso tecnologico, ascoltavano principalmente notizie nazionali e solo quelle di maggiore rilevanza, rendendogli così più ignoto il mondo. E se le nuove generazioni sono più disinteressate alla politica; questo è dovuto soprattutto all’impotenza che i ragazzi sentono nei confronti della politica e, non avendo potere decisionale su di esso, non si interessano a ciò che ne riguarda (personalmente parlando, mi sento una ragazza abbastanza informata sulla politica e sui fatti attuali, tuttavia, in questa età, mi sento ‘inutile’ dato che non posso esprimere appieno le mie preferenze di partito e quindi non posso totalmente esprimermi, altri scelgono per me)”.

Ovviamente “Uno dei problemi principali – per Ilariaè che nessuno si occupa di avvicinare i giovani alla politica, nessuno cerca di fargli conoscere quali sono i meccanismi che governano il mondo in cui vivono e che molto presto saranno loro a governare. Le manifestazioni per la Terra  [Greta Thumberg aveva 16 anni, ndr] ci mostrano infatti giovani maturi, decisi e soprattutto consapevoli di cosa li aspetta in un futuro non molto lontani se non cambierà qualcosa. Questo fa riflettere sulle decisioni autonome che i giovani sono in grado di compiere, andando anche contro i pensieri e le idee retrograde dei loro familiari”.

Non basta confidare nella nostra maturità – per Sarama bisogna che siamo formati umanamente e civicamente dall’istruzione affinché possiamo avere gli strumenti necessari per comprendere la realtà”. Secondo Elia, “bisogna sottolineare che NON è l’età a fare la persona, bensì la sua formazione e il suo modo di pensare e quindi, puntare ad un’educazione anche di tipo politico sin dai primi anni delle elementari”. Per Leonardo si potrebbe concretizzare introducendo “ad esempio un’ora di laboratorio a scuola, utilizzabile come educazione alle finanze, al diritto ed educazione civica, separata da altre materie”. Edoardo ricorda che “la scuola ne ha di colpe perché si preferisce fare cose che non ti aiutano nella vita di tutti i giorni e in qualsiasi momento della vita; ma bisogna affiancare il campo politico a materie come la storia, che fa conoscere ciò che è successo in precedenza nei luoghi che ci circondano”. Troppo spesso, conferma Ilaria: “La scuola si impegna solo a seguire i programmi scritti, senza lasciare spazio a dibatti e discussioni su argomenti attuali che portano i giovani a ragionare e a sviluppare un proprio pensiero su importanti questioni. Le ore di Educazione Civica non sembrano essere sufficienti”.

Io comunque, nel mio piccolo – confessa Francesco – ascoltando quotidianamente il telegiornale, sto cercando di costruirmi un’idea politica personale, anche se non mi sento pronto a mettere una croce che contribuirebbe a decisioni dalle quali, alla mia età, mi dovrei astenere”. Senza contare che “a 16 anni posso cambiare la Costituzione ed eleggere deputati ma non portare la macchina o comprare un pacchetto di sigarette? Prima di pensare a far votare i sedicenni, le istituzioni dovrebbero pensare più a provare a risolvere i loro veri problemi, come le carenze educativa riscontrate negli ultimi anni e l’assenza di lavoro usciti dagli studi, per esempio”.

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