Passione Quintana, ce la racconta la giovane Alessandra Ciannavei

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Oddio, non mi ero affatto preparata a questa domanda… Per me c’è solo la Quintana”. Così Alessandra Ciannavei (che, per tutti, è “Cianna”), giovanissimo membro della scuderia di Porta Tufilla, uno dei sestieri della Quintana di Ascoli, alla domanda su cosa facesse al di là della rievocazione storica. “Comunque adoro l’arte, mi piace molto disegnare: ho un animo molto artistoide”. Conoscendola un po’, si potrebbe dire che è anche una vera influencer (“No, no! Questo non ce lo mettere, ti prego” commenta ridendo).

Partiamo dall’inizio, per i nostri lettori non ascolani: che cos’è la Quintana?

Si tratta di un torneo cavalleresco su un tracciato a forma di otto in cui si cimentano sei cavalieri, ciascuno rappresentante di un sestiere cittadino. La giostra consiste nel colpire con la lancia, in tre consecutivi assalti da ripetersi per tre volte ogni turno (‘tornata’), il bersaglio del saraceno (detto ‘moro’) costituito dallo scudo sistemato sul braccio sinistro del fantoccio. Il punteggio totale di tornata è una combinazione tra il tempo impiegato e il risultato ottenuto con gli assalti al bersaglio”.

E cosa rappresenta per te?

La Quintana è sempre stata una tradizione di famiglia. Ti dico solo che mio padre giostrava da cavaliere, sempre per Porta Tufilla, un mese e mezzo prima che nascessi nel lontanissimo 2002. E io ho iniziato equitazione da piccola, il primo cavallo su cui sono montata era quello che mio padre usava per le Quintane, appunto: avevo tre anni e mezzo. I cavalli da sempre rappresentano la mia valvola di sfogo. Anch’io ho proseguito poi con i colori del Tufilla, che amo incondizionatamente”.

Infanzia e adolescenza: come si conciliano con l’impegno richiesto da questa tua passione?

La mia vita si racchiude nei box dei cavalli. Certo, questo mi prende parecchio tempo e può sembrare strano questo mio attaccamento morboso ai cavalli… Però è il mio vero amore. Si tratta di un modo alternativo di vivere, rispetto alla maggioranza dei miei coetanei. Quando mio padre era ancora nella scuderia, mi alzavo alle 4 o alle 5 per andare a portare i cavalli al mare ad esempio. Sono molto felice poi di aver contagiato le mie amiche, prima distaccate dal mondo della Quintana. Ora posso condividere con le persone per me più importanti queste emozioni, questa mia passione particolare”.

Qual è il tuo ruolo nella scuderia, cosa fai?

Cerco di essere il più utile possibile in ogni modo. Crescendo ho acquisito sempre più sicurezza, grazie all’esperienza. Mi occupo quindi di attività che vanno dalla cosa più stupida, come rifare le fasce ai cavalli, alla più impegnativa come passeggiare i cavalli o aiutare Massimo [Gubbini, ndr], in generale: tutto per il mio cavaliere! Non ti nego che lo scorso anno – e ho temuto fino all’ultimo anche questo – è stato particolarmente vuoto a causa della cancellazione della rievocazione per la pandemia. Noi siamo ormai più che amici, siamo una grande famiglia. È stato un periodo davvero buio senza il mio team scuderia”.

Oltre a te e al cavaliere quali figure vorresti citare?

Innanzitutto devo citare il caposestiere Matteo Silvestri, appena 33 anni, innamoratissimo di Tufilla. È stato un grande acquisto per il sestiere e sta svolgendo il suo compito in modo ottimale, lo ringrazio. Mi sono molto affezionata a lui e, da quando è arrivato, ha rimesso in moto le cose nella nostra realtà quintanara e ha coinvolto molto i giovani. Cito poi, se parliamo di scuderia, Denny Coppari e Luca Chitarrini. Entrambi tipi molto determinati e appassionati. Il primo, in passato anche cavaliere, è il palafreniere; ha una passione unica per i cavalli e per la Quintana; si nota per la voglia di fare sempre tutto al massimo (con la maiuscola e senza). Il secondo è il nostro secondo cavaliere”.

Come è suddiviso l’anno quintanaro?

La stagione inizia intorno a marzo. Almeno una volta al mese c’è una sessione di prove a porte chiuse che consistono nel ritorno del cavaliere in città, con la possibilità di avere per 2/3 ore a disposizione per muovere i cavalli nell’otto di gara. Successivamente arriva il pubblico, per le prove a porte aperte. Si tratta in ogni caso di testare la pista, vedere come rispondono i cavalli, ecc. Verso metà giugno ci sono poi le prove cronometrate e infine la settimana santa, quella in cui tutte le mie amiche sanno che sarò devotamente dedicata al mio sestiere. Il lunedì e il martedì ci sono le prove al campo e per il resto le mie giornate sono dedicate alla scuderia”.

Cena propiziatoria e giorno della Quintana.

“La cena possiamo dividerla in due momenti. Il primo è quello dell’euforia: finalmente ci siamo! Ed io sfoggio un outfit studiato mesi e mesi prima. Il secondo momento è quello in cui, vedendo Massimo presente, inizia a salire la preoccupazione. Sono molto ansiosa. Sono d’altronde molto sensibile e non c’è una Quintana in cui io non versi una lacrima. Spesso non riesco a vedere le tornate di Massimo, una persona a cui  sono  legata da grande amicizia e fiducia, un fratello e… l’impatto è forte, le emozioni sono intense. Anche se so che sa farsi valere. Il record di pista ce l’ha sempre lui (è il più forte secondo me, insieme ovviamente a Innocenzi). È una grande persona, un grande professionista e a livello di tecnica è eccellente. Di carattere è timido ma sa quanto mi brillino gli occhi quando lo vedo in sella. Tengo a sottolineare che non riesco a vedere la giostra se non con amici di Massimo, essenzialmente, mi dà troppo fastidio sentire i commenti delle persone che non ne capiscono nulla”.

Cianna col cavaliere Massimo Gubbini

Lasciamo la scuderia, nel corteo della Quintana hai avuto ruoli?

Si tratta di un’esperienza unica, con circa 1.500 figuranti e io… ho iniziato anche qui da piccolina. Ho ricoperto tutti i ruoli che le bambine sognano: dalla paggetta alla damigella fino al più inusuale del palafreniere. Il mio sogno ora sarebbe l’amazzone (Ti prego Massimooo!), per coronare questa mia passione per i cavalli. La dama certo, in prospettiva, come si potrebbe negarlo ma fin da quando avevo 7 anni ripeto a mia nonna che l’amazzone è l’obiettivo”.

Che ci dici delle altre rievocazioni storiche?

Io seguo Massimo anche a Servigliano e a Foligno ( comunque il più famoso Palio di Siena credo che sia decisamente troppo breve, non mi appassiona). La prima è una giostra più ridimensionata, di un paesino piccolo però è gradevole. Di Foligno sono sempre stata affascinata dai costumi: se i nostri sono ispirati ai pittori quattrocenteschi della zona, i loro sono tipicamente barocchi e quindi pieni di pizzi, perline, gonne ampie. Se mi chiedi se sfilerei la risposta è sì: sarei una perfetta damigella per lo Spada, il rione per cui giostra Massimo (segna tutto Massimo eh!)”.

La commozione di Cianna durante la giostra

Ma i cavalli soffrono?

Spesso si sente questo commento… Chi lo dice parla senza sapere: vengono allenati a preparati affinché ci sia sempre il loro benessere. Tutto è predisposto per evitare rischi per cavalli e cavalieri. Sono i meglio trattati i cavalli nella Quintana ve lo garantisco. I nostri purosangue inglese, il più delle volte giovani, sono il cuore della manifestazione. La bravura del cavaliere sta nello gestirli: traiettorie pulite, evitando di prendere le tavolette che delimitano l’otto del percorso, così come gestione dell’impatto col moro”.

E nel tuo futuro cosa vedi?

Beh, la Quintana! Con i sacrifici che ho fatto e le rinunce sono contenta di dove sono arrivata. Andrò all’università ma cercherò di conciliare. Penso a Scienze pedagogiche a Macerata. Ma per il momento penso ad agosto e dico: buona fortuna a noi!”.

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