Gino Strada, si riuscirà a intitolargli qualcosa?

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Una mozione che impegna il sindaco e la giunta ad intitolare una struttura sociosanitaria in memoria di Gino Strada, “medico e uomo di pace“. A presentarla tutti i gruppi di opposizione all’interno del Consiglio comunale di Ascoli Piceno. PD, MoVimento 5 Stelle, Ascolto & Partecipazione e Prospettiva Ascoli uniti nel nome dell’uomo che ha saputo sentire sulla propria pelle le ingiustizie del mondo e combattere per tutta la vita dalla parte giusta. Insieme ai poveri, ai deboli, a chi soffre le conseguenze delle armi e delle guerre.

Ha scritto Alex Corlazzoli, promotore di un’analoga iniziativa (molto contrastata politicamente) a Crema: “Gino Strada deve diventare in ogni città un volto, una storia da ricordare per sempre”. Ormai non si contano le iniziative in giro per l’Italia. Fontane o piazze, vie o ponti, Case della salute o ospedali, giardini o sedi di corsi di laurea in materie sanitarie. A promuovere raccolte firme che ottengono in poco tempo decine, centinaia o migliaia di adesioni ci sono semplici cittadini, associazioni o gruppi politici (solitamente di sinistra). Dalla capitale politica, Roma, a quella economica, Milano, da capoluoghi di regione come Genova a quelli di provincia come Pesaro o Fermo, nelle Marche. Aprendo Google News mi sono fermato a pagina 7 e ho stilato una parzialissima lista: Empoli, Roccastrada, Colleretto Giacosa, Modena, Sesto San Giovanni, Sestri Levante, Turano, Potenza, Matera, Grosseto, Cesena, Monza, Ancona, Latina, Catanzaro, Lamezia Terme, Carate Brianza, Lucera, Treviso, Ferrara, Finale Emilia, Licciana. Città e paesini, sud e nord uniti.

Qualche mese fa Gino Strada mi propose di realizzare qui a Venezia con Emergency un museo contro la guerra, in collaborazione con Hiroshima. Oggi, come allora, rinnovo l’impegno mio e di tutta la città”. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, nei giorni successivi alla scomparsa del fondatore di Emergency, ha rilanciato l’idea (vedremo se si realizzerà…) e d’altronde da una quindicina d’anni Strada aveva casa agli Ormesini, un appartamento in affitto: un veneziano, dunque, con tanto di residenza a far data dal 2007.

All’ultimo saluto a Milano, in via Santa Croce, alla sede locale di Emergency, si sono affollate oltre 11mila persone. Tanta gente, qualche vip e pochi, pochissimi politici. Neanche un leader politico nazionale. Né di destra ma nemmeno di sinistra. Al punto che il sindaco di Milano Beppe Sala aveva dichiarato: “Spero che l’assenza dei politici sia dovuta soltanto alle vacanze”. Forse, la ragione l’ha spiegata Alberto Negri, uno dei maggiori esperti italiani di Medio Oriente: “Gino Strada in vita è stato molto criticato, anche ferocemente, da quelle stesse persone che adesso sui giornali si sprecano nel ritratto dell’’italiano buono’ che salvava la gente dalla morte. Certo Strada era soprattutto questo, un buono, un uomo impegnato nell’umanitario, ma dire buono non vuol dire fesso. Strada era un critico puntuale e spietato della società contemporanea, un osservatore attento della politica internazionale, del comportamento nostro e delle grandi potenze, assai responsabili dei disastri che vediamo davanti ai nostri occhi, dall’Afghanistan, al Medio Oriente, all’Africa. Gino Strada era contro queste guerre che i politici italiani, i giornali italiani, hanno sostenuto con ogni argomento e contro ogni logica”.

CHI ERA GINO STRADA – Da Milano, l’amata città dove si era laureato in Medicina d’urgenza alla Statale, negli anni Ottanta si era spostato negli Stati Uniti, poi in Inghilterra e in Sud Africa finché nel 1988 aveva deciso di dedicarsi ai feriti di guerra. Lo ha fatto con la Croce Rossa, fino al 1994, in Pakistan, Etiopia, Thailandia, Afghanistan, Perù, Somalia, Bosnia. Poi la decisione che cambia la vita, e non solo la sua: nasce Emergency, associazione “neutrale e indipendente”(due aggettivi per nulla superflui) che avrebbe offerto cure gratuite e specialistiche a oltre 11 milioni di persone in 19 Paesi del mondo, dalla metà degli anni Novanta a oggi. Cioè una ogni minuto. E anche qui, in Italia: gli ambulatori di Emergency, dopo la crisi economica, sono spuntati in diverse città per curare migranti, ma anche italiani indigenti. Così l’ha ricordato Silvia Truzzi.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone

Avere ragione vent’anni dopo non vale”. Ce lo hanno spiegato solo pochi giorni fa gli ex del G8 di Genova del 2001. Strada diceva “io sono contro la guerra, la più grande vergogna dell’umanità” ma “nel mondo umanitario c’è  molto dilettantismo”. Lui invece era un professionista e infatti ha trasformato la sua Emergency onlus nell’impero del bene. Le magliette di Emergency per anni sono state il vero simbolo del movimento pacifista e della sinistra contraria alle guerre umanitarie. L’autorevolezza del fondatore è la chiave della monumentale raccolta dei fondi.

Ripensandoci non c’è nulla di paragonabile a quell’esperienza, né nell’industria, né nel commercio, né nella politica. L’altro ieri i Cinque stelle lo volevano presidente della Repubblica; ieri il governo Conte II gli aveva chiesto di mettere mano alla sanità in Calabria. Più volte, negli ultimi vent’anni, Gino Strada ed Emergency sono stati un nostro ministero degli Esteri ombra, ma sono stati accusati di intelligenza col nemico perché l’idea che si curasse gratis chiunque potesse essere curato era considerato un tradimento.

Di quale sanità hanno bisogno i cittadini? La risposta è semplice: una sanità pubblica, unica e non regionale, gratuita e di alta qualità. Quanto deve spendere lo Stato per realizzarla? Quanto serve: non un euro in più, non un euro in meno”. Scriveva su “La Stampa” a dicembre scorso. E le risorse “ci sarebbero, e in abbondanza. Basterebbe eliminare i fondi destinati al privato dal budget della sanità pubblica. Ogni anno se ne vanno in convenzioni con ospedali e varie strutture private circa 25 miliardi, pari al 20,3% della spesa sanitaria complessiva. Essere curati è un diritto universale e un bene comune, ed è conveniente per la società che venga tutelato nell’interesse di tutti. Invece, pur con differenze regionali, una quota sempre maggiore del budget sanitario va in convenzioni e accordi con il privato innescando una spirale pericolosa”. Poche parole, un programma. Che avremmo voluto realizzasse lui alla guida del ministero della Salute e che per incomprensibili (o forse comprensibilissime) ragioni non gli è stato mai dato e forse nemmeno proposto.

Ha scritto la docente e autrice Mariangela Galatea Vaglio: “Gli uomini che fanno la storia sono quasi sempre, chi più chi meno, dei criminali. Gente che scatena guerre, compie eccidi, sacrifica vite per ottenere la fama e il successo. Gino Strada fa parte dell’altra categoria. Di quelli che la storia la fanno compiendo il bene. Dicono che non avesse un carattere facile, e ci credo, perché non si può essere facili o accomodanti quando scegli di andare a fondare ospedali in teatri di guerra, quando decidi di non restare a casa, come tutti, ma di alzare il sedere e rischiare la pelle per salvare gente che non conosci e che tutti gli altri considerano carne sacrificabile e perduta. Ci vuole un carattere di m*rda, diciamolo, per fare questa cosa qui: un carattere che non accetta imposizioni e soprattutto che non accetta le ingiustizie. E magari a voi lui non piaceva. Ma se ci fosse stata una guerra qui, lui ci sarebbe stato per voi. Stiamo tutti un po’ peggio, al mondo, senza di lui”.

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