Sciopero generale, studenti in Piazza del Popolo: “Basta classi pollaio e scuola-azienda”

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La nostra protesta non è una passeggiata, ogni scuola sarà una barricata”. Anche ad Ascoli Piceno e in decine di altre città in tutta Italia sono scesi in piazza gli studenti al fianco dei lavoratori, che scioperavano convocati dai sindacati di base. Nonostante il meteo poco clemente, molti hanno voluto far sentire la loro voce in Piazza del Popolo. E molte di più sono state le assenze fra i banchi di scuola. Un rientro a scuola in sicurezza, l’opposizione ai nuovi piani di riforma della scuola presenti nel Pnrr e allo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro: queste le richieste, la fine di quella che gli organizzatori hanno definito come “scuola di classe”. E non si tratterà, promette il Fronte della Gioventù Comunista, di un punto di arrivo: “L’11 ottobre è solo l’inizio, è il momento di far sentire la nostra voce. Anche nelle scuole costruiamo un autunno di lotta!”.

La scuola si è aperta anche quest’anno in condizioni critiche: milioni di giovani sono rientrati nelle stesse classi pollaio che tra il 2020 e il 2021 avevano causato circa 216.000 contagi tra gli studenti. Il ministro Bianchi ha detto che sono in totale il 2,9%, ma i numeri si devono guardare da una prospettiva più ampia, ha fatto notare di recente anche la Flc Cgil. Sulla base dei numeri ministeriali ha quindi calcolato che gli studenti che studiano in aule troppo affollate sarebbero almeno 254 mila. La mancanza di interventi strutturali per garantire il distanziamento nelle classi e sui trasporti pubblici – dato che il rientro è stato al 100% in presenza – ha comportato un rischio non indifferente. E infatti il sovraffollamento di aule e mezzi pubblici ha già portato a diverse classi in quarantena in tutto il Paese.

La soluzione che il Governo ha trovato, rispetto al pericolo di un nuovo ritorno in Dad, è quello di ridurre al minimo le quarantene, almeno a leggere la nuova bozza di “Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi Covid 19” predisposta dall’Istituto superiore di sanità e dai ministeri dell’Istruzione e della Salute, che attende l’ok delle Regioni che dovrebbe arrivare a giorni. Investire negli spazi didattici e nell’assunzione degli insegnanti, invece, non sarebbe soltanto una risposta al Covid-19 ma sarebbe l’inizio di un percorso per rimettere al centro un’istruzione vettore di uguaglianza, come in Italia non è più da diversi anni. Ridarebbe centralità al tema della qualità della didattica (ne abbiamo parlato qui).

Una cosa che la pandemia non ha sospeso, ricorda il Fgc, è stata l’ex alternanza scuola-lavoro (ora detta Pcto). “Il lavoro gratuito e l’educazione a un futuro di precarietà e sfruttamento rimangono per ogni Governo una priorità”. Senza contare gli ormai ordinari aumenti dei costi: libri, abbonamenti dei mezzi, contributi scolastici, materiale di cancelleria, dispositivi di protezione individuale. “Costruiamo una grande mobilitazione studentesca nazionale contro il governo Draghi, a fianco dei lavoratori in lotta, per conquistare una scuola sicura, in presenza, gratuita e di qualità per tutti, che metta al primo posto le esigenze degli studenti degli strati popolari e non delle imprese”. Questo l’obiettivo.

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