Ascoli Piceno, Capitale della Cultura 2024. Da qualche mese in città non si parla d’altro, come se fosse l’unico problema che ci angustia. Mettiamo allora da parte, per un attimo, i pregiudizi e se, era meglio dare spazio a problemi più impellenti per la popolazione (come l’occupazione), concentriamoci sull’iniziativa, che reputo affascinante e importante, non tanto per il milione che arriverà dallo Stato, quanto perché una buona volta ci sarà la possibilità di mettere mano ad un settore, la cultura, tenuto perennemente ai margini dell’interesse comune, al punto da essere assimilabile a una specie di esperanto, una sorta di lingua omologata, dove ciascuno crede di poter fare tutto, ma alla fine è niente. Pensare allora a quel che dicevano i regnanti del passato, “un popolo ignorante si governa meglio”, fa giungere a strane conclusioni.
Dicono che il progetto prevedrà iniziative a trecentosessanta gradi, come dire che non passerà giorno che non avremo qualcosa da “sgranocchiare”. C’è da augurarsi che “l’abbuffata” non duri un anno, ma sia costruito un progetto minimo a medio termine, con un fil rouge che tracci un percorso logico e coerente. Dicono ancora che sarà dato spazio alle varie associazioni del territorio e questo è sicuramente un bene, quello che mi spaventa è la preparazione di queste strutture che, mai come in questo periodo, sono nate come funghi. Non è sufficiente, però, che a fianco della parola “associazione” si aggiunga la parola “culturale” per averne titolo, sono l’esperienza e la struttura che mancano e di quelle non ci si appropria con una semplice definizione. Lo abbiamo visto quest’anno nelle infinite manifestazioni organizzate, nella maggior parte dei casi largamente approssimative e prive di visione e idee originali.
Quando cominciai con le estati ascolane, volevo essere “propositivo” e stimolare alla conoscenza di luoghi, storie e personaggi della tradizione, oggi non so più se ne valga la pena. Chissà se può essere utile, ma voglio ricordare l’Aristotele dell’Etica eudemonia: “Non tutte le cose che vogliamo ce le proponiamo”. Ecco, prima di avventurarsi sarebbe bene riflettere su questa affermazione. Propositività e spirito d’iniziativa sono facce della stessa medaglia. Entrambe presuppongono una forte motivazione, audacia, spirito di osservazione e curiosità. Senza la puzza sotto al naso. Nella vita di tutti i gironi il bisogno di iniziativa è altissimo, ma la risposta resta sempre modesta. Spero questa volta di essere smentito.