Dai Saturnalia alle kermesse moderne

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Per il secondo anno consecutivo, lo scenario cittadino è rimasto privo del Carnevale ascolano (ne abbiamo parlato anche QUI e QUI con le testimonianze dei protagonisti storici). In tanti decenni, prima delle cancellazioni dovute alla pandemia da Covid 19 – anche lo scorso anno la kermesse infatti fu oggetto di fermo per lo stesso motivo – solo nel febbraio 1991 e a causa della Guerra del Golfo, la gara era stata annullata. La mancanza di brio e di folla registrata in questi giorni nelle piazze, nelle strade, nei negozi del capoluogo Piceno porta con sé qualcosa di insolito, lontano dagli usi e costumi di una tradizione popolare e antica, trasformata in gara poco più di una sessantina di anni fa. E da allora sempre rispettata, a parte i carri allegorici inseriti senza troppa fortuna in una breve parentesi negli anni sessanta. Il carnevale ascolano è da sempre il teatro cittadino, è un momento di sfogo, di unione, di appartenenza. Le manifestazioni rappresentate – solitarie o corali – improvvisate o preparate da mesi, recitate a braccio oppure con un canovaccio più o meno scritto, riescono a mettere insieme con lo stesso intento e la medesima vivacità esponenti di qualsiasi ceto, appartenenza politica o età anagrafica.

l carnevale ascolano, il cui concorso ha legittimato la festa negli anni successivi al dopoguerra, riporta in auge i tempi antichi dei Saturnali e dei baccanali, quando gli individui tendevano a scambiarsi i ruoli, non solo sociali ma anche comportamentali. E’ una “reunion” che esplode solo una volta all’anno e che permette a coloro che sono in genere assolutamente ligi nella loro condotta, se non addirittura serissimi, quasi malinconici, a far esplodere ogni sorta di libertà, nell’arco di un periodo sospeso in cui tutto diventa libero, addirittura lecito.

Trasgressioni, travestimenti, persino adulteri. Il gioco, l’ambiguità, il motto di spirito: il tutto messo in pratica per essere abbinato a personaggi, tradizioni, usanze e consuetudini locali. Talvolta anche con riferimenti nazionali. Un vortice in cui il gusto della licenza, dell’abuso, della sfrenatezza si scatena senza freni prima che arrivino i giorni “punitivi” della Quaresima.  E’ stato il 1958 l’anno in cui l’azienda di soggiorno è diventata l’artefice del carnevale ascolano, organizzando il primo concorso per i gruppi, varando anche il primo appuntamento dei bambini in maschera, riprendendo una storia che mostra le sue prime tracce con documenti antichissimi, a cominciare dagli statuti del 1377. La kermesse ascolana, ritenuta tra le 50 manifestazioni carnascialesche italiane più importanti, quest’anno è orfana dei caratteristici lampadari di fine ‘800 che da sempre incorniciano la piazza. Ma, come ci ha insegnato anche il passato, sarà necessario attivarsi alacremente in futuro per scongiurare che simili pause possano contribuire ad allontanare ulteriormente le nuove generazioni dalla festa cittadina, visto che i giovani sono sempre più inclini a distrarsi dalle antiche tradizioni. Negli ultimi anni, infatti, l’associazione che presiede la manifestazione in centro ha molto investito per sensibilizzare i ragazzi ascolani a partecipare: mediante la sensibilizzazione nelle scuole, allestendo categorie apposite, incentivando i premi. Perché il vero pericolo è da sempre questo, molto più della difficoltà nel far conoscere e far amare la festa ai turisti: evitare a tutti i costi la disaffezione degli abitanti “in erba”. E per evitarlo bisognerà molto lavorare dopo due anni di fermo obbligato.   

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