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16 giugno. Non accenna a placarsi la diatriba tra il presidente Pulcinelli ed il giornalista del Resto del Carlino, Mariotti, come se problemi più importanti non assillassero questa città. 

Pulcinelli, un po’ guascone, un po’ presuntuoso, non è molto amato dalla gente, ma quello dei potenti non amati non è una novità. La novità sarebbe trovarne uno simpatico. A freddo me ne vengono in mente due.

Andreotti. Era un uomo potente, eppure, accusato delle peggiori cose, non perse mai il suo fine umorismo, e nessuno ha mai detto che fosse antipatico, nemmeno gli avversari più accaniti. Della durata del suo potere diceva che “logorava chi non ce l’aveva”; dell’accusa di guidare un governo di inazione replicava che era “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Insomma, da buon cristiano porgeva sempre l’altra guancia con il sorriso sulla bocca.

Berlusconi. Potente e odiato anche lui, ma mai antipatico. La giovialità, le barzellette, il sorriso a trentadue denti, la passione per le belle donne, le vittorie con il Milan, i successi negli affari creati dal nulla, più che invidia creavano ammirazione: “se c’è riuscito lui posso riuscirci anche io” diceva la gente. 

Pulcinelli invece no. Può rigirare il mondo, ma lascia il tifoso sulla difensiva “mo’ vedeme quessi che vò fa!” Forse qualcosa da rivedere c’è. Forse mancherà di un consigliere che sappia frenarlo quando comincia a debordare, forse (ma questa è una mia idea) sente l’ombra di Rozzi che gli aleggia sopra la testa e vorrebbe cancellarla.

Partita persa perché Rozzi per gli ascolani sarà sempre l’unico presidentissimo. Occorre farsene una ragione. Meglio essere se stessi allora e far parlare i fatti, non la bocca scollegata dal cervello.

Ricordo che quando ero alle elementari, il maestro ci ripeteva in continuazione “chi copia non passa”. Ecco, presidente, pensi a questa frase e provi a fare il presidente a modo suo, lasciando i coglioni dove stanno, soprattutto perché se il buon Dio ce li ha messi non è per farci un dispetto, ma per aiutarci in quello che è il nostro piacere assoluto.

Non sono riuscito a trovare un lavoro serio, così ho fatto il giornalista

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