In morte di una persona speciale

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È dolce morire nel mare… – ha scritto Jorge Amado nel suo bellissimo libro “Mar Morto” – È dolce morire nel mare perché nelle sue acque scure, nel mare profondo c’è Lei: Iemanjà, la madre e amante di tutti gli uomini.”

Nel mare, a settantotto anni, in un pomeriggio di fine estate, è morta Rita Paracciani, una delle ultime figure caratteristiche di questa città addormentata, che nulla sembra ridestare, neanche quando se ne va uno dei suoi personaggi con i quali ci eravamo abituati a vivere. Una creatura che possedeva la Bellezza ma non la Vanità, la Forza ma non l’Arroganza, il Coraggio ma non la Ferocia e tutte le Virtù dell’Uomo senza i suoi Vizi.

Una vita, la sua, vissuta ai margini della società, etichettata per quella che non era, lei che invece aveva sempre un sorriso per tutti con il suo essere allegra ed estroversa. “Non cercare nelle parole della gente, troveresti solo vento. Cerca in fondo all’anima di chi sa parlare con i silenzi”, ha scritto Alda Merini. Forse, senza saperlo Rita aveva fatto suo questo pensiero.

Che ci ricordiamo non l’abbiamo mai vista triste, e ne aveva di motivi per esserlo, non l’abbiamo mai vista infastidire le persone, anzi a chiunque incontrava faceva “mutte”, domandava il nome per poi ricordare la data esatta dell’onomastico.

È dolce morire nel mare, perché solo nel mare profondo la morte può spalancare le porte del viaggio infinito, verso l’ambita meta che tutti si struggono di raggiungere. Non ci sono scorciatoie ne imbrogli: chi teme “la morte”, non otterrà mai l’ambito premio.

Buon viaggio Rita!

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