Toponomastica, quante e quali donne nelle nostre città?

6 minuti di lettura

I nomi che diamo alle nostre strade non sono neutrali, convenzioni utili semplicemente a orientarci: hanno un forte potere simbolico. Il nostro immaginario collettivo si costruisce e si rafforza quotidianamente all’interno dello spazio pubblico, interiorizzando ciò che la nostra comunità ha scelto di valorizzare. Non è un caso che, dalla Rivoluzione Francese al movimento Black Lives Matter (a cui abbiamo accennato qui), le richieste di cambiamento si siano accompagnate alla ridenominazione di strade, piazze e altri spazi urbani. Nell’odonomastica (dal greco hodós ‘via’, ‘strada’ e onomastikòs, ‘atto a denominare’) dell’Italia contemporanea chi invece rimane nell’invisibilità se adottiamo una prospettiva di genere?

In Italia è attiva l’associazione Toponomastica femminile svolge da una decina d’anni un’intensa attività divulgativa e organizza i censimenti sulla rappresentazione di genere nelle strade italiane (più recente ma altrettanto interessante il progetto Mapping diversity). La sua presidente Maria Pia Ercolini ha sostenuto che la toponomastica (dal greco tópos ‘luogo’ e ónoma ‘nome’) è un riflesso del valore che una comunità assegna ai suoi membri.

Uno studio sulla toponomastica di genere nelle città spagnole ha dimostrato come i comuni con una più alta percentuale di strade intitolate a figure femminili tendano a vantare numeri più egalitari in termini di emancipazione femminile. La preponderanza di figure maschili nelle nostre strade non è solo testimonianza di un fatto storico e culturale, ma è allo stesso tempo una forza, subliminale ma costante, che contribuisce a perpetrare la marginalizzazione del contributo femminile nella storia, nell’arte, nella cultura, o nelle scienze.

Non basta certo cambiare i nomi alle strade per creare una società più equa, ma viceversa una società più equa non può accettare che ben più del 90% dei nomi presenti nelle strade sia di un uomo. Anche gli altri Paesi europei hanno numeri in linea con quelli italiani. Ci sono però eccezioni. Città come Berlino e Vienna presentano valori più bilanciati rispetto a quelli italiani. Il primo posto in questa classifica è quello dell’Avana: nella capitale cubana il 39% delle strade è intitolato a donne.

Osservare i numeri, e l’enorme divario di genere che esiste nell’attuale toponomastica, è un primo passo. Quello successivo è chiedere alle commissioni toponomastiche delle nostre città di riconoscere questa dinamica e prestare attenzione affinché d’ora in avanti venga riconosciuto il contributo di figure femminili al momento assenti o poco visibili nel nostro spazio urbano.

Ad Ascoli Piceno su un totale di 786 denominazioni urbane, 226 sono intitolate a uomini e 19 a donne (Fonte: Toponomastica femminile), ovvero all’incirca solo il 5,5% è riconducibile al mondo femminile. Oltre alle quattro intitolazioni, in varia forma, alla Madonna e a un ordine religioso (le Concezioniste, fondato nel 1744), abbiamo ben tre dedicate a divinità pagane, Ancaria (che Cicerone identificava in una delle Furie), Cupra (legata al santuario che dà oggi il nome a Cupra Marittima) e Vesta (a cui si pensava fosse dedicato un tempio in città: divinità femminili anticamente venerate ad Ascoli e nel suo territorio.

Troviamo alcuni nomi collettivi come via delle Convertite, ossia le ex-prostitute e via delle Donne il cui nome deriva dalla piazza dove si svolgeva, nel Medioevo, il mercato; c’è poi via delle Canterine, a indicare le donne che nella bella stagione si sedevano sull’uscio e cantavano mentre erano intente a rammendare, fare la calza, ricamare e pulire le verdure per la cena. A un’altra attività si riferisce anche rua delle Lavandaie. Ci sono poi le partigiane picene, Ascoli è infatti medaglia d’oro per attività partigiana. Una rua è dedicata alla Befana.

Infine troviamo personaggi locali come Elisabetta Trebbiani, donna di lettere e poetessa ascolana della seconda metà del XIV secolo che gli storici locali ricordano come una donna attiva nella vita pubblica del tempo e forse anche guerriera. Giovanna Garzoni, famosissima pittrice miniaturista del XVII secolo, che lavorò per i Medici e per i Savoia e fu membro dell’Accademia di San Luca. Flavia Guiderocchi e Menichina Soderini. Entrambe presero parte, nel 1459, all’impresa delle truppe ascolane contro Giosia Acquaviva, duca d’Atri, che si era impadronito di alcune terre dominate dalla città. Dopo la vittoria vennero accolte, al rientro in città, con grandi onori.
Al 2019 risale la creazione di Largo Franca Maria Matricardi (1914-1996), di fronte alla biblioteca comunale. La cittadina ascolana svolse un ruolo rilevante nell’industria editoriale milanese dagli anni ‘40 alle soglie del nuovo millennio. Seppe dare la sua impronta di manager innovativa in case editrici quali la Domus di Gianni Mazzocchi e la Rizzoli.

A Fermo ci sono 582 strade di cui 293 intitolate a uomini e 15 a donne, ovvero meno del 5% di donne. Di queste ben sette sono denominazione della Vergine o di sante, beate, martiri.

Le figure storiche sono molto diverse fra loro. Durante il dominio dei Goti (inizio VI sec.) la città ebbe circa dieci anni di buon governo con Amalasunta, figlia di Teodorico, donna colta e illuminata che arricchì Fermo di palazzi e costruzioni, compresi i bagni pubblici. Luchina, figlia del capitano di ventura Luchino Dal Verme, fu signora di Fermo tra il 1376 e il 1379 avendo sposato Rinaldo da Monteverde che per quel breve periodo fu a capo della città. Un governo autoritario e brutale, conclusi con la rivolta dei cittadini. La coppia di potere fu catturata e decapitata sulla pubblica piazza insieme ai figli. Bianca Visconti era la figlia naturale di Filippo Maria Visconti duca di Milano e sua unica erede. Moglie di Francesco Sforza e da lui nominata reggente della Marca anconitana. Nel 1442 si recò in visita a Fermo: per l’occasione venne dato l’impianto attuale a piazza del Popolo, cuore della città. Sempre a Fermo nel 1444 diede alla luce suo figlio Galeazzo Maria, che diventerà duca di Milano.

Angela Fresu è la piccola bambina morta nella strage terroristica alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Ada Natali ricorda invece la prima sindaca d’Italia, eletta per la prima volta a Massa Fermana nel 1946.
Via Sibilla ricorda la Sibilla Appenninica o Sibilla Picena, che dimorava in una grotta nei Monti Sibillini, figura intorno alla quale si muovono fate e leggende; infine contrada Lavandara e Via Porzia e Valeria Gigliucci, nobildonne locali figlie di Giovanni Battista Gigliucci uomo politico fermano e senatore del regno d’Italia.

Su un totale di 639 toponimi a San Benedetto del Tronto ce ne sono 322 intitolati a uomini e 37 a donne: le donne sono a poco più del 10%. Ai soliti 13 toponimi religiosi fanno da contraltare ben 14 donne di cultura. La sambenedettese Beatrice Piacentini Rinaldi detta Bice, poetessa. Sibilla Aleramo, originaria di Alessandria, una delle più famose e controverse letterate del Novecento. La fiorentina Ida Baccini, maestra, giornalista, scrittrice, importante testimone del periodo post-unitario d’Italia. Grazia Deledda, la scrittrice sarda famosa nel mondo e unica italiana a vincere il Nobel per la letteratura nel 1926 (fra le più presente fra le strade italiane). La raffinata scrittrice toscana Gianna Manzini. La poetessa romana, con padre marchigiano, Faustina Maratta.  E poi Giannina Milli, scrittrice, poetessa e educatrice italiana nata a Teramo. Maria Montessori, educatrice, pedagogista, filosofa, medica, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il suo metodo. Elsa Morante, scrittrice, saggista, poetessa e traduttrice italiana, tra le più importanti narratrici del secondo dopoguerra. Ada Negri, poetessa, scrittrice e insegnante lombarda. Matilde Serao, scrittrice e giornalista napoletana, la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano. La veronese Virginia Tedeschi, editrice, imprenditrice, scrittrice, giornalista e fautrice della causa femminile. La poetessa romagnola Barbara Maria Tosatti. Annie Vivanti, eccentrica poetessa e scrittrice nata a Londra.

Fra le donne di spettacolo, la lombarda Eleonora Duse, soprannominata “la divina”, considerata la più grande attrice teatrale della sua epoca e una delle più grandi di tutti i tempi. Adelaide Ristori, acclamatissima dal pubblico e lodata dai suoi contemporanei per il suo patriottismo risorgimentale, è stata l’attrice italiana più famosa e influente dell’Ottocento.

Infine fra i personaggi storico-politici, Clotilde di Savoia, la figlia primogenita del re Vittorio Emanuele II, prima sovrano di Sardegna e poi sovrano d’Italia. Teresa Casati, nobildonna italiana, moglie del celebre patriota Federico Confalonieri e sorella dell’altrettanto celebre patriota Gabrio Casati. La contessa lombarda Clara Maffei, patriota e mecenate. La celeberrima Matilde di Canossa, contessa, duchessa, marchesa e vicaria imperiale. Emanuela Setti Carraro, seconda moglie del generale-prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa. Morì nella strage di via Carini in cui venne ucciso anche il marito, appena cinquantaquattro giorni dopo il loro matrimonio. Caterina Sforza, signora di Imola e contessa di Forlì, figlia del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Stamira, vedova anconetana, protagonista di un episodio di eroismo durante l’assedio di Ancona del 1173. Nilde Iotti, politica italiana, statista e prima donna nella storia dell’Italia repubblicana alla guida della Camera dei Deputati.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Trasporto pubblico, numeri in crescita in estate: quindi tutto bene?

Next Story

Cinema Ascoli, “Ma sta scena me sa che la seme vista, seme arrevate qua?”

Ultime da