Terremoto 2016, la ricostruzione è stata troppo lenta per la Corte dei Conti

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Il 24 agosto 2016, alle ore 3.36, con un terremoto di magnitudo 6 prende il via quella che l’Ingv definirà la sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, con 140 comuni e circa 600mila persone coinvolte. L’epicentro è tra Accumoli e Arquata del Tronto, due Comuni distanti pochi chilometri tra Lazio e Marche. I Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) vengono devastati. Pescara del Tronto, frazione di Arquata, è praticamente rasa al suolo. Sotto le macerie restano 299 vittime (237 ad Amatrice, 51 ad Arquata e 11 a Accumoli), altrettanti i feriti. Oltre 40mila sono gli sfollati e circa 16,5 miliardi di euro i danni stimati fra Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio. Si tratta di una stima parziale, visto che quella definitiva è partita solo da pochi mesi, come fa notare la Corte dei Conti (Sezione centrale controllo e gestione delle Amministrazioni dello Stato) in un’indagine di più di 250 pagine, in cui il presidente Carlo Chiappinelli e il consigliere Carmela Mirabella fotografano quanto accaduto nella gestione delle fasi successive al sisma.

Fra le cause del ritardo nell’attuazione degli interventi previsti in seguito al sisma del 24 agosto 2016, che ha colpito l’Italia centrale – scrivono i giudici contabili – vi è anche la mancanza di un’organizzazione preposta alla gestione della ricostruzione, a fronte di strutture già operative per la gestione delle emergenze (Protezione civile). Vista la natura del territorio del nostro Paese, più volte devastato dagli eventi sismici, vi è la necessità di uno studio per disciplinare, anche con opportuni interventi legislativi, l’organizzazione della fase successiva all’emergenza, mediante modelli idonei a velocizzare l’avvio delle fasi di ricostruzione”.

Il sisma “ha causato gravissimi danni (…), comportando una gestione straordinaria – distinta da quella emergenziale – delle attività volte alla ricostruzione, affidate ad un commissario straordinario del Governo oltre a quattro vice-commissari, individuati nei presidenti delle Regioni interessate. La stima dei danni, inizialmente quantificati in 16,5 miliardi di euro dei quali 2,8 destinati all’emergenza, è stata sottoposta ad aggiornamento, in via di ultimazione, solo di recente”. Dal 2016 al 2020 sono stati previsti 4,118 miliardi di euro, dei quali 2,568 trasferiti. Si ravvisa pertanto “una limitata utilizzazione delle risorse disponibili, con un’inversione di tendenza a partire dalla seconda metà del 2020, a seguito delle numerose modifiche organizzative e procedurali adottate nell’ambito delle misure di semplificazione e accelerazione”.

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Giovanni Legnini

L’attuale commissario straordinario Giovanni Legnini ha dichiarato: “Ringrazio la Corte per il prezioso lavoro svolto e per l’interlocuzione avuta nel corso dell’indagine, condividendo l’auspicio per un’ulteriore accelerazione del processo in atto, dopo la positiva inversione di tendenza dell’ultimo anno e mezzo puntualmente registrato nella relazione. (…) Condivido totalmente l’invito della Corte ad analizzare con maggior attenzione, in prospettiva, anche in sede legislativa, l’opportunità di individuare modelli organizzativi e procedurali adeguati e stabili per una gestione più efficace delle ricostruzioni, migliorandone anche il collegamento con le fasi di emergenza“.

AI 30 giugno 2020 i finanziamenti erogati per la ricostruzione pubblica erano il 9,3 per cento di quelli programmati. Oggi siamo arrivati al 17%, con un’accelerazione dalla fine del 2020. Le nuove misure per la ricostruzione privata hanno consentito, nel corso dell’ultimo anno, la riduzione dei tempi necessari per ottenere il contributo, che ha visto il raddoppio del numero di domande analogamente a quello delle istanze accolte, malgrado le interruzioni e i rallentamenti causati dagli eventi pandemici“. Al 30 giugno del 2021 gli importi richiesti dai cittadini per danni lievi e gravi erano pari a 5,4 miliardi. Quelli concessi dalla gestione centrale 2,96, quelli liquidati 1,03 miliardi.

Guardando più da vicino i dati della ricostruzione pubblica, aI 30 giugno 2020 erano stati erogati il 52% dei fondi per le scuole — oggi siamo al 59% – l’11% del programma opere pubbliche, l’8,7 per cento per il patrimonio artistico. Ad essere andata meglio di ogni altra è la ricostruzione delle chiese, oltre l’80%, e quello per il miglioramento sismico degli edifici pubblici a uso abitativo (88,7%). Ma i fondi per l’edilizia residenziale pubblica, gli interventi contro il dissesto idrogeologico e i due programmi per le opere pubbliche — strade e infrastrutture — sono sotto il 10%.

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