Che futuro per il giornalismo? Il nostro dossier con le opinioni dei giovani

Mettetevi comodi. Non sarà una lettura breve, ma vi promettiamo che ne varrà la pena. Spesso si parla dei giovani a sproposito, noi invece ve li presentiamo senza filtri a parlare di informazione e giornalismo. Buona lettura

18 minuti di lettura

La società non ha bisogno dei giornali. Ha bisogno del giornalismo” ha affermato Clay Shirky, scrittore e docente alla New York University. E, in effetti, il giornalismo non potrà morire finché ci saranno storie da raccontare e persone che vorranno raccontarle e persone che vorranno leggerle, ascoltarle, guardarle. Certo, la diffusione di internet ha accelerato un profondo cambiamento di abitudini ma d’altronde, ha scritto George Brock, professore di giornalismo e direttore della Scuola di Giornalismo della City University di Londra: “Il giornalismo è costretto a reinventarsi sempre e lo ha sempre fatto davanti a cambiamenti del contesto economico, giuridico, tecnologico e culturale. Re-invenzione e sperimentazione sono le uniche costanti nella storia del giornalismo”. Resta un “problema di fondo”, ha dichiarato il direttore del TgLa7 Enrico Mentana: “all’osso e brutalmente, è che l’informazione è diventata un mercato chiuso: prodotta da anziani per anziani”. E allora noi abbiamo voluto sentire cosa ne pensano su questo argomento gli adolescenti delle nostre zone.

Pochi giorni fa, durante un pranzo in famiglia, uno zio mi ha detto: ‘Voi giovani state sempre sui social e non sapete nulla di attualità, di politica’. Ma la realtà è che il mondo del giornalismo è parecchio cambiato negli ultimi anni e anche il modo di interfacciarsi con le notizie. Infatti, se la generazione dei nostri nonni e dei nostri genitori (e zii) è abituata ad informarsi tramite radio, tg e giornali, la nostra, quella dei ‘nativi digitali’, preferisce reperire le notizie online, per comodità, immediatezza e semplicità, tramite i nostri smartphone, quando e dove ne abbiamo bisogno”. Così Chiara Pia. Anche Giulia conferma: “Molti di noi 2004 sono stati protagonisti di discorsi di questo genere posti dai parenti durante le feste; ed è sicuramente vero che molti non si reputano ancora maturi per esprimere una loro preferenza con il voto, un diritto-dovere che è il fondamento stesso della vita attiva da cittadino, per il quale in passato si è tanto lottato”.

Informazione e politica, qui si tocca un rapporto fondamentale, eppure complicato, non solo per le giovani generazioni. Racconta Valerio: “Mia madre è molto attenta e molto interessata all’informazione. Mio padre è, purtroppo, diventato da un paio di anni il classico esempio dell’antipolitica, mi ha spiegato ‘Il mio non è semplice disinteresse, anche perché per ben trent’anni sono andato a votare. Ma cosa ho visto in questi anni: nessuno di coloro che ho votato si è rivelato la persona adatta al ruolo che doveva ricoprire, o la persona onesta che lui e altri intorno a lui affermavano che fosse. E io ne ho votati di politici, dall’estrema destra all’estrema sinistra, tutti quelli che si sono succeduti negli anni al governo o all’opposizione, sia che fossero stati processati o che avessero avuto una fedina penale pulita. Nessuno si è mai dimostrato la persona degna del mio voto e, siccome esso è un mio diritto, ho deciso di non darlo più a nessuno, sia per atto di protesta, sia perché non voglio più dare il mio contributo alla decadenza del mio Paese, dando potere a chi non lo dovrebbe avere”. E se il padre di Valerio ci è arrivato dopo qualche decennio, per molti ragazzi e molte ragazze la questione è talmente evidente oggi da non meritare nemmeno di essere posta.

D’altronde, aggiunge Stefano, “La politica non fa molto per rendersi accessibile a noi minorenni, ma in molti anche maggiorenni frequentemente mi dicono che a loro non interessa informarsi perché vedono (vediamo) la realtà pervasa da una sorta di fatalismo: tanto tutto ciò che possiamo controllare è la nostra piccola vita, inutile quindi informarsi su quello che ci circonda, a meno che non ci interessi o ci diverta”. Una situazione che può riguardare anche gli adulti, ricorda Francesca: “A volte i miei non hanno tempo per leggere giornali, sia cartacei che online, perché il lavoro e la casa portano via molto tempo. E poi in fondo ci sono situazioni in cui è meglio non sapere molte informazioni per non rovinarsi la giornata”. Per Giulia, invece, il fatto è che “noi reputiamo importante conoscere l’attualità ma siamo assorbiti da molte altre attività che ci impediscono di dedicare abbastanza tempo all’informazione”. Infatti, confessa Laudomia: “Ho una vita abbastanza piena di impegni tra la pallacanestro e la scuola quindi magari quel poco tempo libero che riesco a ritagliarmi nel pomeriggio preferisco passarlo con i miei amici”.

C’è anche, fra le ragioni “dell’allontanamento dei giovani dall’informazione più tradizionale, un’offerta che probabilmente non soddisfa le loro esigenze: secondo me, stili comunicativi e temi trattati non li rispecchiano. Io personalmente, ma penso anche molti miei coetanei, preferisco articoli non troppo lunghi, che vadano dritti al punto, e spieghino la questione senza troppi giri di parole, con semplicità ed immediatezza. Altro fattore da considerare, secondo me, è l’età dei giornalisti: infatti l’età di chi scrive e di chi legge vanno al pari passo, poiché il punto di vista e le modalità espressive di un giornalista giovane sono più vicine ai lettori più giovani. E proprio a riguardo bisogna sottolineare come l’età media dei giornalisti si è notevolmente alzata e varia dai 50 anni della TV ai 44 di chi scrive in testate online”. Torna a chiarire Chiara Pia.

Ribadisce Stefano, introducendo la questione del chi controlla l’informazione: “L’informazione dovrebbe giocare un ruolo importantissimo nella società democratica in cui viviamo. Ritengo che informarsi sia essenziale per partecipare alla vita collettiva: per prendere le nostre decisioni che sia votare (dovremmo conoscere i candidati e le loro idee, cosa fanno cosa hanno fatto, cosa vorrebbero fare) o acquistare un ortaggio (dovremmo informarci su chi l’ha prodotto, su come è stato prodotto, dove ecc…). Però provo profonda sfiducia sulla qualità dell’informazione fornita online e nelle riviste/quotidiani cartacei. Perché credo che sia troppo spesso distorta nei giornali e affini da interessi politico-economici, deturpata del suo scopo iniziale e puro di informare e soprattutto stimolare una riflessione. Questo a mio parere è un indicatore del degrado di un sistema di sviluppo da ricostruire, fondato sull’ingordigia di pochi a discapito dei molti che genera lo sfruttamento sino al midollo di ogni fonte di reddito nonché la monopolizzazione del potere da parte degli oligarchi della cultura, mantenuto attraverso il controllo dell’informazione”.

Riflette Irene: “Sembra non ci sia più curiosità tra di noi. O forse, in un mondo in cui tutto scorre così velocemente non si riesce a fermarsi anche per solo dieci minuti, ci si perderebbe e sarebbe difficile riprendere il ritmo. Ma, non sostando per riflettere un attimo, veniamo continuamente travolti da una valanga di notizie che ci si presentano solo a metà. Viviamo in un’epoca il cui motto è: ‘Tutto subito’, anche se pensare di informarsi così è solo un’illusione. La conoscenza di ciò che ci avviene intorno a noi ha bisogno di un duro lavoro che non può essere completato in pochi minuti. Leggere un titolo non è informarsi, leggere una breve didascalia che accompagna un post su Instagram non è informarsi, consultare sempre e solo lo stesso giornale non è informarsi. Per una maggiore e reale consapevolezza bisogna impegnarsi attivamente, ricercando articoli di varie fonti e pareri sullo stesso argomento, in quanto ognuna è parziale”.

Ma come si informano ragazzi e ragazze oggi, se lo fanno?

Voglio essere sincero: mi sento alquanto negligente.  Non leggo quasi mai i giornali e reputo che la mia informazione sia un’informazione passiva: non sono mai io a cercare, lascio che le informazioni giungano a me. Se mi interessano le approfondisco, sennò lascio passare senza tanti ripensamenti. Mi piacciono le storie che arrivano dritte al nostro cuore e ci fanno combattere contro l’aleatorietà che decide come nasciamo e cosa ci accade nella vita” racconta Pietro. “Tutti coloro con cui mi sono confrontato hanno detto di informarsi esclusivamente online e di evitare altri mezzi di informazione come televisione, radio o giornali cartacei, in quanto considerati ‘per vecchi’” aggiunge Davide.

Oggi informarsi online è diventato un processo semplicissimo e alla portata di tutti. È possibile documentarsi su qualsiasi tipo di argomento semplicemente scorrendo il dito sullo schermo del nostro telefono, aprendo un sito dopo l’altro, una pagina blog dopo un’altra. I social in particolare rappresentano il luogo dove le generazioni più giovani, e non solo, trascorrono la maggior parte del tempo. A questo punto, però, è necessario precisare che ci sono vari motivi per i quali si trascorre così tanto tempo in internet, e personalmente il tempo che dedico io alla ricerca di nuove informazioni e notizie di attualità è veramente poco. Però il vantaggio di essere sui social è proprio questo: si riesce ad essere informati, almeno un minimo, pur non sentendone la necessità. Questo è proprio ciò che succede a me: semplicemente seguendo pagine di informazione, riesco a conoscere eventi quotidiani, di cui sennò non verrei mai a conoscenza, in maniera mirata e diretta. Un’altra via che i giovani utilizzano per informarsi è la televisione, in particolar modo durante i pasti e i telegiornali in famiglia. Dunque, anche involontariamente, si riesce a mantenere una qualche conoscenza dei fatti che accadono. Questo però, purtroppo o per fortuna, non è il mio caso visto che guardare la televisione non rientra nei miei passatempi e non viene fatto nemmeno ai pasti, dove si preferisce parlare tra di noi in famiglia” spiega Francesca. “Non ho mai adorato i mezzi più ‘tradizionali’, ma ultimamente ho rivalutato (e non l’avrei mai pensato alcuni anni fa) il telegiornale. Fino a 14/15 anni odiavo guardare il telegiornale a pranzo ma crescendo ho iniziato ad apprezzarlo sempre più e ad oggi tornando a casa da scuola, mi fa molto piacere guardarlo” sottolinea, invece, Tommaso Pio. La tv è un mezzo anche per Gloria, che ne è però parzialmente insoddisfatta: “Svariate volte mi è capitato di captare notizie tramite la televisione, soprattutto telegiornali, documentari ma anche programmi pomeridiani. In questo caso, però, la maggior parte delle notizie riguarda la cronaca nera, dove purtroppo sono presenti omicidi, suicidi e atti di violenza”.

Io e i miei coetanei apparteniamo alla generazione Z ed essendo immersi in internet veniamo continuamente inondati da notizie (a volte anche da fake news che, grazie a internet, riescono a fare il giro del mondo in poco tempo). Molti di noi non si informano proprio o perlomeno si fermano solo ai titoli degli articoli, così da non conoscere veramente. Altri invece ascoltano solo i loro influencer, considerando le loro idee come le uniche possibili e giuste. Questo mi preoccupa sempre di più perché i giovani si lasciano convincere da persone che conoscono per come si fanno vedere e non per come sono in realtà. Alcuni, invece, anche grazie ai social media, riescono a restare sempre aggiornati sulle questioni politiche, sociali o economiche mondiali e in questo modo vengono spronati a informarsi di più su di esse per formare così una propria idea. Io prima di esprimere la mia idea tendo ad informarmi, soprattutto con i programmi televisivi specialmente quelli di politica e di inchiesta. Gli articoli di giornale li leggo solo quando sono veramente interessato a una questione e quindi li utilizzo come se fossero degli approfondimenti, ma ne leggo sempre più di uno in modo da cercare di recepire tutte le sfumature e i possibili (e vari) punti di vista di uno stesso tema” analizza Leonardo.

Personalmente i mezzi con cui mi metto al corrente dell’andamento del mondo sono i giornali online. Ultimamente mi è capitato spesso di seguire pagine Instagram che si impegnano nel riportare vicende e notizie della politica italiana. La caratteristica che veramente mi attira è quella che tutto viene proposto al lettore senza commenti di parte. I miei amici e coetanei si informano in linea generale al mio stesso modo, è rarissimo che qualcuno della mia fascia di età acquisti un quotidiano in un’edicola. Anche se sembra sufficiente, secondo me alcuni giovani della mia età non conosco il paese dove vivono e di quello che vi accade. Mi è capitato spesso di parlare di politica o di vicende sconvolgenti accadute da poco e scoprire che tanti non hanno neanche una minima cognizione di ciò che si verifica intorno a loro; per me è un vero dispiacere che, nell’epoca in cui viviamo, dove tutto è a portata di un click, non ci si interessi abbastanza” racconta Pierfrancesco.

Molto particolareggiata l’analisi di Giulia. “Usiamo mezzi di informazione non tradizionali, tendiamo infatti a recepire le notizie attraverso i social dove seguiamo i profili di giornali davvero capaci di comunicare con quel linguaggio. Essi presentano solo le informazioni che possono interessare al nostro target di età, escludendo difatti alcuni argomenti, e trattano le notizie attraverso il linguaggio delle immagini con foto, brevi video, reel e meme, approfondendole nei limiti dello spazio concesso dalla didascalia sotto i post. La realtà è sempre mostrata in modo parziale, frammentato, ponendo in luce solo ciò che attira l’attenzione e stimola click e like. Io stessa vengo a conoscenza delle notizie attraverso i post in evidenza delle testate giornalistiche e grazie alle poche amiche che hanno la passione per l’attualità e mi tengono sempre aggiornata”.

Concorda Stefano: “Vengo da un periodo in cui personalmente avevo totale disinteresse nell’andare oltre l’informazione del tg quando capitava o, comunque sia, cercavo informazioni di rado e solo riguardo i miei personali interessi, o giusto per capire cosa succedesse di importante; da poco tempo, invece, provo ad informarmi con sguardo particolarmente critico per aprirmi un po’ alla realtà fuori dal mio piccolo microcosmo anche attraverso le pagine social, giornali online indipendenti o attraverso libri e documentari. Nelle pagine digitali di ogni giornale, rivista o sito che mi capita di conoscere, dal più popolare almeno riscontro spesso un grande limite del giornalismo social, cioè la mancanza di approfondimento e commento oltre a riportare notizie o concetti. Inoltre, informandosi online si nota una presenza asfissiante di titoli clickbait, di informazioni fasulle, distorte o manipolate. La qualità e la quantità delle informazioni sembrano decadere sempre più nel tempo: le notizie tendono, soprattutto nel web, ad essere scelte e comunicate in base agli studi analitici degli interessi del popolo digitale, figlio di una cultura consumistica che si traduce in una informazione approssimativa e fatta soprattutto di scoop usa e getta e di fast news. (gli errori grammaticali e di contenuto non mancano mai)”.

Il confronto generazionale: cosa fanno genitori e nonni?

Un excursus storico è quello che ci permettono le testimonianze raccolte da Francesca: “Sentendo il racconto di una signora, Bice, che visse la Seconda guerra mondiale, mi sono accorda come nel tempo le forme di comunicazione, e ciò che veniva comunicato, subirono un cambiamento. Avendo vissuto l’ultima parte della Seconda guerra mondiale, mi ha raccontato che il mezzo di informazione e di monitoraggio dell’opinione pubblica più diffuso era la radio, che aveva la capacità di inviare messaggi in tempo reale a milioni di persone, come ancora oggi succede. Successivamente poi Bice assistette anche alla nascita della televisione, solo negli anni 60. Tutti questo processo portò poi alla nascita dei siti di informazione online che, da come mi ha detto lei, non vengono apprezzati da tutti poiché molti, soprattutto coloro che appartengono a generazioni più lontane, preferiscono sedersi e sfogliare le pagine di giornale ogni mattina, rimanendo sempre aggiornato sulle vicende di attualità. Ciò vale in parte anche per i miei genitori. Mamma ha sempre sentito la necessità di informarsi su tutto ciò che accadeva intorno a lei e lo ha sempre fatto davanti ad una tazza di cappuccino al bar, leggendo il quotidiano appoggiato sopra il tavolino. Però recentemente, vista anche la situazione pandemica, sta cominciando a preferire i siti online attraverso i quali riesce a rimanere aggiornata anche da casa e riesce anche ad approfondire in modo immediato argomenti interessanti che le capitano davanti. Per papà invece la questione è ben diversa. Sin da giovane non è mai stato particolarmente interessato ad informarsi sui fatti quotidiani che accadevano e preferiva trascorrere il suo tempo con gli amici, mai leggendo un quotidiano o guardando la televisione. Però da un paio di anni le cose sono cambiate radicalmente. Da quando è scoppiata la pandemia, e soprattutto durante il primo lockdown, ha cominciato a trascorrere quasi tutti i suoi tempi liberi davanti al telefono, scorrendo sito dopo sito, in cerca di informazioni, notizie più affidabili possibili, sia riguardo il Covid sia l’assalto al Congresso degli Stati Uniti. Attraverso questa ricerca si è reso conto di quanto venga nascosto e censurato dal Potere. Ora, dunque, è lui che ha più interesse nel rimanere aggiornato su tutti gli eventi a differenza di qualche anno fa”.

Precisa la disamina di Irene: “Soltanto cinque anni fa e mio padre la mattina presto usciva di casa a comprare per lui e per mia madre l’ormai estinto quotidiano cartaceo che si scambiavano e che veniva letto durante la colazione. Era una routine a cui non mancavano mai un appuntamento, anzi lo attendevano quasi con ansia. Certo non avevano tutti i giorni a disposizione la varietà di giornali che troviamo oggi in Internet, ma comunque rimanevano sempre al corrente di ciò che accadeva nel mondo. A un tratto però questo atto così semplice è stato interrotto. Non so di preciso quando, forse prima della quarantena del 2020, ma sicuramente quest’ultima ha aggravato le cose. Se già prima quella routine non veniva più rispettata, la quarantena l’ha cancellata del tutto. Hanno dovuto trovare un altro modo per raggiungere le notizie e questo modo è quello usato a questo punto da tutti. Solo che così è come se avessero perso lo stimolo di ricercare, è come se quella curiosità che faceva alzare così presto mio padre ogni mattina fosse scomparsa. Il perché non lo sanno neanche loro, ma probabilmente, così come me, sono travolti da questo flusso incessante di notizie sempre uguali”.

Ci salveranno gli anziani? “Non posso, però, dire lo stesso di mia nonna, un’ex insegnante che non ha mai perso la voglia di conoscere. Per lei, infatti, il cartaceo è sacro; se non è il quotidiano è il settimanale e se non è il settimanale è il mensile, ma comunque ci deve essere come prima fonte. Poi, passando molto tempo a casa da sola, ha imparato ad usare la tecnologia e quindi è sempre a leggere dai siti più diversi riguardo qualunque tipo di notizia. È sempre aggiornata e sa sempre risalire al quadro generale, ciò che si avvicina di più alla verità. La sua è una curiosità di un bambino che chiede incessantemente ‘perché?’ in cui l’unica arma che il cittadino comune aveva erano i giornali che hanno permesso loro di sconfiggere l’ignoranza e di non permettere che catastrofi come quelle si ripetessero”.

Dice invece Stefano: “I miei genitori si informano perlopiù alla radio, per via del fatto che passano intere mattinate in macchina per lavoro, ma anche via internet e tramite i telegiornali. A volte di domenica però comprano diversi giornali, per cercare di ottenere da più punti di vista le notizie. Mio nonno guarda ogni telegiornale esistente in televisione, non compra più giornali da molto credo: non esce quasi più di casa”. Ma da Pietro nemmeno ci sono edicole, ormai… “l’unica che vendeva giornali ha deciso di continuare ad essere solo tabaccheria perché erano maggiori i guadagni provenienti da sigarette e scommesse che dai giornali”.

E per quanto riguarda i suoi genitori, loro “sono contrari all’informazione online: mia madre in particolare sostiene che quattro righe non sono sufficienti per indurre il lettore alla riflessione. Tuttavia, sono del parere opposto: anche nella brevità ci possono essere degli spunti importanti. E d’altronde credo che i giovani oggi siano molto più consapevoli rispetto a ieri. Trovo conferma a questo mio pensiero dalle parole dei miei nonni e di mio padre. Quest’ultimo afferma che da giovane (orientativamente negli anni 70’- 80’) la sua contezza degli avvenimenti nazionali era molto bassa. Nonno e nonna, invece, mi raccontano che da ragazzi il principale mezzo di informazione era la radio, che comunicava loro le principali informazioni in famiglia, dove i giornali purtroppo non circolavano”.

Oggi però, molti sono diventati onnivori: “C’è il nonno che legge il settimanale, le nonne più tecnologiche che seguono anche l’informazione su internet, e il nonno che è attratto dall’informazione d’attualità televisiva” precisa Tommaso Pio. “I miei genitori ormai non seguono più i quotidiani, come invece ancora fanno i nonni, ma per tenersi aggiornati premono il tasto di accensione sul telecomando, sintonizzandosi sul canale dove trasmettono il telegiornale, cercando di non perdersi nemmeno una parola” completa Mary Jane. Più difficoltà per i nonni di Sofia: “per nonna è diventato sempre più difficile informarsi, non sapendo utilizzare gli apparecchi digitali”.

Non solo radio e giornali, ma lettere e passaparola: “Un altro modo utilizzato dalla generazione dei miei nonni per informare era quello di scrivere delle lettere da inviare alle persone che non sapevano una determinata notizia. Mi raccontano anche che spesso, per portare un messaggio ad amici o parenti lontani, partivano a piedi o a cavallo due persone con il compito di aggiornare riguardo a una situazione” informa Gloria.

Le informazioni – integra Chiarariguardanti la loro zona giravano di persona in persona, quindi tramite il passaparola, mentre quelle che riguardavano l’Italia in generale venivano diffuse via radio, mia nonna ha ammesso anche di non aver mai letto un giornale quando era più piccola. Perciò le notizie erano poche e non attendibili, in quanto passando di bocca in bocca, come accade anche oggi, venivano modificate. I miei genitori invece mi hanno detto che si informavano tramite la televisione ed i giornali cartacei, la cui struttura veniva spiegata dagli insegnanti nelle scuole”. E aggiunge Emma: “il passaparola partiva da chi possedeva una televisione oppure da chi aveva la possibilità di acquistare il giornale, perché viveva in paese. Siamo passati quindi dall’avere pochissimi spunti all’esserne riempiti, e così il percorso per capire dove si cela la verità è diventato sempre più difficile”.

Io personalmente non reputo il telegiornale uno strumento di informazione adatto a me, in quanto eccessivamente incentrato sulla politica e sulla cronaca nera, temi a cui non sono assolutamente interessato. Anche le mie nonne non sono particolarmente avvezze ad informarsi; ogni tanto guardano il telegiornale, ma i temi trattati non le coinvolgono. Inoltre, mi hanno confidato che, in passato, si informavano tramite giornali cartacei o radio, ma hanno abbandonato questa loro attività all’inizio del ventunesimo secolo” afferma Davide.

Non concorderebbe Mary, secondo Laudomia: “Mia madre sa sempre tutto di tutto quello che succede nel mondo in tempo reale. Ma la cosa più bella è quando ti chiede “hai sentito di…?” a quel punto inizia l’analisi di ciò che dici: se rispondi di no, ti racconterà tutto ciò che è successo per filo e per segno senza omettere alcun particolare, mentre se rispondi di sì e inizi a raccontare la tua versione dei fatti, ti correggerà anche le virgole. C’è chi legge il cartaceo, chi legge il digitale, io ho entrambi ma il mio segreto è mamma Mary. Mio padre, invece, è una via di mezzo tra me e mia madre: lui si informa sulle varie notizie non in modo approfondito come mia madre, ma neanche in modo superficiale come me”.

Ed è subito boomer, racconta Giulia: “Gli amici e colleghi di mia madre le inviano spesso link con notizie che hanno dell’incredibile e, soprattutto in questo periodo di pandemia, ho notato come le persone di mezza età siano facili vittime delle fake news, poiché frequentano siti non accreditati e costituiscono loro stessi un’autostrada per la diffusione di informazioni false attraverso Facebook e WhatsApp. Al giorno d’oggi trovare dei contenuti di qualità non è semplice, esistono tuttavia isole ancora incontaminate, come Report su Raitre, l’unico programma televisivo d’informazione che io e mamma seguiamo con interesse”.

Passo molto tempo con mia nonna ed inevitabilmente sono a contatto con altri strumenti di informazione, come la televisione. Reputo i telegiornali sottoposti al controllo della politica e quindi non oggettivi ma li trovo utili per avere le notizie ufficiali riguardanti il covid e per tracciare un quadro generale dei fatti di cronaca, che tuttavia non seguo con grande entusiasmo poiché in prevalenza nera. Tra i programmi offerti della Rai ci sono anche quelli pomeridiani che nonna segue con interesse mentre io evito, infatti, mi sembrano basso intrattenimento piuttosto che informazione. Sicuramente sono studiati appositamente per fare presa sulle persone più anziane; infatti, lei ama seguire le indagini sui delitti e noto che è influenzata molto dai dati sulla pandemia e dalle notizie allarmanti che giungono da tutto il mondo. Potrebbe sembrare la più informata in famiglia poiché riceve le informazioni in tempo reale ma analizzando la loro qualità e oggettività si capirebbe che strumenti come la televisione possono plasmare il pensiero approfittando della non completa lucidità che le persone hanno ad una certa età. Parlando con nonna, lei mi ha detto che è consapevole della non veridicità di tutte le informazioni ma che effettuando una scrematura riesce a sapere i fatti. Del resto, non vuole rinunciare a conoscere l’attualità come quando era giovane e ne parlava a lavoro, tra amici. All’epoca, a suo parere, la popolazione giovanile era più informata: in ogni città c’erano sedi dei partiti e la vita era influenzata dall’appartenenza ad una corrente di pensiero di destra o di sinistra. Anche oggi alcuni ragazzi si mobilitano, ma si fa meno distinzione tra i due orientamenti un tempo opposti e radicali”.

IN CONCLUSIONE, occorre secondo Pietro un approccio allo stesso tempo globale (informazione nazionale e internazionale) ma anche locale: “Come sottolinea mia cugina, è fondamentale buttare un occhio sulla cronaca locale che permette al cittadino di conoscere a fondo il proprio territorio con le sue peculiarità, i suoi punti di forza e debolezza, affinché possa diventare collaborativo, consapevole e attivo”. Concorda Chiara Pia: “Mi piace leggere i giornali locali per incentivare i giornalisti della mia zona”.  Noi su Ithaca abbiamo parlato QUI dell’importanza del giornalismo locale. E in generale vogliamo proporre un giornalismo di temi, di approfondimento, di inchiesta, di racconto, di storie. Proponiamo un metodo, diverso. Ci rendiamo conto che le critiche che vengono fatte al giornalismo sono reali. Come quella di Laudomia: “Sono stufa del continuo bombardamento sui social non solo di fake news ma anche di continui articoli riguardanti il covid. Basti solo pensare al fatto che, per non restare fuori dal mondo, circa un anno fa ho deciso di iniziare a seguire la pagina Instagram di quotidiani nazionali e da quel momento non ho fatto altro che leggere titoli di articoli riguardanti il Covid”. E anche Chiara Pia: “Ma solo io ho la sensazione che si stiano trascurando temi come l’immigrazione, le guerre nel mondo, la questione ambientale e il terrorismo?”. Un tema, quello ecologico su cui anche noi ci concentreremo: “Quello del cambiamento climatico è infatti un argomento che mi sta molto a cuore”, concorda Irene.            

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