Rien ne va plus, les jeux sont faits, dice il croupier lanciando la pallina. Non siamo al casinò, ma anche per noi i giochi sono fatti: l’audizione per Ascoli Capitale della Cultura 2024 è andata e adesso non resta che aspettare che la pallina giri e si fermi su Ascoli.
Prima città nella esposizione del progetto, la squadra ascolana, con il sindaco Fioravanti in testa ed i 32 sindaci della provincia in sala a dar man forte al capo fila, ha svolto il suo compito con ordine e ritmo, fornendo quanto era necessario e possibile alla Commissione giudicatrice.
“Passato e futuro, conservazione e progresso” sono i cardini su cui si fonda tutto il progetto, sintetizzato in quel claim “la cultura muove le montagne” che ormai è entrato nel nostro quotidiano. Anacronistico, mi viene da dire, se penso che solo qualche tempo fa qualcuno ripeteva che “con la cultura non si mangia”. Ma, fortunatamente, a volte, cambiare idea è segno di maturità riconoscendo di aver sbagliato.
“Metromontana” è stata invece la parola con la quale il sindaco Fioravanti ha voluto sintetizzare il progetto. Una metropoli che guarda all’entroterra montuoso per ridargli vita dopo i disastri del terremoto. Non male.
Poche ma impegnative le parole dell’assessore regionale Latini che, ha parlato di città aperta capace di coinvolgere tutta la Regione (c’è da vedere se dirà la stessa cosa per Pesaro). Due appunti sono inevitabili, uno leggero, stringeva il microfono a due mani come se avesse paura che qualcuno glielo portasse via, e l’altro di sostanza, stonava quel precisare che tutto era iniziato quando lei era assessore alla cultura di Ascoli.
Eccellente l’intervento di Papetti: breve, chiaro e interessante, una lezione d’arte comprensibile per tutti. Finalmente un italiano che parla italiano.
Il clou, naturalmente, era ed è stato l’intervento del capo progettista, che non ha deluso le aspettative. Ampio, minuzioso, anche troppo. Ha toccato tutti i gangli del progetto che, almeno sulla carta, coinvolgerà ogni Piceno: giovane e vecchio, ricco e povero, colto e ignorante e anche fragili. Ha esposto e sviscerato tanti concetti che si fa molta fatica a ricordare l’intero discorso in uno spazio ridotto come quello di un giornale on line. Ci sono però due verbi che messi insieme con una congiunzione, sintetizzano bene l’intero progetto, “conoscere e riconoscersi”, che altro non è che tornare alle tradizioni, alla nostra cultura, riconoscerla come tale e proiettarla verso il futuro. Ecco allora che il progetto prende corpo, non come un palinsesto di eventi, ma come costruzione attraverso sette direttrici:
- intensità in divenire
- partecipazione
- cultura phygital
- rigenerazione urbana
- partnership pubblico e privato
- metropolitalismo culturale
- cultura quotidiana
tanti contenitori nei quali i trentadue sindaci, le associazioni e quanti altri coinvolti, avranno la possibilità di dire la loro.
Due soli appunti, se qualcosa di negativo vogliamo dire: sono stati usati troppi inglesismi, come ha fatto notare anche la professoressa Catoni, e, visto che la presidente della Commissione è intervenuta due volte per far rispettare la mezz’ora a disposizione, non sarebbe stato male qualche prova in più con tanto di cronometro in mano: è poco garbato non stare nei tempi ed essere richiamati da chi ti ha dato la parola.
Le domande dei membri della Commissione non hanno aggiunto nulla oltre quello già detto, solo il dottor Adduce è andato sul concreto chiedendo spiegazioni sul budget: i centocinquantamila euro indicati per la gestione sono sufficienti? Il mezzo milione di euro della Regione Marche e il milione e sessantamila euro del main sponsor sono stati contrattualizzati o sono ipotizzati? La risposta non è stata molto concreta.
Un cenno merita l’intervento delle due imprenditrici, Roberta Faraotti e Laura Gabrielli. Appassionato, convinto, chiaro e, soprattutto con il cuore ascolano. Questi sono gli imprenditori che ci piacciono, che non chiedono solo, ma anche sanno restituire alla collettività. Solo per questo Ascoli meriterebbe di essere scelta.
Il dubbio che mi assale, non avendo niente in mano (ma non sarebbe stato il caso di invitare i giornalisti alla presentazione e fornirli della documentazione necessaria?), è che il 2024 sarà un anno intenso, ma alla fine resterà qualcosa di duraturo? Pesaro, Ancona e Macerata, sono conosciute per una o più manifestazioni uniche e internazionali, per Ascoli non mi si dica che i fiori all’occhiello sono la Quintana e il Carnevale.
E adesso incrociamo le dita. Ho ascoltato con attenzione e curiosità i candidati del primo giorno, a parole tutti hanno una buona ragione per meritare la scelta, anche se Ascoli mi è sembrata più professionale. Quindi, a fare la differenza sarà il solito particolare, considerato dagli ascoltatori distratti insignificante. Spero solo che, almeno questa volta, l’italico vizio della raccomandazione resti fuori dalla porta.
Una annotazione linguistica debbo concedermela. È solo marginale al progetto e, a essere sinceri, non c’entra neppure. Perché quando si parla dell’anno invece di dire duemilaventiquattro, si dice venti ventiquattro? Un vezzo fastidioso che paragono al gesto delle virgolette. Povero italiano!