Dopo il singolo “La vida que eu quero”, pubblicato nei mesi scorsi, è uscito l’album “Livello 21”, firmato dal “Gianluca Sulli Group”, scritto interamente dal musicista abruzzese, ormai da anni residente ad Ascoli. Si tratta di un lavoro arrangiato da Sulli insieme a Marco Salcito, nato dalla convivenza di strumenti differenti – clarinetto, chitarra, pianoforte, basso, batteria e percussioni. Tutti insieme per dare vita ad un disco solare, internazionale, molto “fisico”, a dispetto del passato della vita artistica e molto “classica” di colui che lo ha ideato e che ne ha curato tutte le musiche.
Gianluca Sulli, musicista appassionato e duttile, è da anni primo clarinetto dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese e, come solista, protagonista in tutti i palcoscenici internazionali. Il progetto è stato realizzato con un team di grandi professionisti – Marco Salcito, Arcangelo Trabucco, Aldo Leandro, Antonio Franciosa e Mario Guarini e rappresenta per Sulli una virata verso nuovi orizzonti musicali. “Benché la mia professione sia legata all’ambito classico, l’interesse per tutti i generi musicali mi hanno portato ad esplorare percorsi diversificati, che si sono avventurati nelle più svariate direzioni” spiega Sulli del progetto, costituito da sonorità in cui convivono il pop, il funky, il jazz, la musica sudamericana, quella popolare italiana e la musica classica.
I brani che compongono il disco, che oltre al sestetto vede partecipare nel brano “Song of Life” l’arpa di Marzia Castronovo, sono nati dalle esperienze che hanno affollato la vita del musicista, nato in Abruzzo ma da tanti anni residente nel capoluogo piceno. “Alcuni di questi brani sono legati a ricordi personali e al senso della perdita, mentre altri racchiudono climi che sento a me vicini, come nel caso di ‘Livello 21’, dove si sentono sonorità e ritmi brasiliani, caratteristica presente anche ‘Ti porto al mare’ e ‘Imagubá’” aggiunge l’artista a proposito della sua nuova fatica artistica, che presto verrà portata in tour, al servizio di una musica “emozionata”, che ambisce a stimolare vibrazioni anche nell’ascoltatore, proponendo nello stesso tempo un’immagine diversa del clarinetto, inserito in un linguaggio moderno.
“L’eterogeneità è presente anche nella provenienza dei musicisti, ognuno con una vasta esperienza in differenti generi musicali” conclude Sulli, sottolineando che nel brano “Black Ground” la citazione della canzone popolare “Maria Rosa” è stata resa possibile per concessione del Centro Studi Alan Lomax di Palermo, dell’Association for Cultural Equity at Hunter College di New York e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma.