Cupra Marittima, scoperti straordinari affreschi pompeiani

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Nel mese di agosto Cupra è stata portata alla ribalta dei notiziari, grazie al rinvenimento negli scavi archeologici del tempio di affreschi pompeiani, scoperta che avrà un’eco in tutto il mondo della archeologia in quanto si tratta di un ritrovamento eccezionale sotto diversi punti di vista. Nell’ambito dello scavo, presso il sito del tempio romano dove l’università di Napoli l’Orientale sta lavorando con i maggiori esperti, sono venute alla luce pitture in stile III pompeiano caratterizzate da colori come il famoso rosso, l’azzurro cielo, il verde e il giallo come quelli che si trovano anche in siti come Pompei o quelli romani, nelle case più prestigiose.
In località “La Civita”, all’interno della cella del tempio, sono stati trovati dei frammenti di affreschi risalenti all’inizio del I sec. d.C., che decoravano le pareti con grandi riquadri dove il giallo dello zoccolo faceva da contrasto al rosso intenso e al nero della fascia centrale, le tinte unite intervallate da delicati decori di fiori e candelabri, le nicchie per le statue e probabilmente anche l’altissimo soffitto illuminati da un azzurro intenso.


Nelle parole del direttore scientifico dello scavo Fabrizio Pesando dell’Orientale di Napoli all’ANSA si spiega l’eccezionalità della scoperta: “I templi con l’interno della cella decorato da pitture sono rarissimi fino ad oggi se ne conosceva uno solo in III stile, quello della Bona Dea a Ostia, dove però lo schema decorativo sembra essere molto più semplice, oltre al criptoportico del santuario di Urbis Salvia, sempre nelle Marche, e al tempio romano di Nora, in Sardegna. In quest’angolo delle Marche, non lontano dal mare e a poca distanza da dove gli etruschi nel VI sec. a C. avevano gestito con successo un santuario dedicato ai commerci, i romani che avevano costruito una città fiorente. Cupra, che aveva preso il suo nome dalla divinità del tempio, era abitata dalle famiglie degli eserciti di Marcantonio e Ottaviano e dai loro discendenti (i romani si erano insediati in quel luogo intorno al I secolo a.C. con un municipio promosso poi al rango di colonia). Cupra era a quel tempo una città fiorente, con un foro e un grande santuario di cui oggi è rimasto pochissimo; gli scavi delle scorse settimane hanno consentito di risalire all’aspetto originario”.

Si ritiene che la perdita dei colori originari sia la conseguenza di un restauro necessario intorno al primo quarto del II secolo d.C., perché il tempio aveva problemi statici. Un intervento importante fatto con le stesse tecniche che erano state impiegate a Pompei dopo il terremoto del 62 d.C, quello che aveva preceduto di qualche anno l’eruzione del Vesuvio. Probabilmente a finanziare il restauro Adriano, discendente di una famiglia di Atri nel piceno, che dopo la visita a Cupra nel 127 d.C. decise l’intervento di rinforzamento dei muri che contenevano la cella del santuario, è come era prassi per la moda imperiale anche le pareti vennero scalpellate e probabilmente rivestite di marmo, così gli affreschi finiscono a terra in mille pezzi, che i costruttori romani, abituati a riciclare tutto, useranno come base per il nuovo pavimento.
Questa scoperta eccezionale è il frutto della collaborazione fra soprintendenza, il Comune di Cupra Marittima, che gestisce il Parco, e l’università di Napoli, a dimostrazione di come una virtuosa gestione fra diversi enti può portare grandi risultati. Per il nostro territorio si tratta di un grande arricchimento dell’offerta culturale che sta diventando sempre più il volano per un turismo sempre più di qualità.

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