La fine del nostro viaggio in Francia: libri, cibo, acquisti

7 minuti di lettura

Quarta e ultima puntata del nostro racconto sul viaggio, iniziato QUI e poi QUI e infine QUI.

Scusate davvero, Lys parla troppo forte. Il problema è che in Spagna tutti parlano così purtroppo”. Siamo a cena con Louise, nella casa di campagna che ci ospita per un periodo di WorkAway sui Pirenei francesi. Lys è la figlia di 6 anni e, insieme alla madre, vive in Catalogna da quando è nata. Il suo commento è molto sconsolato e mi sorprende; Lys è una bambina molto intelligente e, certo, vivace ma non ho notato un volume particolarmente eccessivo. Inizio a farci caso. I francesi parlano come me, senza alzare troppo la voce. Proprio io che ho fatto il callo al: “Puoi alzare la voce?” e invece no, sono nella normalità, per una volta. Eravamo in spiaggia a Leucate. Acqua cristallina, ma col passare delle ore le persone aumentavano sempre più: era agosto e quella spiaggia era la più facilmente raggiungibile. Dopo essermi messo a leggere, mi sono reso conto di non venir disturbato da schiamazzi. Le persone, di tutte le età, parlavamo, ridevano, prendevano il sole… avendo un minimo di rispetto per l’altro. Chi voleva giocare si allontanava il giusto in una zona senza persone. Mi colpiva poi vedere tante persone intente a leggere come me, anzi, persino su libri cartacei (io, in viaggio, non mi posso separare dal mio Ebook Reader).

Il tavolo della cena con Louise a Dun

E le cifre confermano l’impressione. L’86% dei francesi si dichiara spontaneamente lettore. La fascia d’età fra 25 e 34 anni, che aveva letto meno durante la crisi sanitaria, è tornata alla lettura. Certamente non mancano i problemi, in particolare fra 15 e 24 anni, anche se i dati sono un po’ migliorati rispetto allo scorso anno, ma non rispetto al 2019 (con una discesa di 12 punti). Un giovane su 5 dichiara di non leggere. Sotto i 25 anni aumenta di 15 punti l’uso degli Ebook, mentre sopra i 50 l’uso non riesce a sfondare. Il 46% degli under 35 ha già ascoltato un audiolibro. Da dove ho preso questi dati? Del Centro Nazionale del Libro francese. Un’istituzione che l’Italia ha cercato di copiare ma di cui si sono perse le tracce. Innanzitutto, servono fondi, che vengono distribuiti ad autori, editori, biblioteche e librerie secondo progetti specifici. Poi si tratta di “moltiplicare gli incontri degli autori con pubblici differenti, mettere la lettura al centro della vita dei francesi che ne sono più lontani, condividere il piacere di leggere attraverso la lettura ad alta voce. Nel 2022, il CNL ha messo in piedi 200 residenze e 500 masterclass di autori nelle scuole, accompagnati da 1000 interventi di associazioni in tutta la Francia e ha lanciato nuovi programmi come il ‘Goncourt dei detenuti’ presso una trentina di penitenziari o il ‘Quarto d’ora nazionale di lettura’ il 10 marzo”.

Godersi i parchi di Parigi e delle altre città visitate, sedersi (ma anche in piedi!) in metropolitana o nei treni, fermarsi su lungofiumi o lungo i bordi di canali: ovunque persone intente a leggere. E, ancora, biblioteche. Tante biblioteche. Nuove, luminose, fornite, spaziose. E poi nel settore librario, nonostante le grandi catene, resistono o nascono progetti indipendenti molto interessanti. Ne abbiamo notati, passeggiando, alcuni.

Les Guetteurs de Vent a Parigi

A Parigi la libreria Les Guetteurs de Vent, che si trovava dalle parti del nostro alloggio. Indipendente e generalista, la scelta dei libri e delle rivista era molto interessante. Lì ho notato uno straordinario numero speciale della rivista Socialter realizzato sotta la direzione di uno degli intellettuali più interessanti e radicali di Francia, François Bégaudeau. Socialter è un magazine che vuole “ripoliticizzare il dibattito con una questione in testa: come far evolvere la società verso più giustizia, più democrazia, nel rispetto degli equilibri ecologici”. E nei suoi numeri si è interessata in particolare alle correnti dell’ecologia, la tecnocritica, le disuguaglianze sociali nelle politiche della transizione ecologica, agli immaginari politici, alle low tech, all’impegno e alla radicalità, ai modelli agricoli e alla gestione degli spazi naturali, al militantismo, alla trasformazione degli istituti democratici o ancora all’artigianato. Il tutto finanziandosi con le vendite in una nicchia precisa di lettori e, in particolare per i tanti numeri speciali, grazie a raccolte fondi su piattaforma online. Non la conoscevo Socialter!

La vetrina che ci ha colpito

Perché in Francia non c’è solo il settore librario, ma un settore di riviste e giornali ben più fiorente che in Italia. E basta notarlo nella presenza di edicole, mentre da noi scompaiono. E in generale dalla presenza di una grande varietà di riviste. Vedere che semplicemente di geopolitica c’è vasta scelta o di storia. Persino di filosofia, cito fra tutte l’ottima Philosophie Magazine. E i prezzi non sono nemmeno così economici. Io sono abbonato a Le Monde Diplomatique, nella traduzione italiana e lo pago 2 euro. In Francia, versione originale, costa 5,40 euro.

Tornando alle librerie, a Pau, non poteva non notarsi l’apertura in notturna – proprio di fronte allo splendido castello – del caffè-libreria Danser sous la plume. Sala da tè, spazio per mostre, libreria generalista, animazione per bambini e serate a tema (quel giorno era la serata di filosofia). O ancora la Machine à lire di Bordeaux. Qui abbiamo finalmente ceduto, regalandoci Socialter. Ma è stato complicato decidersi, troppi libri. Libreria grande ma soprattutto ben organizzata. Per temi. Con interessantissimi consigli dei librai scritti a penna sui libri. Da notare poi lo spazio eccezionale dedicato alle questioni di genere, la geopolitica, la storia, la letteratura straniera, oltre che quella francese. Infine, ci spostiamo a Bayonne, con La librairie de la rue en pente. Dimensioni più ridotte ma cura, gentilezza e scelta dei libri molto militante colpiscono anche solo passeggiandoci davanti. Concludo con un tipo di librerie che da noi faticano a imporsi, mentre in Francia Gibert Jeune è una grande catena presente ovunque con grandi spazi: l’usato. Ero a Montpellier e non ho resistito: 5 piani di libri usati. Perché l’oggetti libro in Francia non è elitario ma riesce a realizzare la pretesa di essere in mano ai più.

Per questo, nel nostro piccolo, noi di Ithaca vi consigliamo la libreria Prosperi (di cui abbiamo parlato QUI) di Ascoli Piceno.

Danser sous la plume a Pau
La machine à lire di Bordeaux
La Librairie de la rue en pente di Bayonne
La Librairie Gibert a Montpellier

Dal riciclo dei libri all’anti-spreco nell’alimentari. Nei supermercati francesi c’è sempre, sempre, sempre un reparto al 50% di sconto con i prodotti in scadenza. Inoltre, è molto diffuso, e non vi dico cosa vuol dire utilizzarlo in una panetteria-pasticceria francese, l’utilizzo di TooGoodToGo, ovvero la app che ti permette di prenotare un cestino con i prodotti invenduti in tutti i tipi di negozi, ristoranti, finger food. Abbiamo persino scoperto una catena di alimentari molto diffusa (ma non è l’unica) NOUS anti-gaspi che propone a prezzi scontati fino al 50% di prodotti che vengono scartati dagli abituali circuiti di distribuzione a causa di piccoli difetti. E lo sconto aumenta quando arrivano verso la data di scadenza. Nel quartiere in cui abbiamo soggiornato a Parigi c’era anche una panetteria anti-spreco.

Molto diffusi sono poi i locali associativi. Caffè ma anche supermercati. Il funzionamento è semplice. I Comuni offrono i locali in comodato a un’associazione di cittadini. Gli associati offrono due ore al mese di lavoro nel supermercato e in cambio possono comprare i prodotti, biologici e di alta qualità, a oltre il 30/40% di sconto. Si risparmia grazie al fatto di non avere lavoratori e non avendo fini di lucro. E si ha inoltre la libertà di scegliere i prodotti collettivamente, cosa avere e cosa no, e soprattutto comprare locale (per quanto si può).

Questo ci aiuta a fare un cenno sul lavoro in Francia. In Francia dal 2000 vigono le 35 ore settimanali di lavoro. La domenica è sacra. E la chiusura dei negozi è perlopiù alle 19/19,30. Per chi visita Parigi trovare la zona dei Grands Boulevards (quella con le Galeries Lafayettes) chiusa e spoglia la domenica fa specie, pensando a quanto si arricchiscono i nostri centri commerciali nei weekend. Uno degli esercizi commerciali che, però, si troveranno più aperti è la panetteria-pasticceria (boulangerie-pâtisserie). Perché? Perché il pane si mangia fresco. Una buona baguette dev’essere calda e croccante a tutte le ore, al punto che normalmente non si riesce a resistere e la si inizia a mangiare per strada (d’altronde non la incartano).

NOUS anti-gaspi di Bordeaux

Sul dolce che dire: i pains au chocolat, l’ancor più buono pain suisse, la viennoise au chocolat, il croissant aux amandes (ma anche quelli regionali come i canelé di Bordeaxu). Rigorosamente al burro, che è ben diverso dal nostro, peraltro, e non, invece, strani mix di margarine e altri grassi idrogenati. Un’inchiesta del nostro Report di qualche anno fa che chiedeva ai bar e pasticcerie italiani la ragione della cattiva qualità dei nostri dolci da colazione e la risposta era sempre: agli italiani piace così. Ovvero, con grassi di pessima qualità e prodotti scongelati e cotti. In realtà, si punta a guadagnare a discapito di salute e gusto. Eccezionale anche la pasticceria fusion franco-giapponese: se vi trovate a Parigi non potete che passare da Aki e provare le specialità francesi al matcha.

E questo ci fa riflettere sul rapporto tra francesi e cucina. Sì, le formaggerie francesi sono impressionanti per varietà, attenzione, odori. Sì, i dolci, la panetteria. Sì, la guida Michelin e la cucina raffinata. Però, i francesi in casa che mangiano? Questa è la gigantesca differenza con l’Italia. La cucina italiana è una cucina semplice, una cucina che si gusta giorno per giorno fresca e a casa. La cucina francese intesa come alta cucina non è nelle case. E allora ecco che si prendono molti piatti pronti (un caso che i supermercati abbiano sempre il microonde per riscaldare e mangiare lì dentro o appena fuori?). E poi si mangia molto fuori. Le pizzerie sono ovunque (e in nessuna troverete i nomi scritti in italiano corretto.. Viva la margarita!). Ma anche i ristoranti etnici hanno una tradizione lunghissima. Non l’invasione del giapponese e basta come piace agli italiani al momento. Ma africani, mediorientali, asiatici, europei. Declinati nelle diverse nazionalità, una grande ricchezza. Menzione speciale per il libanese mangiato a Bayonne, Chez Pierre, Man’ouche. Da notare anche la grande scelta di prodotti veg nei supermercati, oltre che di menu e piatti vegani e vegetariani in bar e ristoranti (finalmente un po’ di rispetto per scelte eticamente così lodevoli).

Chez Pierre, Man’ouche a Bayonne

E per concludere la nostra cavalcata in quattro puntate sul confronto Italia-Francia… contrariamente a quanto si faceva notare appena sopra: siamo capitati a casa di Chris, storico e conferenziere franco-tedesco, appassionato della Disney e ottimo nel preparare marmellate fatte in casa con cui abbiamo fatto colazione a Pau. “Ora scusate, dopo la bella chiacchierata per voi vado al mercato a comprare le prugne”.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Trasporto pubblico, un confronto fra Italia e Francia

Next Story

Italia Viva, ad Ascoli confermata la coordinatrice provinciale uscente Maria Stella Origlia

Ultime da