Cambia San Benedetto: “Calendario Miss Grand Prix 2024, una vergogna”

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Dopo il clamore suscitato dalla morte di Giulia Cecchettin sono cominciate a circolare nell’opinione pubblica parole come sessismo, maschilismo, patriarcato. Parole rispetto alle quali molti hanno dichiarato la propria perplessità, sostenendo che la parità di genere è praticamente realizzata, che il maschilismo non esiste più e che il patriarcato e il sistema giuridico che lo sosteneva sono stati aboliti da tempo.

Il problema tuttavia è complesso e non semplicemente giuridico e nemmeno legato a semplici dichiarazioni di intenti.
Se vogliamo capire che cos’è il sessismo che cos’è il maschilismo e che cos’è il patriarcato dobbiamo fare un autoanalisi culturale: guardiamo ad esempio alla sciagurata iniziativa promozionale intrapresa dall’amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto in questi giorni, il calendario Miss Grand Prix 2024. Una volgare esposizione di corpi femminili in costume per, dicono gli ideatori, valorizzare le bellezze di alcuni monumenti o zone della città di San Benedetto affiancandole a la bellezza di sei giovani ragazze. “La bellezza sposa la bellezza” dichiara un consigliere comunale alla presentazione del calendario.
Di fronte a questa ignobile iniziativa bisogna porsi alcune domande.
Perché utilizzare delle donne?
Perché utilizzare delle donne in costume, quindi seminude, in pose volgari e pruriginose?
Perché l’unica opportunità che un comune deve offrire a delle giovani ragazze è quella di mercificare il proprio corpo, la propria carne, vendendola e dandola in pasto alla propria comunità?
Perché imitare uno stile becero come quello dei cataloghi di arredamento o delle esposizioni di automobili?
A chi si rivolge Spazzafumo e la sua amministrazione scegliendo di abbinare donne seminude e monumenti?
Come mai nessuna delle assessore e nessuna delle consigliere di maggioranza si è opposta a questa iniziativa?

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Tutte queste domande, per cui sarebbe bello ricevere una risposta, ci fanno capire che siamo ancora immersi in una cultura sessista, maschilista e patriarcale: sessista perché sceglie di ridurre le donne a strumento di promozione sulla base di una discriminazione di genere; maschilista perché partendo da una indimostrata superiorità dell’uomo sulla donna pensa di poter disporre delle donne esponendo il loro corpo come pura attrazione sessuale; patriarcale perché in questo caso, a livello sociale e politico, la classe dominante degli uomini adulti incarnata dagli esponenti dell’amministrazione comunale agisce in modo tale da servirsi della classe dominata delle giovani donne in un contesto di profonda subordinazione.

Così alcune/i possono commuoversi forse anche sinceramente per Giulia Cecchettin ma possono poche settimane dopo promuovere iniziative come questa del calendario che sono il frutto di quella stessa cultura sessista maschilista e patriarcale che continua a produrre discriminazione, violenza sessuale nei confronti delle donne, stupri, femminicidi.

Un’iniziativa, fatta peraltro con una spesa di € 7000 ai danni della collettività, davvero ignobile, qualunquista e particolarmente inopportuna in un momento come questo, degna di un’amministrazione priva di riferimenti culturali, valoriali, progettuali, che continua ad amministrare San Benedetto sulla base dell’opportunismo e della occasionalità.

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