Ad Ascoli Piceno, se dici “arte contemporanea” non ti rispondono più con un’alzata di spalle. Merito – soprattutto – della Frida Art Academy (di cui abbiamo parlato tante volte, ad esempio QUI e QUI) che con la quarta edizione del Premio Sparti, in collaborazione con i Musei Civici, patrocinato dal Comune e realizzato con il supporto dell’Impresa Sparti, per più di un mese ridisegna radicalmente il volto della città, in un suggestivo connubio di contemporaneo e medievale che riesce nell’intento di valorizzare entrambe le componenti. Ma l’ambizione dell’iniziativa è più grande: promuovere il lavoro delle nuove generazioni di artisti e di curatori e porsi come attivatore di mostre collaterali in città.

Palazzo dei Capitani, Sala dei Savi, 17 maggio 2025: un crocevia di affermati artisti di tutte le provenienze (molti giovani), curatori, intellettuali, curiosi e turisti che hanno programmato l’arrivo e la visita della città per l’occasione del vernissage. In mezzo, un nome: Martin Creed. “Sono davvero lusingato per la sua presenza ad Ascoli, per ben due giorni. Parliamo del vincitore del più noto, chiacchierato e popolare premio d’arte contemporanea al mondo: il Turner Prize. Abbiamo avuto la prima al Cinema Odeon del suo film, che in parte ha prodotto ad Ascoli proprio grazie al supporto della Frida Art Academy”, racconta Zeno Rossi, direttore della Frida e motore creativo dell’operazione, con quel misto di soddisfazione e quasi incredulità per quanto realizzato.







Si tratta del suo primo lungometraggio (Work In Progress – montaggio ancora in divenire). Il film racconta di un bambino che cresce e diventa adulto, visto attraverso gli occhi e i capelli di una giovane donna. Si tratta di una storia di formazione raccontata in episodi, dal concepimento attraverso i primissimi ricordi dell’infanzia (la prima parola e il primo disegno) fino al liceo, all’educazione artistica e al primo amore. Parallelamente ad essa si intreccia una storia di vestiti che sale lungo il corpo, dai calzini e dalle scarpe attraverso i pantaloni fino ai cappelli. Nel film, sotto forma di capitoli, vengono inoltre svelati piccoli segreti su alcuni aspetti della vita quali: “Il problema dei pantaloni” e “A cosa servono i baffi?”. I “ricordi” sono stati girati nei luoghi in cui sono accaduti, tra cui la Lenzie Academy di Glasgow, dove gli attuali studenti della scuola recitano in classe scene di bullismo, di cattiva condotta e di sport. Altri episodi, come i “sogni”, sono stati girati in una particolare combinazione di luoghi, tra cui Las Vegas. Il campione di tennis John McEnroe è presente in una scena fantastica su un campo da tennis di Malibu.

Il Premio Sparti, nato nel 2022 da un’idea dello stesso Zeno Rossi con Simone Sparti, imprenditore-mecenate che sembra voler riecheggiare i signori rinascimentali, sembra ormai aver trovato una sua precisa traiettoria. E che traiettoria: quattro mostre in contemporanea, attive fino al 28 giugno, con artisti italiani e internazionali, nomi consolidati e giovani per un mix davvero unico.
C’è ZIG ZAG, al Palazzo dei Capitani, mostra contest curata da Niccolò Giacomazzi, che nasce dall’idea di un movimento dinamico e non lineare attraverso i confini. Rappresenta l’attraversamento di soglie, la ricerca di percorsi alternativi e la continua ridefinizione dello spazio e del linguaggio artistico. Il confine quindi inteso non come barriera ma come spazio di transizione e di dialogo. Gli artisti emergenti invitati ad esporre in questa edizione – Veronica Bisesti, Francesca Brugola, Paolo Bufalini, Valerio D’Angelo, Collettivo DAMP, Antonio Della Guardia, Daniele Di Girolamo, Nicola Ghirardelli, Giuseppe Lo Cascio, Caterina Morigi, Matilde Sambo, Wang Yuxiang – approfondiranno nel loro lavoro tematiche plurali: dalla connessione con lo sconosciuto alla ricerca più introspettiva di identità e di rapporti interpersonali. Molte opere sono pensate appositamente per lo spazio espositivo del Palazzo dei Capitani e realizzate specificamente per la quarta edizione del Premio Sparti.






Poi Confine infinito, alla Galleria d’Arte Contemporanea “O. Licini”, curata da Giuliana Benassi, che coinvolge 9 artisti tra italiani e internazionali: Josè Angelino, Niccolò Berretta, Federica Di Carlo, Flavio Favelli, Luca Grimaldi, H.H. Lim, Lulù Nuti, Jonida Prifti, Julian Rosefeldt. Il confine viene esplorato nelle sue molteplici dimensioni: spazio fisico, soglia tra luoghi, linea divisoria o punto di fuga, prospettiva sia orizzontale che verticale. Un concetto che evoca separazione e unione, ma che in questa mostra è svincolato da una lettura strettamente politica o legata all’attualità bellica. Se Josè Angelino indaga il confine sottile che determina l’equilibrio della vita, analizzato tramite dettagli rilevatori dei meccanismi fisici della materia, Niccolò Berretta allude al confine attraverso una ricerca incentrata sulle periferie e i luoghi marginali, borderline. Federica Di Carlo abbraccia il tema del confine con uno sguardo verticale, indicando quello che c’è tra la Terra e l’Infinito; mentre Flavio Favelli fa riferimento a quello geografico, di mare e terra, confondendone i lineamenti. Luca Grimaldi sposta l’attenzione sul paesaggio e sul punto di fuga come prospettiva di orizzonte universale; come H.H. Lim, che tuttavia ne rende illeggibili i suoi margini. Lulù Nuti fa coincidere il confine con l’orizzonte, potenzialmente estendibile, come linea visiva. Jonida Prifti con le sue poesie tratte dal libro “Sorelle di confine” si sposta invece su un discorso più incentrato sulle conseguenze della guerra nell’esistenza di chi vive e oltrepassa i confini; Julian Rosefeldt invece lo affronta come spazio sospeso, zona buia e di tensione tra la vita e la morte.
La mostra offre una variegata esplorazione dell’idea di confine, spaziando dalle sue implicazioni fisiche e geografiche a quelle esistenziali e poetiche. Il tema viene dunque indagato in senso ampio, affidando all’arte il ruolo poetico di muovere una riflessione più universale sul concetto: sventolando non una bandiera ideologica e politica, piuttosto ideale e riconducibile a una lettura fisica e metafisica.






Gli spazi espositivi di Frida Art Academy accolgono, invece, Ultra male, personale di Ivo Cotani a cura di Zeno Rossi. Ivo Cotani è un artista visivo, pittore e performer, la cui ricerca si fonda su un’esplorazione multidisciplinare dei linguaggi contemporanei, con un approccio ludico, provocatorio e profondamente simbolico. Nato ad Ascoli, si è laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, completando la sua formazione con studi e residenze a Madrid, in Arabia Saudita e in India. Oltre alla sua formazione nelle arti visive, Cotani ha conseguito anche un diploma teatrale come attore presso l’Accademia di Teatro Antropologico di Roma. Il suo lavoro intreccia pittura, installazione e performance, con un’attenzione al corpo come veicolo di senso e trasformazione. L’artista sviluppa spesso progetti site-specific che traducono tensioni culturali, identitarie e simboliche.

E, infine, Last Seen, la personale di Dario Capello, vincitore del Premio Sparti 2024, al Frida Museum a cura di Niccolò Giacomazzi. Last Seen nasce dalla volontà di generare una pervasiva idea di assenza, dalla quale emergono forme talvolta stridenti. Queste “forme”, che non hanno connotati di immagine o oggetto, si muovono simultaneamente vicine e lontane, suscitando una sensazione ambigua, piacevole e spiacevole al tempo stesso, simile a un ronzio capace di sedare e annebbiare.
“Abbiamo avuto degli artisti enormi che vengono ad Ascoli per il Premio Sparti, cosa impensabile anche solo due anni fa. Mai successo nel nostro territorio”, dice ancora Zeno Rossi. E ha ragione: non è solo questione di numeri (che pure sono ottimi – 22 testate giornalistiche hanno già scritto dell’evento, e in un anno se ne sono contate 51, tra italiane ed estere), ma di reputazione, di vibrazione, di passaparola positivo. “Il successo del vernissage, con la Sala dei Savi piena, parla da sé”, peraltro ci siamo potuti anche godere una performance eccezionale di Jonida Prifti: “poeta albanese, uno dei dodici autori in corsa al Premio Strega Poesia 2025 per una raccolta d’avanguardia che unisce suono e parole”.

LE NUOVE SORPRESE DELLA FRIDA ART ACADEMY PER IL TERRITORIO
E poi ci sono importanti novità: Frida Art Academy non smette di espandersi, anche fisicamente. È stata appena ottenuta l’area verde dell’ex Distretto militare in Corso Mazzini: quasi 4000 metri quadrati nel cuore di Ascoli che diventeranno un parco culturale urbano, una nuova sede didattica ed espositiva dell’Accademia e, già dalla prossima edizione, una delle sedi stabili del Premio Sparti.
Si tratta della “concessione del giardino dell’ex Distretto militare in corso Mazzini, nel pieno centro storico della città. Quasi 4000 metri quadri di verde che diventeranno un parco culturale urbano, dentro le mura, con una sede didattica-espositiva di Frida Art Academy, dove si svilupperanno altre realtà. E poi sarà un’altra delle sedi stabili del Premio Sparti dalla prossima edizione”, afferma Zeno Rossi, sempre proiettato verso il futuro.
Ma non finisce qui! In cantiere ci sono già una Biennale del Travertino, che gioca in casa con la materia più identitaria della città, e un festival delle arti performative di strada previsto per settembre.
Ma le sorprese non finiscono qui. A breve ne sapremo di più!