Giulio Regeni, il ricercatore friulano catturato e torturato a morte dalla National Security egiziana dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016 il cui corpo senza vita venne ritrovato lungo l’autostrada del deserto che collega Il Cairo ad Alessandria. Arquata del Tronto, una struttura di legno e vetro che sarà un centro di aggregazione in grado di assicurare alla popolazione, dispersa dopo il terremoto, la necessaria coesione sociale. Cosa lega due realtà così apparentemente distanti?
Realizzato nella frazione di Trisungo, frazione baricentrica del comune, l’edificio rispetta i criteri di sostenibilità e ha caratteristiche antisismiche: 100 metri quadri ospitano una sala polivalente, uno spazio per i laboratori, una piccola cucina e i servizi igienici. Il progetto architettonico dell’opera porta la firma dello studio Baukuh di Milano (autore di importanti realizzazioni, tra cui la Casa della Memoria nel capoluogo lombardo), la stesura esecutiva è stata realizzata dagli ingegneri Vassilis Mpampatsikos (progetto strutturale) ed Emiliano Bronzino (progetto impiantistico, meccanico ed elettrico). La direzione dei lavori è stata dell’architetto Gianluca Fontana, quella strutturale dell’ingegner Rocco Maffei. L’edificio è stato concepito come struttura temporanea, la cui durata sarà stabilita dalle esigenze della comunità.
C’è voluto tempo, ma adesso il centro civico di aggregazione socio-culturale di Arquata, ultimato alcuni mesi fa, verrà inaugurato il 31 ottobre alle ore 11. Tutto è iniziato nel dicembre 2016 da un’iniziativa solidale dell’associazione “Verità e Giustizia – Il Tigullio per i diritti”, che ha man mano coinvolto diversi Comuni, imprese, associazioni del Levante ligure.
La giunta comunale ha deciso di intitolare la struttura a Giulio Regeni. Un’ottima notizia, anche se la triste vicenda del giovane ricercatore ha ormai assunto toni farseschi. Dopo tutto il clamore mediatico succeduto alla scoperta di questo assassinio, il richiamo (pro-forma) dell’ambasciatore, le missioni in Egitto dei nostri investigatori, la corte ha deciso di rinviare tutto al gup, perché non convinta che gli imputati sappiano cosa stia succedendo in aula. In questa commedia giudiziaria entra in scena anche lo Stato, annunciato come parte civile, per evidenziare il danno alla Nazione del reato. Una cosa è certa: i responsabili non li avremo mai in cella, le aziende italiane continueranno i loro affari con gli egiziani (soprattutto nel settore armamenti), ma la messinscena processuale sarà impeccabile.