L’uomo che camminava sui trampoli

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Carlo Lanciotti, “con la cultura si mangia”! Non dà ricette ma dice la sua sulla Capitale della Cultura: finalmente un progetto credibile che unisce tutta la provincia!

Non deve essere facile far parte della famiglia dei Folli, se ti ritrovi appeso in aria che volteggi sotto il braccio di una gru. Non tanto perché si rischia roteando a quelle altezze,  quanto per gli stressanti allenamenti e la maniacale ripetitività delle figure per mandarle a memoria.

“Fai le cose che ti piacciono, di cui sei appassionato; il resto no, non c’è tempo”. L’ho letto ultimamente in una rivista, una di quelle che finisci con lo sfogliare quando capiti nella sala d’attesa del medico. Mi è sembrata fatta su misura per Carlo Lanciotti, che della Compagnia dei Folli è il fondatore, il front man e il coordinatore.

Carlo Lanciotti

Parlare di spettacolo con Lanciotti è piacevole, anche se ogni volta la lingua batte dove il dente duole. Ma come dargli torto di fronte a quello che la politica ha fatto in tutti questi anni, dietro quella sciagurata battuta che “con la cultura non si mangia”.  

“Fortunatamente oggi, molto è cambiato e le commissioni giudicatrici dei progetti al FUS sono formate per curriculum e non più per tessere di partito. Anche se ancora non sono tutte rose e fiori, soprattutto quando ci si allontana dal Centro Politico”.

Parlare di Ascoli Capitale della Cultura 2024 allora è inevitabile. Il 16 di questo mese verrà comunicata la vincitrice e l’ascolano, un giudice severo che guarda sempre un po’ in diagonale “mo’ vedeme quisse che fa!, è li che aspetta”

Per la prima volta una amministrazione ha avuto il coraggio di fare un progetto articolato, coinvolgendo addirittura tutti i comuni della provincia, superando quei campanilismi che per troppo tempo ci hanno penalizzato. È semplicemente fantastico! Perciò bravi gli amministratori, ma anche e soprattutto chi il lavoro lo ha fatto. Bisirri, innanzi tutto, che nella sua presentazione è stato chiaro e professionale, sicuramente se non il migliore, tra i migliori nelle audizioni. Io, uno come lui non me lo lascerei scappare”.

Giorgio Bisirri

Una promozione sul campo per una persona che Lanciotti precisa di non conoscere, ma del quale ha apprezzato la professionalità, inusitata dalle nostre parti. Ma Bisirri è solo il primo dell’elogio.

Dovremmo ringraziare tutto lo staff che in ombra ed in silenzio è riuscito a mettere insieme idee, progetti e semplici battute, mediando con una certosina pazienza se è riuscito a far dialogare realtà che se si parlavano lo facevano solo per dovere istituzione.

Appunto, un campanilismo che ha relegato il Piceno in un becero provincialismo che non ha giovato a nessuno in una sorta di “muoia Sansone con tutti i filistei”. E questo è sotto gli occhi di tutti: delle provincie marchigiane, solo Ascoli e Fermo, che di Ascoli è una costola, non hanno qualcosa di identificativo, di unico, di originale, per cui venire ad Ascoli sia importante. Pesaro ha il ROF, Macerata lo Sferisterio, Ancona un interessante festival Klezmer e una serie di gare indoor di atletica ad altissimo livello, Ascoli niente.

“Noi abbiamo vissuto a lungo convinti che il nostro biglietto da visita fosse la Quintana ed il Carnevale, senza renderci conto che di rievocazioni storiche è piena l’Italia ed il Carnevale, basato sull’ascolanità, ha poco di attrattiva per un turista.” 

E il Festival dei due mondi? La storia di Giancarlo Menotti che, prima di Spoleto, si era rivolto agli amministratori ascolani?

Vogliamo parlare di una diceria? Di certo una verità a metà. Ascoli, dissero, aveva tutte le caratteristiche per ospitarlo, ma da qui a farci vanto di quella ipotesi mi sembra eccessivo. Nella realtà non siamo stati capaci di coglierla al volo, e questo più che darci il diritto a pavoneggiarci, dovrebbe farci riflettere su come siamo stati limitati”.

Ecco allora che torna a galla la Capitale della Cultura. Almeno questa volta si è colta l’occasione, non solo presentandosi, ma realizzando un progetto non come palinsesto di eventi, ma come costruzione attraverso sette direttrici: intensità in divenire, partecipazione, cultura phygital, rigenerazione urbana, partnership pubblico e privato, metropolitalismo culturale, cultura quotidiana. Tanti contenitori nei quali i trentadue sindaci, le associazioni e quanti altri coinvolti, avranno la possibilità di dire la loro.

Il problema è capire quanto riusciranno e coordinare le iniziative che si preannunciano abbondanti. E ancora, se malauguratamente non si dovesse vincere, le attività programmate verranno realizzate ugualmente, magari spalmate su più anni, o tutto cadrà nel vuoto?

Già, e se non si vincesse? Che succederà a livello politico e cittadino?

Colore che portato avanti il progetto, politici e promotori, cercheranno un perché che faccia pensare a qualche gioco strano, chi da sempre è stato critico, ma ha tenuto coperta sotto la cenere questa sua “convinzione”, esploderà in tutta la sua virulenza, perché, come diceva Cecco che già l’aveva capito, l’ascolano è quel popolo di genti acerbe,con gli atti avari, invidiosi e folli”.

Ergo il Sindaco dovrà cominciare a guardarsi dal fuoco amico, i bastian contrari se ne usciranno con il solito “io l’avevo detto” e i cittadini normali, che non capiranno tutto questo strepitare di voci, parleranno solo del gran sperpero di soldi pubblici, meglio se rivolti alla collettività.

Cosa manca allora ad Ascoli per il salto di qualità?

Solo che renda partecipi tutti delle iniziative, non facendole cadere dall’alto, ma realizzandole con la responsabilizzazione di tutti. Noi abbiamo girato tutta l’Italia con i nostri spettacoli, ma quello che abbiamo visto a Matera non l’abbiamo visto in nessun altra parte. Era l’apertura di Capitale della Cultura Europea, quindi un gradino in più. Ebbene quando arrivammo in città, fummo indirizzati al B&B a noi destinato. Il gestore ci indicò luoghi, orari, compagnie e eventi in programma. E questo fecero il barista, il ristoratore e anche il comune cittadino che, in quel momento si sentiva parte attiva dell’evento. Ecco, questo mi sembra che manchi ad Ascoli, dove si strepita perché le estati sono vuote, poi si contesta perché si spende per divertirsi”.

Si fa presto, allora, a dire Ascoli. Ma ci vogliono metodo e pazienza per conoscerla davvero. E tempo per scoprirla. Passeggiando ci si può trovare improvvisamente davanti a fontane che odorano di zolfo, a strani personaggi scolpiti nella pietra, ad antiche leggende di una Ascoli nascosta, ricca di fascino e sorprese, facendo riaffiorare un passato illustre ed un presente che si spera sempre più dinamico e sorprendente. 

Sopra di noi, intanto, continuano a volteggiare, con grazia dei movimenti, gli acrobati della Compagnia. Chissà, vedere il mondo da lassù, può forse aiutare a trovare le idee più originali.

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