Ascoli si tinge di blu

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“Nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù”. Era questo il refrain della canzone con la quale Domenico Modugno vinse negli anni ’70 il festival di San Remo. Altri tempi, altra musica che accompagnava autentici testi di poesia. I giovani di oggi non possono ricordarla, al massimo l’avranno sentita canticchiare da una nonna o da una madre. Resta pur sempre un’icona della musica leggera. 

Perché ricordo questa canzone? Per il semplice motivo che di colpo, girando per le strade della città, le ho trovate tutte dipinte di… blu, proprio come la canzone di Modugno. 

Un plauso per questa fantasmagorica sorpresa va rivolto al sindaco Fioravanti e alla sua giunta che hanno regalato ai “sudditi” ascolani nuovi parcheggi a pagamento, creando così problemi, che hanno scatenato violente proteste da tutti coloro che si sono visti sfilare sotto il naso l’abituale posto macchina dove lasciare la parcheggiare la propria autovettura. 

Va precisato, tuttavia, a scanso di equivoci, che il cittadino può continuare a parcheggiare ad una condizione: pagare il ticket che impone una ulteriore tassa. 

Bravi veramente i nostri  amministratori: si aumentano il loro compenso annuale – il sindaco Fioravanti dagli attuali 4.600 euro mensili dovrebbe passare nel giro di due anni a 10 mila, almeno questa è la richiesta avanzata dall’ente che tutela i diritti dei primi cittadini – ma per garantirsi maggiori entrate, oplà, un bel aumento di Tari e parcheggi, non fa male a nessuno.

Credo che il “popolo bue” sia disposto a pagare nei limiti del possibile le “gabelle”. Ad una condizione: che i soldi incassati vengano riversati per migliorare i servizi pubblici. Pia illusione, perché nel pubblico pochissime cose sono funzionali. Viene in mente, per esempio, la manutenzione della strade cittadine.

Provate a fare un giro in bicicletta per Ascoli: fondo stradale dissestato e buche a volontà. Se non siete caduti a terra, siete stati miracolati. Il fatto è che per amministrare bene una città o addirittura una nazione bisognerebbe scendere dal “piedistallo” ed incontrarsi con la gente per raccogliere le istanze.

Certo sarebbe un grosso sacrificio perché capiamo che seduti sulla poltrona del proprio ufficio si sta bene anzi, troppo bene.

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