Dopo lo spezzatino delle partite, dell’incontro all’ora di pranzo, a quando la partita a colazione? O a notte fonda?

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Non ricordo se in passato ho assistito ad una partita dell’Ascoli giocata a mezzogiorno e mezzo. Poco importa perché mi è bastata l’esperienza fatta con Ascoli – Cittadella. 

E’ andata così. Sandro, quando vuoi fare pranzo, a mezzogiorno, prima dell’inizio, nel corso dell’intervallo oppure dopo il triplice fischio di chiusura? Sono rimasto un po’ perplesso chiedendomi: la prima opzione è troppo presto, la terza troppo tardi, per cui decido per quella di mezzo, ossia nei 15 minuti in cui le squadre sono a riposarsi nei rispettivi spogliatoi. Ovviamente, essendo il tempo a disposizione molto ristretto, per non perdermi un solo secondo della partita, finisco quasi per strozzarmi. 

Ma i “soloni” della federazione si rendono conto del disagio che tale orario comporta alle tifoserie? La risposta credo sia questa: volete i soldi che elargiscono al mondo del calcio le televisioni, questo è il prezzo  da pagare. Certo è che per una famiglia tradizionale – purtroppo se ne è persa quasi del tutto traccia –  con padre a capotavola, madre al suo fianco e figli educatamente seduti attorno al tavolo, senza telefonini o tablet, lo scombussolamento è palese ma se vogliamo vedere la partita devi accettare la situazione. 

Ma non è tutto. Giocare all’ora di pranzo comporta un drastico cambiamento d’abitudini agli atleti: svegliarsi prima del solito, fare un pranzo frugale per facilitare la digestione e sperare che i bioritmi  si alzino il più presto possibile.

Televisione, televisione – avrebbe detto il signor Bonaventura – cosa si fa se scuci il milione! 

E visto che siamo in tema che dire della divisa dell’arbitro, vista in televisione nella partita Ascoli – Cittadella? I giocatori ascolani erano in divisa nera e non si distinguevano dall’arbitro Minelli di Varese, che ne indossava una color verde bottiglia.

“Ma passa la palla al compagno che ti è vicino, asino!”  “Guarda, che quello è l’arbitro”. Cinque arbitri tra direttore di gara, segnalinee, quarto uomo e Var, ma nessuno che ha pensato che sarebbe stato opportuno cambiare abbigliamento al signor Minelli. 

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