Anche la fiorente e fertile Valdaso, dove si producono frutta e ortaggi destinati ai consumatori di tutta Italia, è in preda alla crisi legata alla siccità. Ma secondo gli agricoltori della Coldiretti l’oro blu ci sarebbe ed eppure tanto. A pochi chilometri verso la montagna, nell’invaso di Gerosa dove il corso dell’Aso è sbarrato per produrre energia elettrica. Da qui l’appello all’Enel e una serie di proposte per il future per nuovi sistema di irrigazione destinati anche ad abbattere drasticamente il consumo d’acqua.
“Oltre al danno la beffa – tuona Armando Marconi, Presidente interprovinciale della Coldiretti piceno fermana – e a pagarne le conseguenze sono le imprese agricole, ormai allo stremo delle forze; è inammissibile che gli attuali rilasci dalla diga di Gerosa giungano all’impianto del Consorzio di Bonifica a singhiozzo soprattutto in uno straordinario periodo siccitoso come quello che stiamo vivendo. Bene ha fatto il Consorzio di Bonifica a intimare all’Enel di correggere tempestivamente la gestione della risorsa idrica, pena la sospensione della concessione di derivazione tramite l’intervento della Protezione Civile Regionale.”
In questi giorni in Valdaso si dovrebbero raccogliere pesche, susine, pomodori, zucchine, fagiolini, peperoni, melanzane e tra poco anche le pere – prosegue la Coldiretti – ma le piante sono in evidente stress idrico e le previsioni di resa sono drammatiche. Desta ancor più preoccupazione, inoltre, l’imminente messa a dimora delle orticole autunno-vernine che, senza acqua ad agosto (la fase del trapianto è proprio quella più critica), non potranno crescere e produrre; ma gli agricoltori hanno già investito nell’acquisto delle piante e qualcuno sta pensando di buttar via tutto, risparmiando almeno i costi di trapianto. Nell’immediato, urge pertanto avere acqua nei canali e con un flusso costante affinchè si possa lavorare, sotto la sorveglianza del Consorzio di Bonifica, ad una turnazione nell’utilizzo della risorsa idrica.
A livello infrastrutturale, la Valle dell’Aso necessita di un insieme di interventi – prosegue l’Organizzazione degli agricoltori – che vanno dal ripristino del livello pre-terremoto della diga di Gerosa al completamento dell’impianto a pressione in bassa valle (e più precisamente da Moresco ad Altidona per la sponda a sud del fiume e da Montefiore a Pedaso per la sponda a nord del fiume) per un totale di circa 9 chilometri.
“Da quel che ci risulta – commenta Marconi – esiste un progetto del Consorzio di Bonifica per l’ammodernamento dell’infrastruttura idraulica a servizio dell’agricoltura ma mancherebbe solo qualche dettaglio perché possa definirsi esecutivo. Un impianto a pressione non è una spesa ma un investimento perché evita lo spreco di acqua derivante dalla dispersione, dall’evaporazione e dall’inutilizzo (poiché se non utilizzata, l’acqua viene riversata in mare) e consente maggiore possibilità di accumulo. Basti pensare – conclude Marconi – che l’acqua introdotta nel sistema di scorrimento è il doppio di quella immessa nell’impianto a pressione ma in bassa valle ne arriva meno della metà. Inoltre, questo tipo di ammodernamento infrastrutturale non soltanto ridurrebbe i costi di manutenzione e di pulizia del reticolo irriguo quanto, soprattutto, consentirebbe di aumentare le superfici coltivate generando nuovi insediamenti ulteriori posti di lavoro e garantendo ai consumatori la possibilità di acquistare prodotto locale“.