Ascoli, Ariete e il suo “Specchio Tour”: il nostro live report

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Sa, prof., dovrebbe ascoltare Ariete“. Così mi dice Pier Francesco, uno dei miei studenti di terzo liceo, peraltro anche musicista. “Secondo me, non le dispiacerebbe. Non è come il resto della musica che di solito i miei coetanei prediligono“. Insegnare, avendo un ottimo rapporto con i propri studenti, ti aiuta anche a non invecchiare, in un mondo che accelera a un ritmo sempre più vertiginoso. I gusti musicali sono una delle prime cose che vengono testate di un docente. Non è il caso di farsi trovare impreparati.

E, proprio Arianna Del Giaccio in arte Ariete, è d’attualità in questi giorni per le sue taglienti prese di posizione sulle prossime elezioni. Dopo le polemiche, ha scritto su Instagram: “Se un giovane non vota non va bene, se parla di politica non va bene, se non parla di politica non va bene comunque…” continuando la sua invettiva a sostegno degli ultimi, per l’allargamento dei diritti civili e sociali. Non mi era capitata di leggerla direttamente, ma c’è Evy – altra ex studentessa, ora all’università – a scrivermi, commentando: “Lei la adoro, anche se non musicalmente“.

E non è l’unica a pensarla così: normalmente, infatti, non sarei io a occuparmi di musica qui su Ithaca. Il punto di riferimento ineludibile è Giulia (che avete letto, ad esempio, QUI), con i suoi mitici live report. La musica è il suo elemento ma, fin dalla prima volta che le avevo parlato di Ariete, aveva sentenziato: “L’ho ascoltata, il nome non mi era ovviamente nuovo ovviamente, ma non mi ispirava. E, infatti, mi è sembrata una cosa molto adolescenziale: è una di quelle cose che se avessi 18 anni mi metterei ad ascoltare di certo. Insomma, comunque apprezzo il tentativo e, in fondo, non è poi male. Mi ha fatto pensare a una Margherita Vicario [ne abbiamo parlato QUI su Ithaca, ndr] più giovane“.

Giulia mi rimprovererebbe forse l’inizio troppo tiepido per un live report ma, in attesa che condivida con me (e con voi) un concerto… dovrete accontentarvi di me. Ringraziamo innanzitutto l’organizzazione dell’Ascoli Summer Festival, che mi ha fornito un accredito gratuito (aspetto a cui tengo molto) per la tappa di Ascoli Piceno dello “Specchio Tour 2022” di Ariete. Il festival, come hanno ricordato prima il presentatore (che poi è il caro Filippo Ferretti) e poi il sindaco Marco Fioravanti, vuole essere un modo per provare a restituire ai giovani un po’ di quello che hanno perso nei due anni di pandemia.

Ma non dilunghiamoci oltre ed entriamo nel vivo. Piazza del Popolo, ad Ascoli, si sta riempiendo. Mi avvicino di più al palco, da cui mi accecano luci blu. Mi guardo intorno per capire l’anima collettiva del concerto. Tante ragazze, dalle più piccole delle medie alle più grandi mie coetanee. Un buon numero accompagnate dal proprio ragazzo. Alcune con i propri genitori o nonni. Mi sembra di scorgere qualche mia ex studentessa, in lontananza. Accanto a me, una ragazzina dice al padre: “Ascoltare Ariete da sola, non avendo nessuno accanto, sarà abbastanza intenso” e si allontana cercando di avvicinarsi di più al palco.

Intanto sul palco sale Ariete: septum, cappellino in testa e chitarra in mano. Inizia così, da sola, con l’interludio che dà il titolo all’album, “Specchio“. Un pezzo doloroso, lo scrisse quando abitava nella sua vecchia casa a piazza Bologna a Roma (lei è originaria di Anzio). “Non mi sento nient’altro / Nient’altro che un’ombra“. Lo compose mentre se ne stava rinchiusa in casa, con tutte le tapparelle abbassate, in zona rossa. Allo specchio ci si guarda per quel che si è, cicatrici comprese. Ci si concede il lusso di mostrarsi nudi, senza difese. E, in questo, la cantautrice vuole farsi specchio delle fragilità e delle emozioni della generazione Z.

Entra la band costituita da Alessandro Cosentino (chitarre), Jacopo Antonini (tastiere e basso), Emanuele Fragolini (batteria). Si suona “Giornate Noiose”, che ci invita a ripensare a tutti quei giorni sprecati ad aspettare la risposta di qualcuno che non arriva mai. Si passa a “Solo te”, tratta dal suo primo EP “Spazio”. Dal palco Arianna ci fa intonare il ritornello tutti insieme: “Per me che amo solo te, solo te, solo te“. Nel testo c’è qualcosa di ognuno di noi, di una ragazza appena ventenne che canta: “Essere giovani fa schifo e non poter decidere fa tanto male / Essere giovani non fa per me.” Tutto si mescola in maniera incoerente e instabile, come si può essere solo alla fine dell’adolescenza, con le idee ancora poco chiare e i sentimenti che ti scuotono.

Piccola pausa e sul palco ecco arrivare i primi pacchetti di sigarette, i reggiseni (“regà, state male“) e alcune ragazze alzano dei cartelloni: “Sei il mio primo concerto“. A cui Ariete replica: “Dopo me li date tutti e li prendo. Ora riprendiamo e, quando abbiamo preso più confidenza, vi dico un paio di cose“. Si riparte con la seconda traccia del nuovo album: il singolo “Club”. Protagoniste le calde serate estive che, mentre dentro di noi è inverno, ci riempiamo di rumore: sembra euforia, ma in realtà vorremmo solo tornare a casa.

“Mille guerre”, un pezzo sulla forza di un sentimento che può portare a farsi molto male. Al termine pausa e, fra i biglietti che arrivano, legge: “Mi ti farei? La risposta è tristemente no, anche perché ti devo vedere prima, ma non è mai detto nella vita“. Intanto sul palco altri oggetti, arrivano occhiali (che lei distribuisce ai membri della band) e, visto che siamo in periodo di Ascoliva, una confezione piena di olive all’ascolana: “Ma da quanto ce stanno, saranno ancora bone?“.

Il singolo “L” tratto da “Specchio” è una canzone scritta di getto, in bagno, durissima contro una sua ex: “Le bugie bianche sono tali quando non sei sporco dentro / Ma tu sei così marcia che non spreco più tempo“. Intanto mi giro intorno e vedo in vari punti ragazze con il telefono in aria mentre sono in videochiamata con amiche che non potevano esserci. Mi soffermo su un padre che saltella e agita in aria una bottiglia d’acqua. Altra piccola pausa, in cui la cantante richiama il tormentone della tiktoker ascolana Giulia Caselli: “Ciao, amo! Lo so che ti sto sul cavolo perché dico Ascoli Pïceno”.

Con “Tutto (con te)” si salta all’unisono. Una hit funzionale a regalare qualcosa di fresco e più ritmato del solito, con un tema amoroso cantato in maniera semplice ma empatica. “Non si dica poi che ai miei concerti si sta depressi, dopo questa canzone e le due che state per ascoltare“. Si tratta di “Avviso” e “L’ultima notte”. Ariete è poi di nuovo sola sul palco, in testa la bandana e in mano la sua chitarra. “Quel Bar” è il suo primo pezzo, a cui ricorda di essere molto legata. Segue “Spifferi” tenera canzone che porta la coppia di statici trentenni davanti a me ad abbracciarsi: “Si tratta di una canzone d’amore che ho scritto tempo fa per una persona a cui tenevo. Baciatevi, abbracciatevi, usate questo tempo per far capire qualcosa alle persone a cui tenete. L’amore è tutto“.

Siccome mi ascoltate un botto e mi sopportate”, interrompe a questo punto Arianna, “quest’anno ho deciso di voler ascoltare anch’io in piccolissima parte qualcuno di voi”. Vengono scelte tre persone da far salire sul palco: Chiara, Alice e Siria. “Ascoltate le loro parole come se fossero quelle di una persona che conoscete da una vita perché non sapete mai cosa stanno passando gli altri e magari potete empatizzare con le loro storie”.
Chiara ha avuto problemi di depressione, ansia e attacchi di panico per cui non riusciva ad uscire di casa e si è isolata. “Parlatene sempre, ci sarà qualcuno pronto ad aiutarvi”. Siria combatte da anni contro diversi e gravi disturbi psichici e ha pensato di farla finita. “Pensieri che ho tutt’ora” confessa “e sono stanca di sentirmi sminuita. Non permettete a nessuno di sottovalutare il vostro dolore: la salute mentale conta tanto quella fisica”. Alice ha scritto una lettera: “Quello che amo della tua musica è il riuscire ad essere capiti e compresi senza troppi paroloni. Sei stata la compagna di questi anni di Covid“.

Ora un paio di successi da “Spazio” come “Amianto” (e il suo amore sofferto), “Pillole” (e il suo girovagare nostalgico a Termini). E poi “Venerdì” (dall’EP “18 anni”): “Vorrei tenerti qui / Scapperemo da una festa e da un noioso venerdì“. Nei momenti di pausa arrivavano talmente tante sigarette che è intervenuta dicendo: “Siete la data con più tabacco avuta finora“.

Gran finale con le nuove “Cicatrici” e “Iride”. Su quest’ultima tante dita a cuore si levano in aria, insieme alla torce accese dei telefoni. Il bis, richiesto unanimemente, ha compreso “Castelli di Lenzuola” (sempre da “Specchio”) e poi una delle più note: “18 anni” (dall’omonimo EP), in onore di una fan che compiva gli anni, Caterina. Ariete canta ora avvolta con una bandiera LGBTQIA+, chiesta al pubblico appena prima. Scende spesso dal palco per gettarsi nella folla. Mentre le ultime note si spegnevano, mi accorgo di due nonni particolarmente molleggiati che tentavano di farsi un selfie. “Regà, mi sono divertita un botto” saluta Ariete.

Una ragazza minuta, dal timbro scuro e dolce, intimo e caldo; una personalità particolare, testarda e fragile al contempo. Con le sue canzoni piccole, minimali, quasi da camera ha incarnato lo spirito del tempo nel mondo pandemico giovanile. I suoi testi tagliati con l’accetta fanno parte di quella nuova generazione musicale che, in maniera introspettiva, canta della propria rabbia e delle proprie paure, degli amori tossici, delle ansie, dei pianti. Un discreto acquisto per Bomba Dischi, l’etichetta romana che più di tutte ha contribuito alla scena it-pop, finendo per diventare simbolo e tempio sacro dell’indie (la stessa di Calcutta, Franco126, Giorgio Poi e Psicologi, tra gli altri).

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