Planimetria del cinema Olimpia, secondo il progetto del suo architetto Vincenzo Pilotti

Ascoli, alla scoperta delle sale cinematografiche di inizio ‘900

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Di seguito la prima puntata della nostra serie sul cinema ascolano, di cui abbiamo parlato qui, liberamente tratta dalla ricerca di Nicolò Piccioni, che ringraziamo.

La prima proiezione cinematografica pubblica, in Italia, avvenne a Roma l’11 marzo 1896: già a partire dall’anno successivo ad Ascoli Augusto Leoni, impresario di lunghe vedute, organizzò le prime proiezioni nell’atrio del teatro storico della città, il Ventidio Basso. All’apertura di una sala vera e propria pensarono invece i fratelli Giuseppe e Giacomo Angelini (“i Lumière ascolani”), riadattando un ampio magazzino alla fine di via del Trivio. L’“Edison” venne inaugurato il 12 marzo 1908 con successo di pubblico. La sala, in un giornale dell’epoca, viene descritta come “vasta ed elegante, con due ordini di palchi, sala d’aspetto, buffet, fornita di otto ventilatori, di porte di sicurezza e allietata da una vera ricchezza di luce”. I prezzi erano di 20 centesimi di lire per i primi posti e 10 per i posti in fondo e vi si proiettavano anche piccole storie o regolari scene di vita quotidiana, come si conveniva per la novità del mezzo.

Già a fine 1908, il 18 novembre, in città si inaugurava un altro cinema, dal nome esotico, l’”Alhambra”. Il locale si trovava sotto i portici sud di Piazza del Popolo, la piazza principale della città, nei locali facenti angolo con Rua del Macello, ed era gestita da uno dei due fratelli Angelini, Giacomo. Accoglieva trecento persone, con comodi ingressi e uscite separate. Addirittura la stampa riporta che il cinematografo era dotato di un pianoforte elettrico proveniente dalla Germania, che avrebbe allietato il pubblico nel corso dei programmi sceltissimi, con film “di prima visione”, grazie a particolari accordi ottenuti con le case produttrici.

Là dove erano antri e specchi ha edificato un ampio salone dalla volta alta, sui cui fanno mostra stucchi di Romolo del Gobbo e pitture a putti dai mille atteggiamenti di Adelino Giorgi. L’Angelini ha voluto improntare tutto il locale dedicato agli onesti ricreamenti. L’inaugurazione del Salone avviene di domenica sera con una cena cui partecipano artisti come Adolfo De Carolis, Domenico Ferri, il pittore Lunardi, Romolo Del Gobbo reduce dall’America, il pittore Adelino Giorgi e le maggiori autorità cittadine, cui facevano corona i fratelli proprietari Giacomo e Giuseppe Angelini.

Un giornale del 1910 recita:

Questo splendido cinematografo continua ad attirare un pubblico sempre più numeroso; oramai per la più distinta cittadinanza ascolana l’Alhambra è diventato il convegno serale più gradito, più elegante, più in voga. Dalle sei alle otto di ogni sera, specialmente il sabato e la domenica, il vasto spazio riservato ai posti distinti, è completamente invaso dalle signore e dalle signorine […] Per cui l’Alhambra è il paradiso dei cinematografi, perché diventa tutte le sere un vero giardino. È stato notato che i giovani habitué durante lo svolgimento rapido delle pellicole, invece di guardare sul quadro verso la luce, volgono gli occhi verso le ombre vicine ove si  svolgono dolci o tristi drammi di occhi e cuori sperduti nel buio. Chi non si reca all’Alhambra, dove con un biglietto solo si assiste a due spettacoli?

C’è poi l’altro storico Teatro Dei Filarmonici, riorganizzato dal lungimirante impresario Pomponi in modo da ospitare anche proiezioni cinematografiche di prim’ordine, per quasi tutto il ‘900. Le sale in città proliferavano. Nel corso del 1911 anche l’Orfanotrofio maschile “Cantalamessa” si era dotato di un cinematografo interno.

Un’altra sala aprì al pubblico il 17 maggio 1914, nei locali situati all’angolo di Via del Trivio con Via Ottaviano Jannella, vicino a Piazza Roma. La sala venne appunto chiamata “Cinema Roma”, e la stampa ne parlò molto positivamente, descrivendo la luminosità degli ambienti e il confortevole impianto di ventilazione, nonché l’eccellente qualità delle pellicole programmate, fornite direttamente dal Consorzio “Pathè Frères” sui cui i titolari avevano l’esclusiva. Riguardo all’offerta della sala, i giornali dell’epoca non mancano di far notare l’eccezionale programmazione, e la bellezza del locale “indubbiamente il più elegante della città”, al quale ogni sera affluiva “una eletta schiera di signore e signorine sicure di assistere a spettacoli morali e di grande attualità, e assolutamente insuperabili”.

L’anno dopo l’apertura del Cinema Roma ebbe luogo l’inaugurazione di un cinema che avrebbe fatto la storia della città: il cinema Olimpia, situato in un edificio di allora recente costruzione progettato dall’architetto ascolano Vincenzo Pilotti, e situato nella centrale via Trieste, edificio in cui l’iniziativa di una società di facoltosi cittadini decise di portare un cinema. La sala offriva buone pellicole ma spesso proiettava anche film che non andavano molto a genio ai tutori della morale, che se ne lamentavano nella stampa cattolica, spesso invocando anche l’intervento delle autorità, anche per certi spettacoli teatrali qui organizzati incentrati sulle performance di “divette” che richiamavano “certa gente”. Sarebbe rimasto aperto fino al 1984, e mantenendo sempre quell’immagine ambigua e quell’offerta provocatoria.

Vecchia macchina da proiezione utilizzata nel cinema Olimpia ai tempi della sua attività

Nell’aprile del 1922 intanto, quando in città chiudeva il cinema Roma, il teatrino che il Circolo Cattolico “Niccolò Tommaseo” aveva ricavato nella dismessa chiesa di S. Francesco di Paola (nella centrale Rua del Cassero) venne dotato di un impianto di proiezione (ma era rivolto solo ai soci del Circolo e alle loro famiglie).

Nel 1924 accadde qualcosa destinato a cambiare il panorama culturale ascolano: la Società Filarmonica, che gestiva il Ventidio Basso, iniziò il primo esperimento di proiezioni cinematografiche con Notre Dame De Paris(1911), un colossal. I lavori di riconversione impiegarono almeno un paio di settimane di lavoro e, quello che all’inizio sembrava essere un evento speciale, assunse pian piano il carattere di attività regolare, sempre intercalata da spettacoli lirici, di prosa e di varietà. La cosa inizialmente non fu condivisa da alcuni, ma se non “altro servisse a far prendere aria al teatro troppo ermeticamente e troppo sistematicamente chiuso”. E così sarebbe stato fino al 1980.

Nell’ottobre 1935, nella centrale via delle Torri, aprì il Supercinema – Teatro Italia, la sala più grande che la città avrebbe visto nella sua storia, della superficie di ben 1800 metri quadrati. Come per l’Olimpia, il Supercinema venne spesso utilizzato anche per spettacoli teatrali e di varietà, assemblee e convegni, fino a quando non chiuse nel 1988.

Nel 1936 aprì invece, per iniziativa del vescovo Cattaneo il cinema Piceno, primo cinema diocesano della città, creato con l’intenzione di proiettare pellicole adatte ai ragazzi e alle loro famiglie, di carattere morale ed educativo. Pochi anni dopo, nel 1941, fu la volta del “Cinema della GIL”, così chiamato perché costruito in prossimità della Casa della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio). Questo cinema, inizialmente nato come teatro, continuò a lungo la sua attività anche dopo la guerra (con il nome di “Roma”, curiosamente identico a quello del vecchio cinema del centro) e dopo alterne vicende riaprì nel 1989 con il nome di “Cinema Odeon”. A tutt’oggi il Cinema Piceno e il Cinema Odeon sono gli unici due cinema rimasti attivi.

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