Abbiamo parlato QUI della scaramanzia di Rozzi e Mazzone, ma l’ambiente del calcio è caratterizzato da giocatori, allenatori e dirigenti fedeli al detto “non è vero ma ci credo”. Se Rozzi è da considerarsi un capostipite, a distanza di 28 anni della sua dolorosa scomparsa, l’Ascoli continua ad esserne contagiato.
Come? Facendo indossare ai giocatori che vanno in campo i famosi calzettoni rossi così come faceva lui quando assisteva alle partite dell’Ascoli: indossava rigorosamente calzini di color rosso acceso. Superstizione che aveva trasmesso anche a coloro che gli stavano vicino.
Ricordate il “sergente di ferro” Eugenio Bersellini? Persona squisita ma tremendamente superstiziosa. Quando l’Ascoli giocava in casa, al termine dell’allenamento di rifinitura del sabato mattina, il buon Eugenio compiva il suo rito propiziatorio. Al collo aveva un “breve””, un pezzo di stoffa modellato a mo’ di busta che conteneva una polvere, ritenuta… magica. Bersellini si avvicinava prima alle due bandierine di fondo campo, si toglieva dal collo il “breve”, lo portava all’altezza della bocca per poi soffiare. Lo stesso rito veniva ripetuto vicino ai pali della porta.
Dopo aver assistito a tale “macumba”, inevitabile fu chiedere al tecnico quale fosse lo scopo di tale azione quanto mai… strana. “L’influsso del mio ‘breve’ porterà fortuna anche ai miei giocatori”, fu la risposta. L’Ascoli non vinceva tutte le partite ma Bersellini era convinto delle capacità mediatiche di quella polvere magica.
Ricordate Ammazzalorso che ci fece vedere partite spumeggianti tutte basate sul gioco offensivo? Ebbene non potete immaginare quanto fosse scaramantico. Tutti i giovedì si recava in un bar di Sant’Egidio alla Vibrata per prendere il caffè con i suoi amici più intimi. Guai a chi mancava all’incontro. A parte questo, soffriva tremendamente della sindrome che c’erano persone che portavano sfortuna. Era un lunedì e l’Ascoli si trovava radunato nel piazzale antistante il Del Duca per partire alla volta di Firenze dove il mercoledì successivo avrebbe giocato il secondo turno di qualificazione alla Coppa Italia. Inaspettatamente si ammalò il massaggiatore Urbano Vannini. Bisogna urgentemente sostituirlo con un collega il quale dopo un’oretta giunse ad Ascoli. Mentre stava per salire sul torpedone, Ammazzalorso sobbalzò sul sedile e perentoriamente disse: “Quisse porta scarogna. Se suve quisse, cale io”. E non ci fu verso di fargli cambiare idea!