Siccità, ondate di calore e adattamento delle nostre città: che fare?

6 minuti di lettura

Quest’estate l’Italia assomiglia al Texas, ma non per la diffusione delle armi da fuoco. Hanno qualcosa in comune di molto più esplosivo: le ondate di calore diventano sempre più persistenti e drammatiche. Questa tendenza metereologica che ha provocato la siccità di quest’anno non è affatto un’anomalia: è la nuova norma. L’Europa deve attrezzarsi a essere uno dei grandi punti di sofferenza del mondo dell’emergenza climatica causata dai combustibili fossili e dall’eccesso di gas serra nell’atmosfera. Anche i rapporti Onu-Ipcc di quest’anno avvisavano: queste condizioni avranno pochi eguali al mondo. Insomma tutto confermato rispetto alle previsioni degli scienziati, ma.. con un anticipo di decenni. Insomma, il clima dell’antropocene porterà: “Mortalità in eccesso, incendi forestali, crisi agricola”.

Il problema al quale assistiamo oggi è che il clima sta cambiando troppo velocemente per consentire alle società di adattarsi ai nuovi rischi. In questi mesi di calura estrema, la politica italiana si sta giustamente interessando di evitarci un inverno al freddo, ma le ondate di calore non ricevono lo stesso livello di attenzione e preparazione. Il freddo è considerato un problema collettivo, il caldo rimane un guaio individuale, un moltiplicatore di disuguaglianze: tra chi scappa dalle città e chi è costretto a restare, tra chi ha l’aria condizionata e chi no, tra chi abita in quartieri mitigati dal verde e chi vive in aree in cui le distese di cemento fanno aumentare le temperature da 3 a 6 gradi.

Da una parte, invece di pensare a rigassificatori, centrali a carbone, gasdotti e petroliere occorre chiudere la stagione degli idrocarburi e costruire reti elettrice a energia solare, eolica e idraulica. Dall’altra, politicamente abbiamo un problema immediato: occorre adattarci a questo nuovo e pericoloso clima, un fenomeno ormai ineluttabile (anche se dobbiamo impegnarci ora per ridurlo) in ragione di quanto abbiamo immesso nell’atmosfera. Un modo di migliorare la situazione è di investire in infrastrutture resilienti e rafforzare le infrastrutture sociali, i luoghi di aggregazione in cui i quartieri diventano comunità dove le persone di conoscono e si prendono cura le une delle altre.

Un esempio? Gli studi sociologici hanno mostrato come una delle migliori strategie per proteggere i più vulnerabili durante le ondate di calore sono gli investimenti in infrastrutture sociali. Quale miglior luogo allora che le biblioteche di quartiere, un posto apprezzato da persone di tutte le età e le condizioni sociali, popolato di professionisti della cultura da valorizzare e.. con spazi freschi e accoglienti (ne avevamo parlato QUI). Forse sarebbe il caso di investire in una loro distribuzione capillare, assumendo giovani adatti al ruolo e ospitandole in spazi adeguati: nella nostra società divisa, sono uno dei rari luoghi dove si coltiva la fiducia, il rispetto e i legami.

E poi, come stanno adattandosi, invece, rispetto alle infrastrutture resilienti le nostre città? Forse dovremmo ispirarci a degli esempi che in giro per il mondo, da anni, si stanno realizzando. Tetti e corridoi verdi, raccolta e filtraggio delle acque piovane, superfici d’acqua ecc.

Si pensi a “Le miroir d’eau” a Place de la Bourse a Bordeaux: uno specchio di acqua dall’altezza di 3 centimetri adatto a rinfrescare l’aria nelle giornate estive. In aggiunta ci sono anche da 900 nebulizzatori che consentono di trasformare lo spazio, con un effetto di nebbia estremamente suggestivo e refrigerante, mentre la piazza asciutta può ospitare gli eventi culturali di rilievo. La pavimentazione è realizzata con grandi lastre rettangolari in granito blu, il cui colore scuro potenzia l’effetto riflettente dell’acqua. Sui due lati della piazza sono state progettate due strisce di verde attrezzato, con piante erbacee, arbustive e stagionali che hanno funzione schermante in inverno per i venti e d’estate favoriscono l’ombreggiamento naturale. Una soluzione simile anche in Italia, a Modena (piazza Roma).

Per farla finita con l’impermeabilizzazione dei suoli, c’è la “piastrella climatica” usata la prima volta a Copenaghen: punteggiata da buchi, può raccogliere e gestire l’acqua, incanalandola in spazi piantati lungo il marciapiede, per aiutare a evitare gli allagamenti. Oltre a prevenire l’inondazione improvvisa catturando l’acqua piovana, il sistema di pavimentazione trasforma il precedente bordo grigio in una striscia verde con alberi e altre piante. L’acqua che passa nelle tessere è diretta verso un’unità di gestione sotterranea. L’unità può memorizzare, ritardare, deviare e filtrare l’acqua se ha bisogno di cure. 

A Città del Messico hanno trasformato il grigio in verde tramite la costruzione di giardini verticali sui pilastri lungo l’autostrada (perché non pensare ai nostri della superstrada Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto?). Ogni colonna dispone di sensori che comunicano in tempo reale le condizioni ambientali di acqua, luce, temperatura e nutrienti. Questo consente di sapere a distanza, tramite internet, di cosa ha bisogno ogni pianta. Ogni pilastro, inoltre, ha il proprio sistema di irrigazione che può essere attivato da remoto, assicurando che tutte le piante ricevano la quantità di acqua e nutrienti di cui hanno bisogno su base giornaliera.

A Stoccarda, per l’ampliamento di un quartiere verso le colline, si è pensato a un corridoio verde di attraversamento del nuovo nucleo abitato dell’ampiezza di 100 metri con la ricollocazione dei volumi da edificare, in modo così da salvaguardare l’esistenza di un corridoio di ventilazione tra il centro cittadino e le aree rurali circostanti (con evidenti benefici climatici a scala urbana), migliorare le condizioni microclimatiche ed estetiche del nuovo quartiere e garantire un nuovo spazio verde a scopi ricreativi e di mobilità da e verso il centro urbano. Non sarebbe il caso di pensarci invece di approvare le solite colate di cemento?

Ci sono poi i tetti verdi, con raccolta delle acque piovane, che si stanno diffondendo un po’ ovunque (ad esempio ci lavora molto Amburgo). E i corridoi verdi di Medellín: ben 18 strade e 12 corsi d’acqua sono stati convertiti in “paradisi verdi” attraverso un processo di rimboschimento, pulizia e tutela delle specie presenti. In queste fasce d’ora in avanti “protette” non ci si limita a piantare alberi maestosi, di grandi altezze e chiome, ma si procede comunque ad affiancarvi anche arbusti ed essenze più modeste: 90mila sono le specie di piante “minori” prese in considerazione. Si vuole infatti consolidare una più ampia rete ecologica, che colleghi ruscelli, strade e parchi, e che soprattutto ospiti uccelli, piccoli mammiferi e insetti, proteggendoli anche nei loro spostamenti e migrazioni dall’interno all’esterno della città.

Amburgo
Medellìn

Infine le costruzioni sostenibili, come quelle del quartiere residenziale di Cognento a Modena. La risorsa idrica è stata al centro della progettazione dei 220 alloggi, in cui sono stati installate cisterne per la raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione ed un impianto di fitodepurazione. Ogni edificio è dotato di spazi verdi permettendo di lasciare permeabili le superfici che circondano il fabbricato e consentendo la ricarica delle falde acquifere sotterranee mentre per favorire il risparmio d’acqua sono stati installati sistemi di rubinetteria ad hoc (a getto regolato, con acceleratori di flusso o a fotocellula), cassette per w.c. a basso consumo d’acqua (da 3 a 6 litri in meno), lavatrici con sistema acqua spar, decalcificatori, piccoli depuratori ad osmosi inversa, anticalcare magnetico per lavatrici e lavastoviglie, scaldacqua solare e miscelatori termostatici ed elettronici. Le cisterne per la raccolta delle acque meteoriche contribuiscono, con l’impiego di apposite elettropompe centrifughe, per la ricarica degli sciacquoni dei w.c. e per l’innaffiamento delle vicine aree verdi. Altra caratteristica importante di questo quartiere, che ha oltre il 50% di abitazioni in edilizia popolare, è la “piazza giardino”. L’obiettivo non era solo sociale, ma di realizzare un luogo avente un microclima gradevole durante tutto l’arco delle stagioni. Il progetto ha previsto infatti un’ampia area centrale a prato, all’interno della quale scorre un piccolo ruscello in ciottoli, con una profondità di 8 centimetri ed una larghezza massima di 50 ottenendo così un velo d’acqua mentre il resto della piazza è adibito a verde pubblico ma viene attraversata da un piccolo ruscello alimentato con acqua a ciclo continuo. Nel lato nord/ovest della piazza vi è la cosiddetta “sala condominiale” che presenta una superficie coperta con “tetto verde-giardino” al fine di ottenere una vista gradevole dall’alto per gli edifici limitrofi, oltre che concorrere a ottimizzare il microclima nella piazza. L’impianto di fitodepurazione dimensionato per circa 700/1.000 abitanti è di tipo “integrato” (cioè con depurazione dell’acqua sanitaria, in uscita dalle case e delle acque meteoriche), la superficie dell’area è circa 1.200 mq con una profondità massima di 80 centimetri. Tale spazio include anche un ulteriore piccolo ambito per la riserva d’acqua depurata, necessaria in caso di lunghi periodi di siccità.

Abbiamo parlato (QUI) di recente del quartiere Tofare. Un gioiellino degli anni ’50, perché ora non ce ne sono altri in zona? Perché le stesse Tofare sono semi-abbandonate?

Esempi tratti da: https://cittaclima.it/

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Whirpool di Comunanza, Acquaroli: “Difenderemo il nostro territorio “

Next Story

Ascoli, 40 anni di storia dell’Ordine degli Architetti

Ultime da