Lo chiamavano “l’uorte de lu curate”. Era ubicato in via dei Soderini a fianco della chiesa di San Giacomo. E don Peppe Fabiani ne era il… giardiniere che ogni giorno doveva provvedere a “parare” decine e decine di ragazzini e ragazzine che vi si recavano per trascorrere un pomeriggio di sano divertimento. Si poteva scegliere fra il gioco del ping – pong, il calcio balilla, le bocce, le pallette, a nascondino ed altri. Il burbero don Peppe controllava con grande severità che ogni bambino si comportasse educatamente altrimenti rischiava che il curato gli rifilasse uno schiaffetto a due dita: il medio e l’indice. Accidenti se faceva male! Don Peppe era vulcanico: aveva fondato una società di tennis tavolo, la Virtus, i cui giocatori primeggiavano in campo regionale e non solo: Fulvio Tosti, Roberto Fioravanti (purtroppo scomparso prematuramente), i fratelli Scattolini, Gianfranco Silvestri ed una schiera di giovani emulatori che non aspettavano altro se non soffiare il posto in squadra agli… anziani. Dunque, fino alle 18 tutto gioco. Poi suonava la campana della chiesa: era giunta l’ora della “benezzò”. Tutti i chiesa a seguire la funzione che celebrava don Peppe. Vi potrà sembrare stano che dei bambini andassero in chiesa con grande entusiasmo. Sotto, sotto, però, c’era il… trucco. Perché a fine celebrazione tutti andavano nella canonica per ricevere il premio: i rombetti di liquirizia e lo scarto delle ostie. Non c’era paragone fra queste “leccornie” ed una crostata di marmellata. Questo era don Peppe Fabiani, un parroco impareggiabile che ha “cresciuto” come un padre putativo migliaia di giovani che lo hanno rispettato ed amato. Era un burbero, è vero. Ma i suoi insegnamenti si sono rivelati nel tempo fonti di vita.
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