Nei miei “amarcord” non potevo dimenticare “Middie lunghe”. Personaggio impareggiabile per la grande passione che lo animava per il calcio e per la scoperta di giovani talenti ascolani. Si chiamava Emidio Fioravanti, purtroppo scomparso tanti anni fa, ma che ha lasciato un’immensa eredità morale, sportiva ed educativa. Perché il soprannome di “Middie Lunghe”? Per via della sua imponente corporatura, sembrava un corazziere.
Lavorava come impiegato in un ufficio pubblico. Nel suo tempo libero era costantemente alla ricerca di giovani in possesso delle doti fondamentali per aspirare a diventare un potenziale campione. Tutti i pomeriggi girava per la città nei luoghi dove i ragazzini giocavano a pallone, ossia lungo le strade di Ascoli o le varie piazzette. A quei tempi lungo le vie era cosa rara vedere transitare le auto, figuriamoci le moto. Dunque, Middie andava in piazza delle Verdura, nel chiostro di San Francesco, in piazza San Tommaso, nella piazzetta della Piazzarola, nel prato di Shangai, nel largo delle Caldaie, tutti luoghi dove dopo aver fatto i compiti di scuola i ragazzi si ritrovavano per giocare a calcio. Middie tirava fuori una delle diverse pallette da tennis che teneva nelle tasche. Poi diceva al ragazzo di turno: “Fammi vedere come stoppi la palla e come la colpisci prima con il destro poi con il sinistro”. Se il… provino risultava positivo, lo invitava ad andare a trovarlo al campo “Squarcia”, dove allenava, dove lo avrebbe sottoposto ad una prova più consistente.
Di giovani talenti ne ha scoperti tanti ma i tempi erano quelli che erano nel senso il massimo che si sarebbe potuto ottenere era finire a giocare in una delle diverse società cittadine, Libertas, Brettense, Pro Calcio, Audace, Pre Romano ecc.. “Middie lunghe” ebbe il suo momento di gloria quando venne chiamato sulla panchina dell’Ascoli che negli anni ’60 militava in serie “C”.
La società di Corso Vittorio ingaggiò, nel campionato 1967 – 68 il brasiliano Dino Da Costa come giocatore – allenatore. C’era però un problema da risolvere: il brasiliano era privo del patentino di allenatore. Si ripiegò su un artificio: venne chiamato “Middie Lunghe”, in possesso del titolo necessario, per affiancare Da Costa in panchina. Il campionato si chiuse con una salvezza risicata ma riservò a “Middie” una grossa soddisfazione. Qualche anno più tardi “Middie” ci lasciò ma il ricordo della sua persona resterà sempre indelebile nella persone che ebbero il piacere e l’onore di conoscerlo.