Stadio Ascoli Calcio, la cancellazione del passato

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Il nostro Sandro Conti, per un momento sveste i panni da giornalista e diventa un normale tifoso, uno dei tantissimi che si sono sentiti offesi da una decisione impropria del patron dell’Ascoli Calcio: senza alcun motivo, se non la vergogna di non essere capace di reggere il paragone con il passato, ha fatto coprire quelli che hanno fatto la storia del club. In ogni periodo storico c’è stata la mania dei nuovi governanti di cancellare violentemente il passato e riscrivere la storia. Lo descrisse mirabilmente Shakespeare nella Tempesta, quando Calibano induce Trinculo e Stefano a uccidere l’umanista Prospero e dare alle fiamme la sua biblioteca.. L’ultimo in ordine di tempo fu il “rogo dei libri” durante la follia nazista, le cosiddette Bucherverbrennungen. Sappiamo tutti come è finita. Qualcuno dovrebbe ricordare allora al sig. Pulcinelli che essere presidente di una squadra di calcio, non dà il diritto di diventarne padrone dispotico. È vero che non bisogna essere prigionieri del passato, ma come si può non ripensare a Rozzi e rendersi conto di quanto sia distante la presunzione dalla signorilità.

Egregio sindaco di Ascoli Piceno, egregi assessori del Comune di Ascoli, tutto mi sarei aspettato fuorché accettare di permettere che venisse oscurata una parte della storia sportiva della nostra città. Mi riferisco all’autorizzazione – penso che siate stati tutti voi ad avallare la richiesta avanzata dal patron dell’Ascoli Calcio 1898 Pulcinelli – di coprire la facciata principale dello stadio Del Duca, dove campeggiavano le immagini di alcuni calciatori che in passato avevano contribuito con le loro prestazioni a proiettare il calcio ascolano nell’universo sportivo nazionale ed internazionale.

Visto che al loro posto è stata srotolata la pubblicità, non posso che prendere atto che, ancora una volta, ci si sia piegati al “Dio denaro”. Era molto bello e significativo, oltre che “rievocativi”, per chi aveva avuto la fortuna di gioire delle prestazioni dei vecchi campioni che avevano onorato la maglia bianconera, vedere sui muri del Del Duca i loro volti. Un semplice ricordo delle imprese di un passato nobile che, dopo il “Patron” per eccellenza, non s’è più ripetuto.
Invece cosa è successo? Dei teloni neri pieni di pubblicità hanno preso il posto di quelle vecchie glorie alle quali i tifosi sono ancora legati.

Un’azione messa in essere dalla Società, che avrà tutti i diritti per cercare sempre nuove forme di autofinanziamento, ma era proprio impossibile trovare una soluzione che mettesse d’accordo l’amore dei tifosi con la necessità di quadrare i bilanci? Caro sindaco, cari assessori, avete avallato un’azione ignobile perché mai e poi mai si ha il diritto di passare sopra alla storia sportiva di un club che ha una sacralità indiscussa. L’impianto del Del Duca è di proprietà del Comune per cui la responsabilità di quanto è avvenuto compete alla giunta di cui lei, signor Sindaco, ne è a capo.

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