LIBRI CLANDESTINI L’ultima opera dell’italo-americana Ben Pastor: I tormenti e i dubbi dell’ufficiale nazista investigatore mentre infuria la guerra

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Stavolta facciamo un’eccezione: questo libro in una classifica è già comparso, ma è quella dei redattori di Robinson che stilano una speciale graduatoria dei libri che riscuotono il loro gradimento anche se non sono vendutissimi. Stiamo parlando dell’ultima fatica di Ben Pastor, “la Sinagoga degli zingari”. Prima di entrare nel merito del testo due parole sull’autrice. Sì perché di una scrittrice si tratta al di là del nome: Ben Pastor, all’anagrafe italiana Maria Verbena Volpi, all’anagrafe statunitense Verbena Volpi Pastor (Roma, 4 marzo 1950), è una scrittrice italiana naturalizzata statunitense. Laureata in Lettere con indirizzo archeologico presso l’università La Sapienza di Roma, subito dopo aver terminato gli studi si trasferisce negli Stati Uniti. Acquisita la cittadinanza statunitense senza rinunciare a quella italiana, sposa un ufficiale dell’aviazione militare di lontane origini basche da cui mutua legalmente il cognome Pastor, compie una rapida gavetta accademica e diventa docente di Scienze Sociali presso numerose Università (Ohio, Illinois, Vermont). Nel contempo, accanto a un’intensa attività saggistica e didattica si cimenta nel giallo storico scrivendo decine di racconti per le principali riviste di letteratura poliziesca, in particolare Alfred Hitchcock’s Magazine, The Strand Magazine e Ellery Queen’s Mystery Magazine. Nel 2000 pubblica negli USA Lumen, il primo romanzo poliziesco della serie di Martin Bora, tormentato ufficiale-investigatore tedesco ispirato alla figura di Claus von Stauffenberg, l’attentatore di Hitler nel 1944. Secondo i critici la narrativa di Ben Pastor si caratterizza per un taglio profondamente influenzato dal postmodernismo, dove le regole classiche del mystery si incontrano e si contaminano con quelle del romanzo storico e del racconto di introspezione psicologica. D’altro canto quello della Pastor è uno stile letterario estremamente sofisticato e articolato frutto, forse, della passione dell’autrice per scrittori quali Herman Melville, Yukio Mishima, Joseph Roth, Toni Morrison, Nikos Kazantzakis e Georges Simenon: influenze che Ben Pastor non ha mai negato, accanto a quelle mutuate da Raymond Chandler, da Hans Hellmut Kirst e dai grandi maestri della letteratura gialla.

Ad affascinare in questa serie è soprattutto la figura del protagonista, un ufficiale nazista che avverte la profonda disumanità del contesto in cui agisce e che tuttavia sente fortissimo il dovere di non tradire la sua patria. Il periodo passato nel servizio segreto lo accredita agli occhi dei suoi superiori come il più adatto a risolvere le situazioni gialle che si intrecciano con le vicende di guerra. La Sinagoga si svolge a Stalingrado durante l’assedio e Martin von Bosa ha il compito affidatogli da von Paulus, il comandante in capo delle forze tedesche, di risolvere il mistero legato a due coniugi rumeni che sono spariti dopo aver fortunosamente raggiunto la Russia proprio per incontrare von Paulus.

La perfetta ricostruzione storica e dei luoghi (caratterische queste che colpiscono il lettore) ci fa immergere in situazioni tremende e il colpo di scena finale è da grande romanzo giallo. Una curiosità, in uno dei suoi romanzi, “il morto in piazza”, Ben Pastor ambienta il racconto nella zona compresa fra Marche e Abruzzo con frequenti citazioni di luoghi, come Grottammare, che a noi suonano quanto mai familiari.

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