Presenti nella foto anche l'attuale sindaco Marco Fioravanti e l'assessora Monica Acciarri

Ascoli, “Mazzoni” sempre più a rischio nella morsa dei nuovi ospedali di San Benedetto, Fermo e Amandola

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Bocciato il progetto di un ospedale unico di Vallata, la Destra al governo della Regione Marche, quella che manifestava (vedi foto) contro il rischio di un “Mazzoni” declassato dalla costruzione del nosocomio a Pagliare, si è fatta promotrice di un doppio colpo politico-sanitario: cancellare definitivamente la realizzazione di una struttura moderna, baricentrica e facilmente raggiungibile dal Capoluogo e dalla Riviera, e deliberare (col voto favorevole dei soli consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) la nascita di un nuovo ospedale, costo dell’intervento 80 milioni di euro, tecnologicamente avanzato e dotato di macchinari d’avanguardia, a San Benedetto del Tronto (per il quale il sindaco Spazzafumo è tornato, oggi, a chiedere il Primo livello come si legge QUI). Col risultato di spostare, di fatto (tra l’altro, il nuovo direttore generale dell’Area vasta 5 è il sambenedettese, Massimo Esposito), l’asse del potere politico-sanitario Piceno sulla Costa, a discapito di Ascoli (Ithaca ne aveva scritto QUI), che da capoluogo di provincia rischierebbe incredibilmente di ritrovarsi con un “Mazzoni” impoverito e relegato, qualora l’operazione Primo livello in Riviera dovesse concretizzarsi, a struttura di Base e quindi periferica e marginale nell’ambito della politica sanitaria marchigiana (l’attuale densità abitativa del Piceno, infatti, non prevede, per il decreto Balduzzi, la possibilità di avere due Primi livelli). 

E’ evidente, dunque, che, come fissato dal Piano di attuazione del Pnrr nella sanità e dall’aggiornamento del Masterplan per l’edilizia ospedaliera, approvati, ieri, dalla giunta Acquaroli, tutti i capoluoghi di provincia marchigiani vedono uscire rafforzato, attraverso la costruzione di nuovi ospedali (Ancona, Pesaro, Macerata e Fermo), quel ruolo nevralgico di centro sanitario territoriale, tranne Ascoli, che, invece, lo vede uscire non solo ridimensionato, ma addirittura svilito (per il capoluogo è prevista solo, come annunciato, ieri, dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Francesco Baldelli all’Ansa, la costruzione di una nuova palazzina destinata a gestire le emergenze-urgenze). E tutto questo in appena un anno e mezzo, il tempo intercorso tra l’uscita di scena della vecchia giunta di centrosinistra (presidente Ceriscioli), che proponeva il grande ospedale unico di Vallata, e l’insediamento della nuova giunta a guida Fratelli d’Italia (presidente Acquaroli), fautrice, invece, del nuovo nosocomio in Riviera. 

L’attuale ospedale di San Benedetto

A questo punto, un interrogativo, che giriamo naturalmente al sindaco Fioravanti e agli assessori regionali ascolani, Castelli e Latini, non può che sorgere spontaneo: quale motivazione politico-strategica c’è alla base di una simile scelta? Anche perché, oltre alla nascita di un ospedale d’avanguardia a San Benedetto (come confermato, sempre ieri, dall’aggiornamento del Masterplan per l’edilizia ospedaliera della Regione Marche), bisogna anche considerare la contemporanea creazione del nuovo grande ospedale di Fermo – fine lavori, luglio 2023 – che (unito all’ospedale di Amandola, in fase di costruzione e destinato a diventare la struttura di riferimento delle popolazioni dei territori montani del Piceno) candiderebbe, coi suoi 362 posti letto (287 degenze ordinarie, 53 degenze in regime diurno, 22 degenze intensive), 7 sale operatorie, mille posti auto di parcheggio, 115 milioni di euro d’investimento, il Fermano al ruolo di grande polo sanitario delle Marche Sud. 

Il nuovo ospedale di Fermo

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