Giovani, il ritorno della politica?

4 minuti di lettura

Allora quando ci rivediamo?”. Gli orari del trasporto pubblico locale non permettono di rimanere altro tempo al circolo Arci Caciara (“Ecco, questo del trasporto è un altro problema che sarebbe bello approfondire!”). Ad Ascoli Piceno è così terminato bruscamente un primo, piccolo e parziale incontro fra due mondi terribilmente distanti: politica e giovani. A rappresentarli, da una parte, gli esponenti regionali, provinciali e comunali di un importante sindacato studentesco dell’area della sinistra e, dall’altra, un importante esponente politico dell’opposizione. Ad organizzare l’appuntamento sono stato proprio io e, come sempre, sono arrivato in anticipo rispetto alle 17,00 concordate. Nell’attesa l’esponente politico, arrivato nel frattempo, mi propone una delle ottime (ed economiche) birre offerte dal circolo e iniziamo a parlare.

È così importante per noi avere la possibilità di comunicare con la generazione Z ed è così difficile… Grazie per averlo reso possibile”. E così mi tornano in mente le lezioni che svolgo nei miei terzi al liceo quando parlo di Platone. Da esponente dell’aristocrazia ateniese, destinato a una brillante carriera “all’inizio pieno di entusiasmo per l’impegno nella politica, ora, guardando ad essa e vedendola completamente allo sbando, alla fine fui preso da vertigini”. E, dunque, dopo vari tentativi di cambiare la politica dall’alto, Platone comprese che soltanto dal basso sarebbe stato possibile: così fondò una scuola. Senza giovani non si può pensare di cambiare il mondo.

E, infatti, mentre una delle ragazze partecipanti si era unita a noi, il politico argomentava: “In Occidente si è andato sviluppando (lentamente ma ipertroficamente) il concetto dell’Io contrapposto al Noi: da una parte la persona, l’individuo, il cittadino, il singolo contro, dall’altra, l’associazione, la società, la comunità. Nella oscillazione tra il polo privato dell’Io e il polo pubblico del Noi, la vostra generazione deve porsi alla ricerca di un equilibrio nuovo, capace di trovare un punto di mediazione più avanzato rispetto a quello che le nostre generazioni sono state capaci di fare. Dopo tanti anni di slegamento causato dall’individualismo di matrice neoliberista dovreste essere voi i primi a rendervi conto che c’è bisogno di nuove legature”.

Interviene ora una ragazza, del più nutrito gruppo che è ora presente: “Sì, ma vorrei passare a qualcosa di più concreto adesso”. “Certo, vai”. “Lo dico in modo molto diretto, siamo stufi degli approcci che dal mondo degli adulti e della politica vengono fatti nei nostri confronti. Si avvicinano le elezioni, ci contattano, ci promettono tante cose e poi non rispondono nemmeno più a un messaggio. E non parlo di qualcuno di ideologicamente lontano da noi, anzi… Quindi, perché siamo qui?”. Il politico replica subito: “Io non mi ricandiderò alle prossime elezioni e non sono qui a recare doni, ma solo per ascoltare. E rispondere. In modo sincero, provocate, chiedete, polemizzate. La politica non può rimanere chiusa nelle sue stanze e deve venire, anzi, incontro soprattutto a voi che la vedete come…”.

Lo interrompe un’altra ragazza: “Ma noi facciamo politica. Organizziamo manifestazioni e proteste (oltre a partecipare a quelle altrui), facciamo volantinaggi, partecipiamo a scioperi, ci riuniamo periodicamente per discutere fra noi e allargare il numero degli aderenti, facciamo informazione sui nostri diritti e discutiamo insieme di tematiche più ‘grandi’. Nessuno di voi, intesi come politica nelle istituzioni e come fasce d’età, ci ascolta. “Cosa chiedete?” “Noi chiediamo scuole sicure, che non perdano continuamente pezzi, che siano calde d’inverno e fresche d’estate, che abbiano spazi all’aperto e attrezzature sportive adeguate, che presentino aule delle giuste dimensioni e con le dotazioni necessarie. Noi chiediamo che studenti e studentesse non siano numeri ma che, di fronte all’epidemia di disturbi psicologici, si reagisca con servizi di supporto psicologico e con una diversa organizzazione scolastica (e una diversa formazione dei professori)”.

“Non chiedete, ribellatevi, impegnatevi!” “Noi facciamo il possibile, ma voi? Noi rappresentiamo persone dai 14 anni in su” “Quindi non avete peso politico, lo so, però poi voi qui siete maggiorenni. Quando vi candidate? Quando farete l’unica politica che può contare per cambiare le cose? Voglio raccontarvi una cosa. Tanti anni fa, a Roma, io facevo le manifestazioni e mi ricordo quella del Popolo Viola con oltre 3 milioni di persone contro Berlusconi. La sua risposta? Gli altri 57 milioni sono a casa, quindi mi appoggiano. Arrivai a girare di notte per la Capitale a scrivere ingiurie sui manifesti elettorali. A cosa è servito? A nulla. Fino a che, anni dopo, ho iniziato a fare politica nelle istituzioni. E alcune cose le abbiano cambiate, anche se resta tantissimo da fare. A me sembra che l’impegno giovanile resti di fatto come rinchiuso nel personale o al massimo nella logica del piccolo gruppo, senza riuscire mai a dare luogo a identità collettive durature, incapace di dotarsi o più semplicemente di finalizzarsi alla costruzione di forme associative stabili (che poi sono i tanto bistrattati partiti)”.

Interviene un ragazzo del circolo Caciara che si è unito alla discussione. “Ragazze, quante siete?” “Possiamo mobilitare una cinquantina di persone” “E perché non sono tutti qui?” “Se serve ci saranno, pensavano a un inizio con i rappresentanti eletti…”. Un primo incontro per annusarsi, perché la sfiducia è tanta. “Ma sa la politica non rappresenta, che è la sua funzione, che cosa resta da fare per noi?”. Sono troppo pochi i giovani, fanno troppo poco? In una provincia come quella di Ascoli, sono sempre meno; ancora meno che altrove in Italia. Le sedi universitarie presenti, comunque con pochi numeri, vengono vissute come un corpo estraneo nel tessuto cittadino. E chi è di qui e studia altrove poi non torna, fugge. I giovani sono sfiduciati, anche se c’è chi sa metterci ancora tanta passione. Noi ci siamo per rivederci e continuare questo dialogo. E per comunicarlo all’esterno. Bisogna usare ogni social, articoli sulla stampa, incontri di persona, sensibilizzazioni. Ogni mezzo. “E a proposito di mezzi, e del disinteresse nei nostri confronti… per venire da Ascoli a San Benedetto, avete idea di cosa vuol dire essere una ragazza su uno dei rari autobus dopo il tramonto (ma anche prima)? Come dovremmo spostarci, con che mezzi, in che stato, in che orari. Ma tanto, a chi importa?”.

E, comunque, “noi del circolo Caciara ci candidiamo a ospitarvi” “Già ne abbiamo approfittato in precedenza e continueremo. Alla prossima”.

Sui giovani e politica, abbiamo già scritto QUI e QUI.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Previous Story

Samuele Ripani, il fotografo di moda si racconta

Next Story

Da Ascoli a Palermo e ritorno: viaggio e riflessioni d’inizio anno

Ultime da