Caciara, da collettivo a circolo Arci: i giovani si muovono ad Ascoli

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Sei riuscito a trovare subito il posto!”. Vengo accolto così nel neonato Circolo Arci “Caciara” in una gelida serata di gennaio. Siamo nel quartiere della Piazzarola, ad Ascoli Piceno e il posto non è nient’altro che la storica sede dell’unico alimentari della zona, ormai chiuso da anni. Il quartiere conserva ancora l’aspetto di un antico borgo medievale a sé stante, rispetto al resto del centro storico: austeri edifici medievali, alternati da torri mozzate e orti murati. Ad accogliermi ragazzi e ragazze del Collettivo Caciara, che mi raccontano l’evoluzione che ha ormai preso la loro realtà.

“La scelta di collocare qui la sede del nuovo circolo Arci ha un significato politico e sociale. La Piazzarola è il quartiere che ha subito maggiormente i danni (fisici e psicologici) del sisma del 2016: la zona della chiesa di Sant’Angelo Magno (con il complesso monastico sede anche del sestiere della Quintana), vero punto di ritrovo per i giovani della zona, è chiusa dal giorno del terremoto; il convento di San Domenico, dove erano presenti il liceo linguistico e delle scienze umane ‘Trebbiani’ e la scuola dell’infanzia, è chiuso anch’esso dal sisma ed è in completo degrado da 6 anni; quasi tutti i palazzi della zona sono stati gravemente lesionati comportando così l’abbandono da parte di chi viveva il quartiere e la ricostruzione è ancora in alto mare. L’Amministrazione ha completamente abbandonato questi luoghi”.

CHI SONO – Il Collettivo Caciara nasce, nel dicembre 2019, da giovani scontenti (tutti under 30) con idee sulla città e per la città diverse dalla solite. “Ci siamo visti, non sapevamo come partire e siamo partiti”. Poi la pandemia da Covid-19 li ha investiti in pieno. Molti di loro in questi anni sono partiti, chi per studio chi per lavoro, altri sono rimasti, altri sono arrivati: oggi si sono costituiti in associazione. Sono da sempre molto attivi sui social network e con azioni sul nostro territorio (e non solo). Dal consegnare la spesa agli anziani e alla persone fragili durante la pandemia al portare lo storico Alessandro Barbero a dialogare di partigiani; dagli swap party (di cui abbiamo parlato QUI) alla azioni contro la privatizzazione della biblioteca (QUI ne abbiamo scritto); dai video durante i lockdown che traducevano nelle lingue dei migranti le regole introdotte per combattere la pandemia alla manifestazione a favore del Ddl Zan o a quella in difesa del diritto di aborto o contro Salvini e… poi tanto altro. Hanno portato da fuori Ascoli a manifestare davanti alla Pfizer contro i brevetti sui vaccini (e i relativi guadagni delle multinazionali) o sono andati di persona a unirsi alle manifestazioni contro la chiusura della Gkn di Campi Bisenzio. Non manca mai, poi, la loro presenza a eventi e manifestazioni di altre realtà del territorio, dall’entroterra alla riviera. Sono stati ad esempio quella di Emidio di Treviri per salvare i Pantani di Accumuli, non sono mancati ai Pride (e c’ero anch’io con loro QUI). “Abbiamo ottimi rapporti con la lista civica ascolana Ascolto & Partecipazione, con l’Isml (Istituto provinciale di storia), il gruppo trasfemminista e intersezionale Liberә Tuttә. Ma in generale con tutti quelli che ci trattano alla pari: pensiamo al Partito Democratico di Ascoli che ci invita a riflettere insieme dopo la sconfitta alle ultime politiche e… poi passa il tempo a guardarsi l’ombelico invece di aprirsi all’esterno”. Insomma, l’idea è di continuare con tutto questo attivismo, anzi di rilanciarlo.

PERCHÉ UN CIRCOLO ARCI – L’Arci è una grande realtà culturale e di promozione sociale con centinaia di migliaia di socie e soci e tantissime associazioni, circoli, case del popolo, società di mutuo soccorso in tutta Italia. Erede della tradizione mutualistica dei movimenti popolari e antifascisti, è fin dalla sua fondazione nel 1957 schierata dalla parte della pace, dei diritti, dell’uguaglianza, della solidarietà, del libero accesso alla cultura, della giustizia sociale, dei valori democratici.
Abbiamo deciso di aprire perché in città non ci sono posti di aggregazione sia per colpa di un’Amministrazione che è completamente disinteressata ai/lle giovani che abitano e vivono Ascoli, sia perché da anni le politiche che sono state messe in atto nel territorio hanno portato allo spopolamento, sia perché ogni volta che si parla di cultura, sociale, disagio giovanile e argomenti del genere, siamo costretti a sentire una inutile quanto noiosa retorica degli Amministratori. Aprire proprio qui rappresenta per noi un punto di ri-partenza fondamentale e simbolico: rimanere per tornare ad abitare luoghi un tempo vivi di una comunità viva, lottando contro un presente che ci vorrebbe altrove”.
In queste settimane di preparazione tanti si sono fermati davanti al locale in lavorazione e il collettivo si è messo in ascolto del quartiere. Molti curiosi hanno chiesto se si trattasse dell’agognata apertura di un’osteria, di un’edicola, di una tabaccheria, insomma di una qualche forma di servizio per la zona che ne è rimasta sguarnita.

PER FARE CHE COSA – “Molto banalmente, innanzitutto, volevamo uno spazio nostro. Non ne potevamo più di stare sempre alle condizioni di altri per avere un luogo di riunione. D’estate, ci adattavamo a incontrarci nel parco dell’Annunziata… Dopo di che, abbiamo in incubazione molte idee che abbiamo realizzato solo parzialmente o che avevamo proprio accantonato per la mancanza di una sede fisica. E poi il senso di questo spazio è proprio aprirsi a tutte le altre realtà locali che ben conosciamo: questo posto è anche un po’ loro. Qui vicino ci sono le sedi universitarie Unicam e ci rivolgiamo anche a loro e magari al loro associazionismo. Questo può essere il luogo per ricucire un po’ il rapporto fra università e città di Ascoli”.

GLI SPAZI – “La raccolta fondi che abbiamo promosso alcune settimane fa è stata importante certamente per avere un aiuto economico nella realizzazione del nostro progetto, ma anche proprio per iniziare a fare comunità. Ci siamo ritrovati inaspettatamente, sia nei tempi sia nella quantità, una grande disponibilità. C’è chi ci ha fatto donazioni monetarie, chi il divano su cui sei seduto, chi il frigo che vedi laggiù e così via. Senza contare chi si è offerto come idraulico, chi come falegname e poi abbiamo un vero e proprio pool di architetti. Tutto questo non fa che confermarci la bontà della strada che abbiamo intrapreso”. Nel tour all’interno dei locali, c’è un primo spazio polivalente e ampio: un po’ salotto, un po’ sala proiezioni (una parete verrà lasciata libera a questo proposito), un po’ luogo per presentare libri, organizzare corsi e laboratori, realizzare mostre. C’è poi la zona bar, complementare alle iniziative appena citate ma anche fulcro di occasioni più leggere e conviviali, che hanno sempre fatto parte delle attività del collettivo. Infine, oltre alla zona bagni, un angolo dedicato alla biblioteca popolare, con la possibilità di prendere, portare, tenere o riportare libri.

IDEE D’UTILIZZO – Voglio premettere che, proprio dopo aver finito di parlare con te, ci riuniremo a discutere dei progetti da iniziare a realizzare. In ogni caso, ora mi vengono in mente corsi di autocoscienza maschile e femminile, che decostruiscano alcuni stereotipi. Noi siamo aperti ad accogliere le proposte della nostra comunità, ognuno mettendo in campo le sue competenze: c’è chi si occupa di serigrafia, chi fa l’illustratore ecc. A proposito, tu vorresti tenere un corso?”. Sempre in campo artistico, verranno decorate le pareti che ora vedi così spoglie ma.. sempre con un processo partecipato e aperto. Non mancherà poi un incontro intergenerazionale con il vicino circolo anziani: “iniziative comuni ma anche… magari un orto sociale nello spazio retrostante. Insomma, le idee e l’entusiasmo ci sono”. Per la fine delle vacanze natalizie c’è stato un primissimo evento, per ringraziare chi aveva aiutato i primi passi del circolo. Sono passate una quarantina di persone, ora restano da coinvolgere sempre più persone.

Ma la politica resta?L’obiettivo primario è e resterà la creazione di una comunità politica dal basso che si ponga all’opposizione dell’immobilismo attuale”. Così mi rispondono, mentre ci finiamo una birra tutti insieme. Ma la politica è in senso ampio, anche nelle piccole cose: “avremo in uso solo detergenti sfusi, in pastiglie e poi vuoto a rendere, plastic free”.

Quando si apre? “Ora ripuliamo e imbianchiamo, prepariamo la call per gli artisti che si occuperanno delle pareti, finiamo un paio di interventi idraulici e completiamo l’arredamento: sarà pieno di piante! Ottimisticamente ci piacerebbe aprire per il sabato di Carnevale. Poi dovremo organizzare gli orari di apertura, chi ci aiuta ecc.”.

Insomma, corriamo tutti a prendere la tessera. Io ancora non ce l’ho, buon motivo per salire di nuovo alla Piazzarola.

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