Si tratta più di un ritorno, se vogliamo, che di un debutto vero e proprio, nel senso che ad Ascoli era stata fondata circa trent’anni fa una delle prime condotte d’Italia, agli albori della storia di Slow Food. Insieme a chi scrive ora queste righe, c’erano allora Mimì Bachetti e gli indimenticati Claudio Giacomini e Angelo Speri, e il territorio interessato comprendeva non solo il capoluogo e dintorni ma anche buona parte delle province di Fermo e Teramo, in omaggio alla civiltà dell’antico Piceno.
Giovedì 24 giugno, alle 18,30 presso il Giardino del Palazzo dell’Arengo, con il patrocinio del Comune di Ascoli (ingresso su prenotazione, tel. Roberto Fioravanti 380-3103435) avrà luogo un incontro di presentazione della nuova vita della condotta Slow Food di Ascoli e della comunità Tenera Ascoli nel segno dell’oliva (e dei grani antichi e derivati) che è prodotto simbolo del territorio ma anche stimolo a un turismo amichevole e gentile, come lo era stata l’omonima manifestazione che a cavallo tra la fine del secolo scorso e il duemila aveva segnato una tappa assai riuscita per il turismo culturale in città.
Ci saranno alcuni responsabili nazionali e regionali di Slow Food, il fiduciario Filippo Fratini e la responsabile della comunità Carmen Attorre, il direttivo e i soci che in questi mesi hanno già dato un bel segnale iscrivendosi o rinnovando l’iscrizione, come nel caso di un socio della prima ora quale Giorgio Pignotti, che generosamente ha offerto quale sede della condotta Slow Food la libreria Rinascita.
Come è noto le olive tenere ascolane, la cui prima prerogativa è appunto la tenerezza, si distinguono per la forma ovale, grossa della drupa, ricca di polpa con epicarpo sottile, e per la dolcezza del sapore; caratterizzate da rese piuttosto basse per pianta, vengono coltivate in un’area limitata, grosso modo una serie di comuni compresi tra i fiumi Tronto e Vomano. Oltre l’oliva in salamoia e la celebre oliva farcita e fritta va ricordato il crescente successo che gli oli da Ascolana Tenera stanno riscuotendo in tutto il mondo, dimostrando di non essere secondi a nessuno, rispetto a qualsiasi altra tipologia di monovarietali.
A testimonianza dell’antica vocazione all’olivocoltura, del resto, esistono documenti di epoca medievale che attestano come alle navi che approdavano sul Po venisse richiesto un pedaggio consistente in venticinque libbre di olio d’oliva. Tale pedaggio chiamato Ripatico, veniva riscosso anche dai pugliesi, ma in misura quantitativamente e dunque con valutazione qualitativamente minore rispetto alle valutazioni degli oli marchigiani, come attestano i regolamenti dei commercianti veneziani, nella seconda metà del 1200: l’olio “de Marchia” godeva di un capitolo a parte, privilegiato rispetto alle altre regioni produttrici.
Va anche ricordato come dopo la crisi determinata dalla caduta dell’impero romano furono i monaci, specialmente nei territori possedimenti degli Stati Pontifici, a rinnovare gli impianti e a salvaguardare l’olivocoltura. Agli agricoltori veniva affidata la ricostruzione degli oliveti dietro compenso pecuniario o di una quantità di prodotto: una sorta di contratto colonico mezzadrile ante litteram, che diventerà l’asse portante dell’economia agricola marchigiana.
La denominazione Tenera Ascoli, che come dicevo allude non solo alla varietà di oliva ma anche a una proposta, a un atteggiamento rispetto all’economia locale, alla sostenibilità e a forme di turismo amichevoli, potrebbe essere il contenitore di proposte di cui si inizierà a parlare nell’incontro di giovedì, anche a partire dallo stimolo che viene offerto da “Ascoli capitale della cultura nel 2024”, e in collaborazione con associazioni e istituzioni culturali cittadine con le quali sono già in atto relazioni fruttuose.
Ci piacerebbe ad esempio discutere del progetto nazionale “Piantare alberi” e aderire così ad Alberitalia e all’appello delle Comunità Laudato Si’; oppure stimolare forme di qualificazione della ristorazione nel segno della sostenibilità e della sensibilità ambientale, e sviluppare iniziative di policy alimentare che coinvolgano mense scolastiche e iniziative di ‘no allo spreco”: in sintonia con i progetti da sviluppare a proposito delle mense pubbliche, coordinare forme di lotta allo spreco alimentare sull’esempio delle esperienze da anni portate avanti con le cooperative soprattutto in Emilia Romagna.
Di altre iniziative, tra le quali – non ultima – c’è la proposta di realizzare nei prossimi anni una guida innovativa di Ascoli Piceno e del suo territorio, avremo modo di iniziare a parlare con la cittadinanza giovedì prossimo, anche grazie alla diretta Facebook che permetterà di ampliare la ricettività necessariamente limitata del luogo d’incontro in presenza.