Con l’approvazione delle modifiche alla convenzione Comune-Saba è tornata d’attualità la querelle sul vecchio accordo pubblico-privato per la gestione dei parcheggi di Ascoli Piceno. Accordo, ancora in vigore, e causa del “caro prezzi” per la sosta in centro: quell’euro e 70 centesimi l’ora che i cittadini devono pagare per parcheggiare l’auto sulle strisce blu intorno a piazza del Popolo. Il primo a rilanciare questa antica controversia è stato l’ex sindaco, per due consigliature, e ora capogruppo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio comunale, Piero Celani. Che, nel corso della seduta assembleare di giovedì scorso, ha puntato il dito sulla convenzione del 1999, quella siglata dall’allora sindaco di centrosinistra, Roberto Allevi, e dal precedente gestore, il consorzio Parcheggi Azzurri. Così, per fare chiarezza sull’intera vicenda, abbiamo deciso di mettere a confronto le due convenzioni, quella di Allevi del 1999 e quella di Celani del 2002.
LA CONVENZIONE ALLEVI (ANNO 1999)
Correva l’anno 1994, Berlusconi veniva incoronato capo del governo, la Nazionale Azzurra perdeva ai rigori la Coppa del Mondo contro il Brasile, i giovani ascoltavano Serenata rap di Jovanotti e Streets of Philadelphia di Bruce Springsteen, e, per la prima volta, il centrosinistra vinceva le elezioni ad Ascoli con un candidato sindaco post comunista, Roberto Allevi, che, una volta insediatosi a Palazzo Arengo, tirò fuori dal cassetto un vecchio progetto, datato 1989, che prevedeva la pedonalizzazione del centro storico previa costruzione di parcheggi coperti. Quattro anni dopo, nel 1998, quei due park, uno a Torricella, l’altro all’ex Gil, divennero realtà e, nella primavera del 1999, piazza Arringo fu pedonalizzata.
Per fare questo, però, l’amministrazione Allevi, pochi mesi prima, nel gennaio del 1999, stipulò una convenzione col Consorzio Parcheggi Azzurri, costruttore dei due impianti di sosta, che prevedeva che, per invogliare gli automobilisti a parcheggiare a Torricella e all’ex Gil, i parcheggi a pagamento in tutto il centro storico divenissero “con tariffazione superiore a quella dei due nuovi park interrati” e che la viabilità favorisse il convogliamento delle auto verso le due strutture. Tutto questo, però, nel rispetto di una logica ferrea, quella dell’equilibrio del piano economico-finanziario. In sostanza, il privato, all’epoca il consorzio Parcheggi Azzurri, a fine anno non avrebbe dovuto incassare meno di quanto stabilito contrattualmente. Una situazione sicuramente spinosa e da sanare senza pesare sulle casse comunali.
L’amministrazione Allevi, allora, inserì in convenzione un articolo apposito, l’articolo 5, che recitava: “Qualora il concessionario consegua un ricavo di gestione inferiore a quanto previsto nei piani economici fissati, l’Amministrazione comunale è tenuta a reintegrare il concessionario del minor ricavo conseguito sino al raggiungimento del ricavo mensile previsto nei piani economici finanziari, attingendo, esclusivamente, dalla somma introitata dal Comune per la gestione dei parcheggi di superficie”. Con tanto di ulteriore clausola di salvaguardia a favore dell’Arengo che diceva: “La somma da reintegrare (al Consorzio, ndr) non potrà, comunque, superare quella introitata dal Comune per la gestione dei parcheggi di superficie a pagamento da intendersi come somma versata dai gestori dei parcheggi nelle casse comunali (all’epoca i parcheggi blu erano gestiti da una cooperativa ascolana, ndr) o, in caso di gestione diretta del Comune, al netto delle spese di gestione”. In sostanza, il privato, in caso di squilibrio economico-finanziario, non avrebbe dovuto pretendere nient’altro dall’Arengo: solo l’incasso derivante dai parcheggi a strisce blu.
LA CONVENZIONE CELANI (ANNO 2002)
Una parte della città, però, non accolse con favore la pedonalizzazione di piazza Arringo. E la Destra cavalcò subito quello scontento promuovendo cortei di protesta con tanto di fiaccolate notturne. Eravamo in piena campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco e Allevi sapeva che quella scelta gli sarebbe costata la rielezione. Eppure non tornò indietro e la pedonalizzazione venne confermata. Il voto, infatti, premiò il Centrodestra (Forza Italia e Alleanza Nazionale, ora Fratelli d’Italia) e il suo candidato sindaco, Piero Celani, che, appena insediatosi a Palazzo Arengo, nel giugno del 1999, riaprì Piazza Arringo al traffico veicolare. Una decisione che se, oggi, può apparire assurda all’epoca veniva vista, dalla Destra, come fondamentale per ripristinare quella vivibilità cittadina che la pedonalizzazione aveva compromesso gravemente.
Sì, ma solo per poco tempo. Perché la piazza, con la scusa della ripavimentazione, venne subito richiusa al traffico veicolare per non essere più riaperta. La Destra, in sostanza, fece la stessa identica cosa che tanto aveva criticato alla Sinistra: pedonalizzare Piazza Arringo. Con una differenza, però: la convenzione per la gestione dei parcheggi fu modificata. E nel 2002, perfezionato il passaggio di consegne della gestione dei parking cittadini dalla Parcheggi Azzurri alla multinazionale spagnola Saba, venne stipulato un nuovo contratto col gestore che abbassava, dagli iniziali 40 anni a 35, la durata del rapporto e stabiliva quanto segue: “Il Comune, entro 10 anni dalla stipula della convenzione, può rilevare la quota della Società Concessionaria o della Società proprietaria dei parcheggi ex Gil e Porta Torricella sulla base del piano economico e finanziario valido alla data in cui l’Amministrazione comunale eserciterà tale facoltà”.
Facoltà, però, che non fu mai esercitata. In quella convenzione, però, venne inserito un articolo, il numero 9, che vincolò, negli anni a venire, fortemente il Comune alla Saba e che recitava: “Qualora nel corso del rapporto contrattuale dovessero modificarsi gli elementi che hanno determinato l’attuale equilibrio economico-finanziario del rapporto stesso, le parti si impegnano a concordare una rimodulazione delle clausole contrattuali per ripristinare l’equilibrio compromesso (…). E dal 2° mese successivo alla data di comunicazione (del venir meno del predetto equilibrio, ndr) sorgerà l’obbligo del relativo ripristino attraverso una compensazione di posti auto o per equivalente”.
Ovvero, davanti ad un incasso inferiore del previsto da parte del gestore e, dunque, davanti ad uno squilibrio del piano economico-finanziario, il Comune sarebbe dovuto intervenire con la cessione di nuovi spazi di sosta alla Saba (come indicato in convenzione alla voce “attraverso una compensazione di posti auto”) oppure con una somma di denaro compensativa (come indicato sempre in convenzione alla voce “per equivalente”).
Il resto è quello che ci ritroviamo davanti ai nostri occhi, ovvero il caro prezzi (1,70 euro l’ora per la sosta in centro, ridotti, dalla nuova convenzione siglata dall’amministrazione Fioravanti con la Saba (ne abbiamo parlato qui), a 1 euro l’ora per le prime due ore, ma a partire dal prossimo anno) e l’insediamento di centinaia di spazi di sosta a pagamento nel Centro storico e a Campo Parignano (650), con un’ulteriore aggiunta di 50 nuove strisce blu previste dalla nuova convenzione.