Dopo l’emergenza covid, con gli autisti in trincea per garantire i rifornimenti e senza aree di sosta per fermarsi, è arrivata la stangata del caro gasolio senza dimenticare il dramma dei cantieri infiniti lungo autostrade e raccordi vari. Per i camionisti (autisti, imprese e padroncini) l’estate è rovente non solo per il caldo torrido. Ne parliamo con il segretario nazionale del sindacato Pmia, l’ascolano Roberto Galanti, impegnato in queste ore nei tavoli nazionali con governo e parlamento per rappresentare i disagi della categoria. All’orizzonte non si esclude nemmeno una serrata dei bisonti della strada. Galanti interviene a tutto campo parlando del momento che stanno vivendo i camionisti.
Segretario Galanti, come è la situazione attuale del settore dell’autotrasporto?
“I “Moti di marzo”, col comparto sul piede di guerra minaccioso di blocchi (ancora attuali), sembravano aver alleggerito le tensioni l’istituzione del fondo da 500 milioni relativo al trimestre gennaio-marzo. In realtà, all’inizio di questa estate, la categoria ha continuato a denunciare l’inaccessibilità al tesoretto perché bloccato dall’Europa.
Il rincaro dei carburanti esploso a marzo, infatti, ha provocato grandi disagi per la categoria con il rischio di forti tensioni arginate appunto dall’istituzione del fondo ad hoc. La commissione europea è chiamata ad esprimere un parere sui contributi stanziati dal Governo, in particolare sul tema del de minimis.
In questi giorni il Gabinetto del Ministro ha informato che è stata raggiunta l’intesa con MISE, Agenzia delle Dogane, Agenzia delle Entrate e competenti uffici dell’UE in relazione all’utilizzo del credito di imposta destinato alle imprese di autotrasporto conto terzi come ristoro per l’incremento dei costi sostenuti. Ormai, quindi, dovrebbe essere questione di giorni per lo sblocco definitivo della vicenda
Non appena l’interlocuzione con l’UE sarà chiusa verrà fornito dall’Agenzia dell’entrate il codice tributo che le imprese stanno aspettando per procedere alla richiesta. Il mondo delle imprese sollecita da tempo la velocizzazione di questo passaggio e io non posso che associarmi nel chiedere al Ministro Giovannini di accelerare al massimo il processo con la commissione europea.
Oltretutto l’entità del fondo era contenuto nell’intesa del 17 marzo scorso e pertanto tutto questo ritardo alla categoria non risulta comprensibile”.
Quali scenari autunnali dobbiamo prefigurarci se questo fondo dovesse continuare a rimanere in stand-by?
“Non credo sia uno scenario plausibile che il fondo resti in stand by, di certo le conseguenze sarebbero pesanti e non solo per la categoria ma anche per i cittadini. Potrebbero verificarsi aumenti dei prezzi delle merci al consumo, nuove tensioni nella categoria, tensioni sociali che non sono auspicabili in un momento che è già di grande difficoltà per il nostro paese e l’Europa in generale”.
Dopo il taglio delle accise sui carburanti, per l’inverno non sarebbe più utile fissare un tetto massimo del gasolio (ormai intorno ai 2 euro al litro) per i camionisti?
“Gli interventi del settore sono stati fatti non per il gasolio ma per i maggiori costi derivanti dagli aumenti di carburante. Il tetto massimo potrebbe essere una soluzione ma solo se il tetto massimo fosse pari a un costo medio europeo altrimenti non sarebbe sostenibile.
L’imposizione di un tetto massimo, a parole semplifica la soluzione del problema ma, nei fatti, appare tecnicamente complesso. Probabilmente si sarebbe dovuto prestare maggiore attenzione a come sono stati affrontati, i medesimi problemi, in altri Paesi. Ad esempio in Francia mi risulta che nonostante il taglio orizzontale delle accise le imprese di autotrasporto hanno continuato a beneficiare del recupero periodico come se il taglio orizzontale non esistesse. Probabilmente una misura simile in Italia avrebbe eliminato tante tensioni finanziarie cui sono state esposte le imprese di autotrasporto”.
Capitolo pedaggi autostradali. A che punto siamo con il caso degli aumenti e delle riduzioni per i tratti dove ci sono i cantieri?
“Sulla riduzione dei pedaggi si è cercato sempre di fare proposte che spesso si arenano di fronte alle difficoltà tecnologiche. Mi riferisco non al settore dell’autotrasporto ma in generale al tema costi delle tariffe autostradali per altro in probabile aumento. Il tema è ancora aperto”.
Perché non è possibile procedere applicando uno sconto direttamente al casello?
“Siamo convinti infatti che l’apertura del mercato e quindi l’ingresso di nuovi operatori nei servizi di telepedaggio, sull’uso delle infrastrutture autostradali, costringe tutti gli addetti ai lavori e le istituzioni ad una rivisitazione delle condizioni sia operative sia incentivanti.
Sino ad oggi, da oltre trent’anni, le imprese di autotrasporto hanno potuto usufruire di uno sconto mediante un modello organizzativo aggregante ma, con il mutare delle condizioni accennate, credo sia doveroso verificare le migliori condizioni per le imprese”.
Per il futuro dell’autostrasporto è più auspicabile l’elettrico, il biometano o l’idrogeno?
“Mentre per alcuni mezzi di trasporto, come ad esempio per la nautica o l’auto, il passaggio all’elettrico è attualmente la prospettiva più idonea, nel settore autotrasporto l’utilizzo dell’energia elettrica non è adatta ai mezzi attualmente in uso, i risultati della ricerca in corso stanno fornendo buoni risultati ma, attualmente, non soddisfano le esigenze di percorrenza su lunghe distanze. La direzione è stata intrapresa ma ci vorrà tempo. Nel frattempo, ad aprile di quest’anno, il settore ha beneficiato di incentivi per il rinnovo del parco veicolare che ha tra gli obiettivi proprio la riduzione delle emissioni inquinanti di vecchi veicoli.
Che fine ha fatto il progetto delle cosiddette “autostrade del mare” per ridurre il chilometraggio stradale?
“In realtà non sono rimaste un’idea campate per aria, in alcuni porti e in alcune Regioni sono state sviluppate in maniera importante. Il pieno potenziale delle autostrade del mare in Italia, un paese con 8.500 km di costa e tantissime merci importate ed esportate, non è ancora pienamente espresso. Servono e sarebbero serviti i collegamenti ferroviari di ultimo miglio, i collegamenti stradali, la capacità pienamente operativa di collegare in efficienza non solo le banchine ma sviluppare soprattutto la rete di connettività retroportuale e la conseguente connettività con il sistema degli interporti, altro elemento che potrebbe dare molto di più”.
Capitolo autisti. Ci sono aziende che offrono ricchi stipendi per assumere nuovo personale. Che cosa bisogna fare per facilitare il reclutamento di nuovo personale?
“La carenza di personale nel settore dell’autotrasporto è molto sentita dalle aziende del settore, di fatto il lavoro non riscuote interesse tra i potenziali lavoratori, si tratta di un “mestiere” duro, faticoso e che si svolge in un contesto, la strada, non allettante. I soli incentivi non bastano. Si tratta di lavorare per creare un vero e proprio matching domanda offerta di lavoro, magari rivolgendoci ad altri paesi con accordi bilaterali che favoriscano l’accesso a questo tipo di lavoro da parte di lavoratori stranieri. Aggiungo che la formazione per gli autisti è particolarmente complessa e pensata per un livello culturale elevato, non sempre accessibile a chi ha una bassa scolarizzazione, anche su questo si potrebbe aprire una riflessione.
Il tema però deve essere affrontato tenendo conto della sua complessità e cioè la soluzione non può essere semplicemente ridotta con interventi economici da assegnare al soggetto che acquisisce l’abilitazione. Procedere in questo modo non solo non produce risposte adeguate ma ritarda l’individuazione di processi più articolati che occorrerà mettere in campo come ad esempio uffici dedicati al personale estero, nuove procedure di addestramento post patente o anche nuove modalità di preparazione e valutazione.
Caporalato, concorrenza sleale, lavoro a nero, imprese disposte a lavorare a bassissimo costo: come crede si possa rilanciare la promozione della figura se tutt’oggi persiste una situazione del genere a cui si fa fronte solo a stento? E quali sono le strategie da introdurre per cercare di arginare la piaga?
“Il ruolo politico è quello di garantire che il sistema statale utilizzi tutti i mezzi per ridurre fenomeni quali il lavoro nero e il caporalato. Per il resto credo che il settore, tramite le proprie associazioni di categoria, stia già affrontando questa riflessione cercando una legittimazione ai tavoli di discussione politica e governativa. Solo con una riqualificazione del settore sarà possibile fermare la fuoriuscita di lavoratori e le difficoltà che ne conseguono”.